La puntata scorsa avevo promesso di proseguire il ragionamento (se possiamo usare questi paroloni) sulla scrittura dei testi in italiano. Ho cercato di farlo leggendo un libro su una band che forse non ho mai capito appieno, e devo dire che anche dopo aver letto il volume non ci ho capito una cippa! Ahaahha no dài, scherzo. Loro sono bravi e sono stati anche a Sanremo. Da quasi vent’anni i Marlene Kuntz sono un gruppo di culto nell’underground musicale italiano; molte persone ricordano i ritornelli di alcune loro canzoni, altri conoscono la discografia a memoria. Solo scavando tra i testi, però, si comprende quanto gli otto album pubblicati dalla band di Cuneo racchiudono in termini di esperienza umana e coscienza letteraria. Con l’aiuto dell’autore delle liriche dei Marlene Kuntz, Cristiano Godano, “Un rampicante del cuore in dirittura finale” di Elisa Orlandotti (Arcana Ed.) passa a setaccio i versi e le immagini di Sonica, 3 di 3, Lamento dello sbronzo, E poi il buio, Notte, A chi succhia, Canzone ecologica, Orizzonti e tutte le altre, scoprendo un percorso immaginifico tra i più ricchi e significativi del rock italiano. Il volume, inoltre, presenta una visione completa e inedita delle collaborazioni che hanno arricchito la carriera del gruppo piemontese, raccogliendo testimonianze relative alle partecipazioni a progetti discografici, concertistici e cinematografici di artisti quali Gianni Maroccolo, La Crus, Perturbazione, Ginevra Di Marco, Francesco Magnelli, Howie B e Davide Ferrario.
Godano: «L’artista, il cantante o il pittore, che indaga negli animi, diventa esperto, gioca con il suo materiale, il che non significa che non ci creda, ma che ci crede attraverso una fusione molto equilibrata di sentimento e intelletto. È una modalità più completa e più artistica; l’arte è fatta in questi termini.
C’è poi un detto di Aristotele che parla del fuoco della gioventù e del ghiaccio dell’esperienza. Questo riguarda tutti gli uomini. È un grande bluff quello di credere che una persona e quel che fa rimangono sempre uguali. Sperare e pretendere che un artista sia sempre sofferente è una bufala ed è sciocco. Gli artisti che vediamo sempre afflitti e tormentati sono quelli che, quando trovano la chiave giusta, ci marciano sopra. Ma questo vale per la sofferenza, per la rabbia o per l’ammiccamento, ognuno ha il suo filone.
Io sono orgoglioso dei Marlene Kuntz: non hanno un filone, hanno un presente che si modifica costantemente».

E ora Ricky Russo, da molti anni lontano dal fuoco della gioventù ci parlerà del ghiaccio dell’esperienza e di Aristotele. 

 

Elisa Russo, DDD all'interno di In Orbita in onda su Radio Capodistria Lunedì 30 Aprile 2012

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