Una convinzione diffusa e inesatta è quella secondo cui un musicista sarebbe solito fidanzarsi con una fan. Sbagliatissimo e raro. Il musicista, notoriamente, con le fans ci si trastulla e sollazza in assenza della più o meno ignara consorte ufficiale. Da che mondo è mondo. Lasciamo perdere le avventure e le storielle da groupies, quindi. Se parliamo di relazioni serie, il 90% delle volte il musicista si mette assieme ad una che non capisce (e nei casi più gravi ostacola/disprezza) la sua Arte (con pressioni più o meno velate nel metterla da parte – trovandosi un lavoro serio oppure cercando di svoltare dal noise vodooneonpunk electrofunkclash rumorista sperimentale al pop commercial sanremese virato su Amici de Maria -, fare un bel mutuo da qui al 2085, 4-5 figli e la domenica tutti a far le vasche sul lungomare con la maglietta di cotone color crema appoggiata alle spalle e annodata sul torace, o la tuta lucida technicolor, come nel peggior incubo trash anni ’80). La consorte ufficiale sopporterà (e fingerà di apprezzare) la sua Arte (chiudendo un occhio anche sulle scappatelle) solo nel caso in cui tale arte portasse con sé: money cash dinero dollari scellini dracme lingotti d’oro. In caso contrario ci si può immaginare una scena quotidiana ben rappresentata in una puntata di Desperate Housewives in cui Lynette Scavo, scocciatissima del nuovo hobby del marito Tom che ha messo su una band improntata al giovanilismo fuori tempo massimo, fa accidentalmente spostare alla figlia il basso di Tom in modo che quando lui ritorna a casa ed entra con la macchina nel parcheggio, frantuma il basso con le ruote. (Oltre il danno la beffa). Ovviamente l’esempio non è vincolato ai generi sessuali: la musicista può essere donna e il consorte cornuto contabile (anche noto con l’acronimo C.C.C.). L’importante è non rompere lo schema: in coppia ci deve essere quello con la testa fra le nuvole e la controparte con i piedi ben piantati per terra. L’aquilone vola mentre la manina tiene saldo il filo e lo conduce. Altrimenti, come dice Vasco Brondi/Le Luci Della Centrale Elettrica «Io e te dopo una settimana di convivenza finiremmo all’ospedale per disidratazione e spossatezza come Lemmy dei Motörhead». Ad un certo punto, urge talmente averne uno ragionante su due, che ci troviamo in casi estremi di svolte epocali. Ad esempio: Asia Argento (Scarlet Diva) è costretta a inforcare gli occhialini da prof e sgridare Morgan, dandogli del padre incapace. A Sciroccolandia, non c’era proprio più posto per entrambi, anche perché altrimenti la figlia ci rimetteva le penne. Oppure le toccava disconoscere la madre come ha fatto la povera Frances Bean Cobain con mamma Courtney Love. Il musicista, a sua volta, non ha bisogno di avere per casa Courtney Love se no si spara un colpo (e purtroppo non è una metafora). O non ha bisogno di una con gli occhi a cuoricino mentre se ne sta a strimpellare la chitarra o comporre sinfonie o a pestare la battera nel garage con la parete imbottita di carta da uova. Perché a fine mese le canzoni non si mangiano, allora è bene avere una controparte che paghi le bollette (magari coi soldi guadagnati dai resoconti siae eh, l’importante è che faccia il lavoro indegno di andare fisicamente a pagarle o a ricordarsi telematicamente di gestirle, che l’artista mai si sporchi in faccende burocratiche), controlli la scadenza dell’assicurazione della macchina, porti nel bottino l’immondizia putrescente, in caso nutra gli infanti se presenti nel nucleo famigliare. Prestando sempre attenzione di non buttare gli infanti nel bottino e nutrire il pattume (cosa che il musicista in trance compositiva sarebbe ben che capace di fare). Il jazzista Carlo Loffredo nel libro “Billie Holiday che palle!” (Coniglio Editore) scriveva: “Alle fanciulle di ieri, come a quelle di oggi del jazz non gliene frega assolutamente niente. E se oggi vi capiterà di vedere una ragazza accoccolata come una geisha ai piedi di un sassofonista non v’illudete, è al matrimonio che sta pensando e non all’assolo di Coleman Hawkins”. Bhè, fa sorridere. Ma mi sembra esagerato. Il pubblico femminile, si divide dunque in aspiranti mogli e groupies? Voglio sperare che ci sia una terra di mezzo. Io mi innamoro più facilmente di una canzone piuttosto che di chi la suona. C’è da dire che porto il trauma di un insegnamento che mi venne impartito da piccola. Mi ricordo un uomo grande grosso ed autorevole, un regista che con fare minaccioso mi disse: “Non innamorarti mai di un musicista. Lui amerà sempre il suo strumento più di te. Indifferente cosa suona. Lui amerà la sua chitarra, il suo basso, la sua batteria etc… più di quanto amerà te”. Questa cosa mi spaventò un casino, e mi rimase addosso. Pamela Des Barres nel suo libro “Sto con la band – confessioni di una groupie” scrive: “Come diamine facevano a sapere cosa mi girava per la testa e mi pulsava nelle vene? Come avevano fatto a scrivere proprio quella canzone che mi faceva sentire così selvaggiamente viva? Volevo essere parte di quel segreto cosmico. Volevo avvicinarmi a tal punto alla musica da poterla toccare e niente sarebbe riuscito a fermarmi”.
