Dopo i 30 anni, (ebbene sì, confesso di averli superati) mi sembra che il processo d’invecchiamento sia inesorabile.
Ogni anno ne prendo 7, come i cani.
Lasciamo stare i segni del tempo sul fisico.
Ma lasciamoli proprio stare.
Un capello bianco, un filo di pancetta, una smagliatura, una rughetta… ogni giorno ti svegli e vai davanti allo specchio col terrore di vederci riflessa Linda Blair ne L’Esorcista.
Te trasfigurata, come in quei fotomontaggi dei giornali di gossip che si chiedono: “come sarebbe stata oggi Marylin Monroe?”, e mettono una foto di lei poverina tutta incartapecorita. Ci mettono le rughe col photoshop e la fanno sembrare Johnny Cash ultimo periodo. Una ruga gigante. Come sarebbe? Ma lasciala stare!
Che l’unica cosa positiva del fatto che è morta giovane è che ce la ricorderemo per sempre figa.
Ma lasciamo proprio stare i segni del fisico.
Ho detto: lasciamo stare!
Capito?
Che comunque gli uomini sono più fortunati:
se sono brutti e fuori forma restano brutti a 15 anni come a 55.
Che fortuna!
E magari li definisci pure: interessanti.
Se sono belli restano belli, al massimo un po’ brizzolati che fa tanto George Clooney e il fascino dell’uomo maturo e ste menate qua.
L’uomo sa di che morte morirà, e lo sa già nella pre adolescenza. Quando gli spunta il primo baffo da topo Gigio.
La donna ha più margini di modellamento.
E dove non arriva un’estetista, un parrucchiere e un push up, al limite arriva photoshop.
Lo dimostrano foto da myspace e facebook che farebbero sembrare anoressica anche la Clerici.
Ma dicevo, tralasciamo l’aspetto fisico.
Il vero invecchiamento che mi preoccupa, è dentro.
Per esempio, il margine di sopportazione della baldoria giovanile in questi giorni carnevaleschi, mi si è abbassato di brutto. Sti tipi vestiti da orsetti di peluche e cappuccetto rosso, non li capivo.
A volte di sabato sera, esco e mentre giovani e meno giovani bevono cocktail verde smeraldo e rosso rubino, io sogno pigiamone, plaid, dvd, libro.
Devo mantenermi vigile e attenta, perché loro, loro sono sempre pronti a versarmi qualche brodaglia colorata addosso. C’è sempre quello che ti parla tenendo il suo bicchiere a 2 cm da te, poi vicino passa un altro essere traballante e vranggg… il danno è fatto.
Hai le scarpe color cocktail.
L’altra sera al concerto dei Diaframma al Tetris ho rischiato il capitombolo.
Mi ero bella che sistemata su una sedia, disponendo ordinatamente cappotto, borsa, sciarpa. Abbracciavo la testiera della sedia, e ci appoggiavo un ginocchio sopra. Insomma, quella sedia era mia.
Ci stavo copulando assieme.
Quando arriva una tipa alta alta alta e bionda bionda bionda e mi strappa la sedia.
Perso, senza preavviso, il sostegno che mi permetteva di mantenere la posizione della gru over 30 che copula con sedia, ho rischiato di perdere l’equilibrio. La giovane spilungona intanto, prontamente afferrava tutti i miei oggetti per scaraventarli altrove. Si doveva sedere su quella sedia. Non su un’altra. Quella. Per restarci circa 45 secondi.
L’insofferenza sottile che mi ha percorsa in quegli istanti, è l’insofferenza dei vecchietti pensionati che prendono il bus nell’orario di punta degli studenti.
Non hanno niente da fare, loro pensionati.
Devono andare in centro a prendere il caffè, guardare gli scavi e i lavori in corso robe così.
Potrebbero anticipare o posticipare la loro uscita, ma non riescono a rinunciare al piacere di salire sui mezzi stracolmi di giovani con zaini acuminati e cartelle da disegno con gli spigoli pungenti come lame.
È una tortura medievale a cui non riescono a rinunciare.
Ogni tanto capita anche di sentire un anziano ottimista, io l’altro giorno ne ho sentito uno che ha detto: “Oggi sto meglio di ieri e peggio di domani” (quindi grande apertura al miglioramento) e il suo amico ha chiosato: “Domani? Domani saremo tutti nelle tombe! Nei loculi!”
Ecco, quando li vedo interagire così, cerco di combattere.
Di uccidere la vecchietta che mi nasce dentro, un po’ al giorno.
Allora penso ad Iggy Pop.
Dio, fammi invecchiare come Iggy Pop!
Addominali, braghette attillate, capelli ossigenati.
Senza sfiorare il ridicolo.
Stando lì sul bordo, senza cadere mai nella vecchiaia brontolona né nel giovanilismo fuori tempo massimo.
Fammi essere come Iggy, il ragazzino di 60 e passa anni.
Padrino del punk, del rock e del glam, macchina da sesso ambulante. Un ghepardo metropolitano col cuore pieno di napalm.
È così che voglio mantenermi.