La recensione ufficiale del concerto di Iggy&The Stooges l’ho già scritta, per il Piccolo. Per DDD ci sta la recensione vera. Quella dei retroscena. C’è un fattore che ha reso la serata surreale, onirica, nonsense. Un fattore molto molto banale. Il clima. Tutti stesi dal caldo ma soprattutto dall’umidità al mille per mille. Una roba che io sono partita con i capelli lisci e sono tornata con un’acconciatura afro. La cosa buffa è che il caldo offuscava davvero la capacità di connettersi con i propri neuroni e con il prossimo.
Il caso clinico più grave tra quelli registrati, è stato quello di Ricky Russo. Uscito dal suo loculo cameretta con aria condizionata, all’impatto con l’esterno si è fuso. È venuto a prendermi sotto casa e appena sono entrata in macchina ho capito che qualcosa non andava. Mi ha guardata negli occhi e mi ha detto una frase priva di senso: “Quasi quasi andrei un attimo a casa a cambiarmi le braghe”. Un attimo dopo ci trovavamo in una via centralissima di Trieste, e RR non sapeva dire dove ci trovassimo: ho temuto che fosse un inizio di Alzhaimer. Arrivati ad Azzano, i primi dieci minuti ci si sforzava di salutare le persone civilmente, dopo i primi dieci ci si scusava per essere sudati come cavalli, dopo i primi venti mediamente non ci si salutava più. Io ho salutato con entusiasmo persone che poi mi chiedevo: “ma chi diavolo era?”. Blackout totale. Mi sono seduta su una sedia a guardare scene che spero siano frutto di allucinazione. Tipo:
“Oddio oddio ma sei tu???”
“Eh sì, sono io”
“Possiamo fare una foto assieme?”
“Ok”
“Grazie grazie di esistere DJ RINGO”.
Ora, con tutto rispetto… ma come puoi dire a dj Ringo “grazie di esistere”? Solo il caldo può farti agire in tale maniera!
Le scarse conversazioni che si riuscivano ad intavolare, erano prive di logica: uno poneva una domanda e l’altro rispondeva a caso.
A: “Molto bello il giornale per cui lavori”.
B: “Eh sì, ho saputo che Marc Almond ha fatto un gran concerto”.
A: “Domani ci sono tanti concerti a Trieste, tu che fai?”
B: “Ah, io devo pulire casa”.
A: “Di sera?”
B: “Ah no, di sera esco con una”
A: “E lei lo sa?”
B: “Non ancora”.
E via così. Ricky ogni tanto mi segnalava personaggi semi-famosi che in condizioni normali sarei andata a salutare, ma niente, nessuna reazione. Per me era solo gente che mi rubava ossigeno. Potenziali sudati che mi si sarebbero strusciati addosso. Che poi c’è questa brutta creanza di maschi bifolchi di togliersi le maglie, al di là dello stato dei propri addominali. E vedi ste panza bianche e sudate, con tatuaggi che dovrebbero essere la faccia di Jim Morrison ma sembrano quella di Cocciante o di uno drago che sembra una pantegana… Spettacoli orribili. E poi non camminano dritti, no. Vanno a zig zag e quindi senti le loro carni molli e sudate contro il gomito che tieni puntato all’esterno come unica arma appuntita che madrenatura ti ha donato. Ad un certo punto mi sono rifugiata nei pressi del soppalco riservato, non a caso, a due categorie: giornalisti e disabili. Avevo il pass per unirmi ai miei simili, ma non mi hanno fatto entrare. Per questioni kafkiane burocratiche: “mi hanno detto di far passare solo quelli che l’hanno chiesto all’inizio all’entrata e sono nella lista”, non avendo capito la domanda, non ho potuto che ritirarmi.
Iggy comunque è stato grande. Lui a 63 anni a dimenarsi sul palco, mentre io a 33 facevo fatica a respirare. Peccato che mi sono persa la giornata successiva ad Azzano. Scene ufo. Ricky Russo che incontra milanesi e parla triestino. E chissà che altro…
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