Vorrei parlare dell’amicizia. Come premessa sa tanto di temino delle elementari. Ma io vedrò di tenermi direttamente al livello asilo, perché è quello il momento formativo più alto e importante per l’individuo. Vi racconterò un episodio del periodo asilo che descrive benissimo il mio concetto di amicizia anche da 33enne. Ero una bambina piuttosto tranquilla e taciturna (apparentemente). Soprattutto alle feste di compleanno me ne stavo per i fatti miei, anche perché com’è noto da bambino non vai alle feste dei tuoi amici ma vai alle feste dei figli degli amici dei tuoi genitori. Non è che a 4 anni alla sera puoi andare in giro per i locali e scegliere di andare alle feste dei punk piuttosto che a quelle degli emo. No, se tua mamma è amica di una che ha il figlio quattrenne che per hobby si spalma la colla sulle manine per poi togliersi lo strato di pellicola che si forma… bhè alla festa di quello devi andare. Punto. Non è che puoi dire: voglio andare alla festa del bambino che è genio del Meccano! O: voglio andare alla festa di Beatrice Antolini che da bimba suona Mozart. No. Ti becchi il fesso della colla e te lo tieni fino all’adolescenza probabilmente. Poi per forza che ti scatta la fase di ribellione e appena puoi sceglierti un amico non imposto dai genitori ti pigli il più strambo che ci sia sul mercato. Ma torniamo all’episodio della mia infanzia. Me ne stavo buona buona alla festicciola quando vedo che due cuginette di decimo grado prendono Ricky Russo e gli fanno una grave angheria. Io allora trovo nella cameretta una clava di quelle che si usano per Carnevale quando ci si traveste da cavernicolo. Mi piazzo al buio dietro la porta. E aspetto silente. Appena una delle bambine entra: boom le rifilo una bella clavata decisa sulla capoccia. Ecco questo è il mio concetto di amicizia e fratellanza. D’altra parte avevo già parlato dell’amore imposto con la violenza, no? Posso anche soprassedere su un torto fatto a me, ma se qualcuno tocca uno dei MIEI, devo agire. Magari sbagliando. Perché sento un bisogno fortissimo di schierarmi, di far sapere da che parte sto. A costo di passare per cavernicola. “Le appartenenze non si decidono con un atto di volontà”, credo che Enzo Biagi abbia detto qualcosa del genere. Decido da che parte sto, spesso a istinto, in pochi secondi. Sono d’accordo con quanto ha detto Dorina, la nostra beniamina di X Factor: “esistono i colpi di fulmine anche per le amicizie”. E quando rimango fulminata, mi getterei nel fuoco per la persona della mia squadra. Questo vale anche per le passioni artistiche che mi portano a martellare con la speranza di divulgare. “Oh ma ti pagano per spammare Fabri Fibra?” mi è stato chiesto qualcosa del genere. Ma figurati! Chi vuoi che mi paghi per… Nessuno mai mi paga o mi regala qualcosa (neanche in natura) per queste campagne entusiastiche a colpi di clava a favore di Fabri Fibra piuttosto che di Dorina o Edda Rampoldi. Io diffondo il mio entusiasmo! Il problema è che mi aspetto altrettanto. E non arriva spesso. Anzi quasi mai. Allora rimango molto delusa. Ma poi mi rendo conto che i veri amici come diceva Serge Gainsbourg, si contano sulle dita della mano sinistra di Django Reinhardt. O come mi ha detto il mio amico Enrico dopo che gli ho raccontato una mia recente delusione: “ti devi fidare solo dei tuoi parenti. Cioè di Ricky”. Stiamo apposto. L’unico di cui mi posso fidare è Ricky Russo. Mo’ vado a recuperare la clava di gomma… Per picchiare Ricky Russo. Ovvio.
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