In questa puntata invece di fare le polemiche sulla crisi economica e sulla ricerca del lavoro che mi stanno infervorando ultimamente, cercherò di stare calmina e parlarvi di qualcosa di bello.
Vi dico solo che ho risolto i miei problemi istituendo un regime di Elicrazia e presto invaderò la Polonia in autostop, vestita da autostoppista figlia dei fiori, con pantaloncini jeans, zeppe e boa di struzzo (stile Uma Thurman in “Even The Cowgirls Get The Blues” di Gus Van Sant).
Sgombrerò la Polonia dai polacchi e fonderò una Comune bastata sull’Amore imposto con la Violenza.
A parte questo, sto alla grande eh.
(meno male che sono calmina eh!)
Anzitutto se mi state ascoltando sabato 13 marzo in diretta e siete nei dintorni di Trieste, vi intimo di venire a vedere il concerto di Edda Rampoldi al Tetris, immediatamente!
Se mi state ascoltando nella replica della domenica, come non detto. Se siete venuti al concerto, bravi e se no… vi cancello dagli amici di Facebook, che oggi dì vale come un padre che disereda il figlio, no? Ma anche peggio…
Poi siccome è bene ricordare agli ascoltatori le cose con anticipo, senza intimare all’ultimo, vi segnalo con tutta calma un appuntamento da segnare in agenda per il 30 marzo, sempre al Tetris.
Ci sarà Gipi.
Chi è Gipi?
Si presenta come: realizzatore di storie a fumetti e cortometraggi imbecilli. Illustratore per La Repubblica, autore di strisce dubitative per Internazionale (collaborazione interrotta di recente).
Punta su una grande ricerca pittorica esprimendosi con fumetti ad olio e poi ad acquerello, in un’epoca in cui il fumetto italiano guarda perlopiù al computer e all’estero. Gipi emerge nel panorama fumettistico italiano per una profonda sintesi tra l’avventura ed il realismo sia di cronaca che di vissuto personale.
Con poche ma fondamentali pubblicazioni dallo stile assolutamente originale ed innovativo, Gipi si impone, in pochi anni, come un autore tra i più importanti e riconosciuti del fumetto Europeo.
Ha disegnato anche la copertina del primo disco di Le luci della centrale elettrica, “Canzoni da spiaggia deturpata”.
Al Tetris porterà uno spettacolo reading basato su LMVDM.
Leggendo «La mia vita disegnata male» di Gipi, ho pianto e riso.
Per me Gipi è l’unico vero erede di Andrea Pazienza.
O semplicemente, non mi emozionavo così leggendo un fumetto da quando leggevo Paz.
Gipi ha una sensibilità che ti scardina.
L’anima grande del poeta. Il realismo che si mischia alla fantasia di chi sa volare alto.
Lo guardo, affascinata, alle Invasioni Barbariche, intervistato da Daria Bignardi. Eccolo: si spoglia davanti a noi tutti. Gnudino. Onesto, sincero: mostra quello che è.
Me ne accorgo ora, mentre scrivo, quanto sia vicino a quanto dice anche Edda con “Semper Biot” che vuol dire appunto “Sempre Nudo” in milanese.
L’altro giorno discutevo con qualcuno della privacy.
Digitando su Google Elisa Russo Trieste
compariva il mio indirizzo e numero di telefono
Con tanto di freccetta su google map a indicare la mia abitazione.
Che volendo uno si può sistemare come un cecchino nella via adiacente e sparare sul bersaglio per eliminarmi (in quanto opinionista scomoda!).
Allora io ho detto: visto che comunque la privacy non esiste, e Loro sanno tutto di noi (mi raccontava un amico il cui papà lavora nelle forze dell’ordine come avessero dei fascicoli su ciascuno di noi e le nostre abitudini elettorali), oppure c’è un commercio notevole di dati da parte delle aziende per scopi pubblicitari, sondaggi etc…
allora piuttosto che questa gente si sbatta e spenda dei soldi per avere i mei dati, tho: eccomi qua.
Piuttosto che farmi togliere i vestiti da loro, ecco almeno mi spoglio da sola e mi mostro metaforicamente nuda.
È l’unico modo per sopravvivere. Per vivere con dignità. Non c’è recita, non c’è posa, non c’è calcolo. Mostrarsi come si è. I travestimenti, io li vedo. Li vedo di continuo e me ne accorgo in due secondi. Questo continuo ed estenuante spacciarsi per ciò che non si è. Che non porta da nessuna parte, e anzi non fa altro che danneggiare.
«Gipi ci racconta la sua vita: tra viaggi reali e psichedelici, problemi di salute e medici feticisti, uno dei più grandi autori di fumetti di sempre si svela come non aveva mai fatto prima, alternando bianco e nero e colore, la quotidianità e la fantasia. Una narrazione tesa ed emozionante, in bilico tra dramma e comicità».

«Come si fa a non amare qualcuno così?».
Fatevi un regalo, leggete LMVDM (Coconino Press)

«Di sicuro, a ventanni mi sembrava assurdo e immorale arrivare fino ai trenta. In quegli anni cantavo in una band hardcore. Il mio idolo assoluto era Darby Crash, il cantante dei Germs, un gruppo americano. I Germs erano il miglior gruppo hardcore del mondo. I loro concerti finivano sempre in risse, collassi, vomitate e bottigliate in testa (…).
DELLE TRAGEDIE SI DOVREBBE RIDERE SEMPRE.
e per questo, ora, mi sposto.
Anche per questo,
per riderci poi.
Per ridere della malattia. Dell’essere Bobby Brown. Dello stesso perenne vigliacco alettante desiderio di morte. Si può ridere di tutto.
Quasi di tutto».

«Vivevo da disadattato. Non era una casa normale. Ero scemo. Figuratevi che per un mese mi ero fatto il purée di patate con lo zucchero, senza mai accorgermi di usare il barattolo sbagliato. (…)
Sono scemo, accidenti al mondo, sono scemo! E allo stesso tempo non lo sono abbastanza. Voglio dire: vorrei essere tanto scemo da non rendermene conto! Ma lo sono solo al novantanove per cento. E quell’uno per cento mi frega e non mi salva. E così, a causa della percentuale restante, a vent’anni sono pure finito in galera».

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