Oggi parlerò delle disavventure che mi hanno impedito di dedicarmi a questa rubrica con cura.
(Ho sempre la scusa pronta? Sarò italiana per qualcosa…).
Dicasi: Legittimo Impedimento.
Ieri sera comincio a girare di qua e di là in rete alla ricerca di notizie musicali degne di nota per la mia rubrichelli.
Non si sa come – e sottolineo non si sa come, ché le finestre si aprono da sole nel mio mac -, finisco su You Tube a guardare video musicali in ordine casuale. Ascolto un po’ di pezzi dei Wretched, Nerorgasmo, Negazione e addirittura un clip in cui il grande Mike Patton assieme agli Zu esegue una versione di “Tutti Pazzi” dei Negazione)…
Che poi, lo vogliamo analizzare il testo di “Tutti Pazzi”?
Nelle strade, nelle piazze, nei palazzi
i bambini, madri a casa, operai
tanti soldi, una casa, un lavoro
tutti pazzi, tutti pazzi, tutti pazzi!
Non è questa la mia vita,
tutto questo non fa per me
Una guerra, una morte, grande corsa verso la morte
tutti felici, tutti contenti, state morendo
tutti pazzi, tutti pazzi, tutti morti.
Ok, non analizziamolo, il concetto è chiaro.
A quel punto, con pensieri che mi portano dritta dritta alle proiezioni elettorali e qua apro una parentesi: possibile che nessuno ammette di avere perso? Un esempio su tutti.
Domanda: “La Lega sbanca. E’ la vera vincitrice?”
Livia Turco: “Non mi pare. Se i numeri hanno un senso il vincitore si chiama centrosinistra. Dopo di che, riconosco il successo della Lega”.
Cerchiobottismo spinto.
Facciamo che hanno vinto tutti e quindi non governa nessuno (cosa che stanno già facendo per altro).
Chiusa parentesi, torniamo ai miei video su You Tube.
Ad un certo punto decido di cambiare filone e comincio a guardare dei pezzi live dei Gogol Bordello, aspettando con ansia il nuovo album in uscita il 27 aprile. Loro sono una delle poche band che mi mette di buonumore al 100%, senza alcun retrogusto amaro. Sono gioia pura. Ed energia.
Eugene Hutz è uno generoso, passionale, simpatico e umano: si dà al pubblico completamente per questo conquista e arriva dritto al cuore.
Dal vivo sono uno spettacolo. “Think Locally Fuck Globally” urlo assieme ad Eugene. Vabè sussurro. Ad un certo punto sono nel bel mezzo di un’interpretazione di “Start Wearing Purple” (e i Gogol mi vengono dietro), non solo canto ma anche ballo un po’ però restando seduta sulla sedia… quando BOOM. Black Out. Rimango al buio. Salta la corrente. Sono circa le 22. È l’ora in cui comincia la mia giornata attiva: sono finalmente sveglia e posso dedicarmi al lavoro e produrre qualcosa fino alle 4 di notte. Buio totale, non trovo una candela, un lumino, niente. Giro per casa come una disgraziata illuminando un po’ con il telefono cellulare, nel panico che mi si scarichi anche quello. Un essere normaloide a questo punto sarebbe già sceso in cantina e avrebbe riattivato la centralina. Ma la protagonista di questo semplice intoppo quotidiano sono io, questo è un dato che ha il suo peso. Nella mia testa la centralina non è saltata da sola per un sovraccarico di energia. No. C’è una mano umana dietro questo gesto. C’è un maniaco killer che mi ha fatto questo tranello, sapendo che io sarei scesa. Al buio, in cantina, io in pigiama e ciabatte: una facile preda eh? Ma io sono più furba, sono imprevedibile e mi sono nutrita dei film giusti. Ho appena finito di vedere “Il Profeta” di Jaques Audiard. Quindi le cose della vita le so!
È un film che racconta l’università del crimine frequentata da Malik, un ragazzo maghrebino che finisce in carcere a 19 anni. Farebbe una brutta fine se il boss còrso Cesar Luciani non decidesse di «adottarlo». Prima gli commissiona un omicidio: Malik, arabo, può avvicinare un altro arabo che Cesar vuole morto, fingere di cedere alle sue avances e tagliargli la gola (con una lametta che Malik tiene nascosta in bocca). Poi, praticamente, lo assume come servo: Malik fa il caffè e pulisce le celle dei còrsi che spadroneggiano in carcere, e stando con loro impara i trucchi, le strategie criminali, il modo davvero «napoleonico» (alternanza di bastone e carota, mettere i sottoposti l’uno contro l’altro…) di gestire il potere. Col tempo, Malik si mette in proprio. Con una rivincita finale non da poco.
Ecco, con la scena della lametta ben impressa, decido di non scendere, di non cadere nell’agguato. La cosa che più mi afflige è che ho appena fatto la spesa, e ho comprato i surgelati che si guasteranno. Pizze, spinaci e piselli. Che spreco. Certo che mi stanno succedendo cose bizzarre in questi giorni: la sera prima mi è esplosa una penna bic. Mi ha imbrattato: piumino, coperta, felpa, cuscino, cellulare e mani. È incredibile quanto inchiostro ci stia dentro una bic. Incredibile. Comunque, mi metto a letto e leggo gli sms dal cellulare. Ne ho 200 e quindi mi intrattengo un bel po’ eh. Poi guardo dalla finestra e vedo movimenti sospetti, sento inquietanti rumori… mi addormento con il dubbio che l’unico film estendibile alla mia condizione sia Psycho. E comincio a fantasticare sul maniaco killer che mi aspetta, poverino al freddo. Chissà se si è portato un plaid per coprirsi, qualche panino. Quasi quasi gli porto un thermos. Penso che se domani mattina lo troverò ancora lì ad aspettarmi, sarà un gesto di grande amore. Ci sposeremo.
Alla fine, sono scesa in cantina la mattina dopo e Lui non c’era. Nel frattempo mi sono ricordata che il ferro da stiro aveva fatto dei rumori pazzeschi e sputava fumo. Sì proprio poco prima che scattasse il salvavita. Salvavita. A me? E chi mi salva, a me…

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