«D’amore si vive», è il titolo di un documentario di Silvano Agosti del 1984.

È bello, vi consiglio di ri/vederlo.

Sono sei interviste girate a Parma e dintorni,

riflessioni su amore, sesso, tenerezza.

L’idolo assoluto del documentario è un bimbo di 9 anni, di nome Frank.

Già come dice “baciuarsi” con accento emiliano è uno spettacolo. Sto bimbo dice cose semplici ma disarmanti.

Così spiega l’amore:

«Che provi piacere, che provi bene, pensi delle cose fuori dal normale».

Poi gli chiedon cosa farebbe con i soldi di una vincita, e lui saggio:

«3 miliardi io li spendo per far la bella vita, no per far la guerra. Comprerei una casa in campagna, con la piscina. Poi di sera torno a casa dal lavoro, vado in piscina con la mia ragazza stiamo lì fino alle 7, poi veniamo in casa, ci facciamo la doccia, dopo mangiamo, guardiamo la tele e dopo andiamo a letto e facciamo l’amore».

La scuola ovviamente a sto bimbo non piace tanto:

«io la scuola la vivo un po’ male, sì studiare… ma poi devi giocare… La scuola è mogia si studia sempre… la scuola è stare in gabbia, non puoi vivere… la maestra ti chiama, ti dà la nota: son cose che nella vita non centrano, nella vita centrano il bene, l’amore, la gioia, la felicità, scoprire la vita, urlare voglio la vita».

Eppoi, in fine spiega la differenza tra bambini ed adulti:

«immagino le cose più belle, più pure… invece i grandi hanno malizia… come te!».

Eh, i grandi hanno sempre dei brutti pensieri.

C’hanno la malisssia.

Io in sto periodo mi sono innamorata di «A Sangue Freddo».

Dentro c’è tanto ammmorre e un po’ di malissia.

“Io ti aspetto”, è una canzone in cui un genitore si logora aspettando il figlio che a notte inoltrata non è ancora tornato.

 


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