Vi avevo promesso di parlare dell’In Orbita Night tenutasi il 27 aprile all’Etnoblog. E so che siete tutti lì che fremete eh…

Premessa, in passato abbiamo organizzato concerti (soprattutto il vecchio Ricky ai tempi dell’Hip Hop) ed in ere geologiche più recenti, abbiamo portato a Trieste un po’ di band che nel pomeriggio avevano suonato alle In Orbita Sessions versione televisiva (Beatrice Antolini, The Niro, Paolo Benvegnù, Samuel Katarro, Blake/e/e/ etc). Si trattava più che altro di trovare una data d’appoggio per giustificare il passaggio a Capodistria.
Cioè questa premessa per dire che noi Russos abbiamo tutte le ambizioni del mondo, ma non quella di organizzare concerti. Perché sostanzialmente è una rogna, la qualità della musica interessa sempre meno, la gente va ai concerti con disattenzione giusto per bere, fare casino e vestirsi in un certo modo. O come dicevo settimana scorsa, per assordare i propri cani e smarrirli. Poi vi sono le eccezioni certo, ma parliamo di minoranze.

In Orbita Night è stato quindi un episodio isolato, su cui ci siamo impegnati al massimo. Siamo stati ripagati, a livello di soddisfazione personale?
Assolutamente sì. Ci sono un paio di momenti che porteremo nel cuore per sempre.
Capo, idolo, vincitore morale e musicale della due giorni a Trieste è stato indiscutibilmente Edda.
“Un pazzo innocente” come l’ha definito Cesare Malfatti; forse non è pazzo e forse non è innocente; ma sicuramente è le due cose insieme: pazzoinnocente.
Stefano è un puro di cuore, questo non vuol dire che sia puro o santo nella sua condotta, anzi. Come tutti noi ha un sacco di strati superficiali, discutibili e opinabili ma se vai dentro dentro dentro al nocciolo, all’anima, chiamala come vuoi trovi qualcosa di pulito e immenso.
Da quel nocciolo interiore gli viene fuori la voce e la musica, per esempio. Cioè la sua espressione migliore. In questi anni in contatto con Stefano, ho visto anche la sua parte più buia e la sua difficoltà nello stare al mondo. L’ho visto nel suo stare male. A Trieste l’ho visto nel suo stare bene. Questo è un regalo enorme. Un sorriso stampato che non gli ho mai visto. In estasi perfino alle 4 del mattino, semplicemente ascoltando la musica e guardando le persone che ballavano all’Etnoblog.
Che dire del concerto? A me lui piace sempre e trovo che rispetto al kaos delle prime date (sentito ad esempio nel live su Radio Popolare), la band si è rodata e funziona. Sebastiano mi sembra molto più energico, pesta di più e sta aggiungendo qualcosa di importante. Anche Filippo Pedol al basso, riesce a star dietro a pezzi che cambiano di continuo e non è poco. I pezzi di Odio i Vivi sono complicati, più ostici di quelli di Semper Biot. Il pubblico fa un po’ più fatica ad entrarci, specie chi non conosce l’artista e non ha dei parametri precisi per collocarlo. Ecco, quello che mi ha fatto molto piacere è che persone che si trovavano lì per altri motivi (per Toni Bruna, per Dorina, per la festa) e non sarebbero mai venuti apposta per il concerto di Edda, sono rimasti colpiti. Perché questo è il limite di molti: non dargli una possibilità di ascolto. Devi metterci dell’impegno per accostarti al mondo di Edda. Poi ne sarai ripagato, perché entrarci è appagante. Tornando alla scaletta, forse sarebbe saggio alternare più pezzi da Semper Biot e Odio i Vivi e non focalizzarsi solo sull’ultimo lavoro. E tornare alle origini primordiali di questi pezzi, che già chitarra, voce e urli registrati in maniera casalinga, stavano in piedi. Sono state proprio le sovrastrutture e gli arrangiamenti aggiunti in studio a toglier loro l’immediatezza. Io sono contenta infondo di sapere che Edda non ha ancora fatto il suo disco definitivo, perché significa che non è giunto al capolinea, ma ha ancora un viaggio davanti. Spero faccia nuovi pezzi semplici, che valorizzino molto la voce, i cui testi magari ci raccontino un po’ più di lui, del suo doppio ruolo cantante-pontista, senza nascondersi dietro il pretesto delle donne, delle gonne e delle tette. Ampliare ancora.

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[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=KSPblvsQ_bE[/youtube]

Il momento più bello del concerto, nella sua irripetibilità è stato il duetto con Dorina. Per me è stato come coronare un sogno, quando Dorina è scesa dal palco non ho potuto che dirle: “è stato uno dei momenti più belli della mia vita”; lo penso davvero.
Per Toni Bruna mi ci vorrebbe un’altra rubrica a parte. Ma il tempo stringe e quindi chiuderò con una menzione speciale ad Anna Frank, new entry nella famiglia Russos. Presentatrice blanda, filosofa dell’amore dentro, performer e trascinatrice di folle. Bella dentro, bella fuori. Una di noi. E niente come quest’esperienza mi ha fatto capire chi è dei nostri e chi non lo è. 

DDD, all'interno di In Orbita in onda su Radio Capodistria Lunedì 14 Maggio 2012

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