Ormai le rockstar che vedo sul palco, hanno tutte l’età di mio papà, se non di mio nonno. Sto invecchiando io, certo, ma loro di più! Negli anni ’90 andavo ai concerti a vedere un giovane Kurt Cobain piuttosto che un giovane Piero Pelù. Oggi sul palco, mi sembrano tutti da reparto geriatrico. Abbiamo appena visto i Motörhead a Villa Manin, c’è da dire onestamente che zio Lemmy fa quantomeno fatica. Di certo gli AC/DC hanno qualche energia in più, ma anche loro non sono proprio di primo pelo. Lo dico con tutto il rispetto del mondo. Che si sa che io non manco mai di rispetto a qualcuno, tantomeno alle rockstar. Vedremo cosa combinerà Iggy Pop ad Azzano il 16 Luglio. Ed Ozzy Osburne lunedì a Padova, nell’unica data italiana. Leggere l’autobiografia “Io sono Ozzy” uscita da poco per Arcana, mi ha fatto un effetto strano. Cioè, non sono riuscita ad empatizzare più che tanto con Ozzy. Il ritratto che ne viene fuori è quello di un ubriacone molesto e manesco, che spesso nella vita se l’è fatta adosso. E non in senso figurato. Non si sa perché, nel libro indugia più volte in racconti in cui si è cagato nelle braghe. Mah. Rockstarismi. “La gente mi chiede com’è che sono ancora vivo, e io non so cosa rispondere. Se da ragazzino mi avessero messo contro una parete coi miei coetanei del quartiere e mi avessero domandato chi di noi ce l’avrebbe fatta ad arrivare ai sessant’anni, chi di noi si sarebbe ritrovato con cinque figli e quattro nipoti e due case in California e nel Buckinghamshire, col cazzo che avrei scommesso su di me. Invece eccomi qua: pronto a raccontare la mia storia, a parole mie, per la prima volta”. La storia mi sa che è romanzata un bel po’. I ricordi di Ozzy sono alquanto annebbiati, senza dubbio nella vita gliene capitano di cose bizzarre. E il libro, veritiero o no, scorre via piacevolmente. E quindi ve lo consiglio, e chiudo qui la rubrica. Vado al mare. A fare il bagno di mezzanotte. Rockstarismi.
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