Dall’alto della mia infinita e vastissima esperienza (una specie di Pamela Des Barres dei poveri proprio…), sento di dare i seguenti consigli alle fanciulle: 1. Non fingetevi mai fan di qualcuno solo perché ci volete stare assieme. Ciò è immorale. Non potete fare questo alla Musica. Per conquistare qualcuno tutto è lecito, eccetto infangare la musica! Quella è sacra. Diamine. 2. Se vi piace qualcuno ma la sua musica vi procura il vomito, non abbiate timore e siate sincere. Agli uomini piace essere disprezzati ed essere messi in dubbio di continuo. La cosa può volgere a vostro favore e avete buone probabilità di diventare consorti. Occhio alle porte basse, tenete d’occhio la scadenza del bollo della sua macchina e tutto andrà bene. 3. La sua musica vi piace e vi scombussola le interiora, ma in senso bello. Ok, siete fan. Accontentatevi di queste emozioni. Oppure accontentavi di condividerlo con le altre (ok, siete groupie). Ma scordatevi che lui possa trarre giovamento perenne dal vostro cuoricino pulsante per le sue note. La vostra adorazione e accondiscendenza, gli ricorderà sempre quella di un cane bastardino scodinzolante e non vi vedrà mai come una vera donna pagante bollette.
Se siete fan di qualcuno, il regalo più bello che potete farvi è: non andare mai a conoscere il vostro mito. O al massimo stringergli la mano. Farvi fare un autografo sul seno, se siete il tipo e il vostro mito è un Lemmy Kilmster o i Motley Crue, per dire. O il compianto Peter Steele, icona del metal appena scomparsa (tanto per fargli un saluto e metterci come al solito un angolino di necrologio nella mia rubrica. Lui sì che vi avrebbe autografato il decollete. Lui, lui che si presentava sempre alle session foto con i gioielli di famiglia in mano. Che uomo. Riposa in pace Peter. Riposino anche i gioielli). Ma non spingetevi più in là dell’autografo con pacca sulla spalla. Non c’è uomo all’altezza del mito. La cosa peggiore che possiate fare è chiedervi quali siano le muse che hanno ispirato canzoni che vi fanno palpitare il muscolo cardiaco. Dietro a grandi canzoni d’amore, ci sono spesso emerite, emeritissime dame. Troverete la Courtney nella canzone di Cobain, l’Asia nella canzone di Morgan, la Sharon Osbourne nella canzone dei Black Sabbath, la Miss Simpatia di Fabri Fibra, Nancy di Sid Vicious, la Yoko Ono di John Lennon, la Kim di Eminem, la Tura Satana di Elvis Presley, la Pamela Anderson di Tommy Lee, la Bebe Buell di Steve Tyler… Dietro una grande canzone spesso si cela un’arpia. E allora è meglio non sapere. E fantasticare, pensare che esista laggiù da qualche parte una fabbrica di canzoni forgiate da amori nobili, sentimenti puliti e poesia. Canzoni scritte da uomini con l’anima spessa e la corazza cavalleresca, pronti a morire per difendere l’onore di dame mai incontrate in vita loro. Cavalieri indomiti, puri, eroici. Di quelli che quando vanno al bagno centrano il water e poi tirano giù la tavoletta per capirci.