È l’unica data in regione per “La mia casa tour” di Raf quella del 2 maggio, alle 21, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine: «”La mia casa” – racconta il cantautore, al secolo Raffaele Riefoli – è un concept che dà il titolo al tour, a un libro in uscita per Mondadori il 9 maggio, a un album in arrivo dopo l’estate, e anche a un inedito contenuto nel disco. Parla di me, di tutto quello che mi ha portato a essere quello che sono oggi, quindi, c’è anche una componente di viaggi. Viaggiare mi ha dato la possibilità di conoscere tanti posti, tra questi c’è il Friuli, una meta che di certo non ho trascurato in questi anni, anche se spesso in modalità “mordi e fuggi” e mai per una vacanza come meriterebbe. È una terra molto affascinante, di confine, vorrei prendermi il tempo per conoscerla meglio».
Raf, che formazione porta a Udine?
«Siamo in sei sul palco, con basso, batteria, chitarra, sintetizzatori, sequencer e Gabriele Blandini alla tromba, un vero showman. In teatro cerco di adottare sonorità più calde per avvicinarmi il più possibile al pubblico. Voglio che gli arrangiamenti non debbano in qualche modo distrarre, deve arrivare ogni sospiro, ogni piccolo dettaglio della voce e dei suoni».
La scaletta?
«Include i successi che mi hanno fatto conoscere al grande pubblico, ma anche quelli amati da chi mi segue con più attenzione, brani che nel tour con Tozzi avevo sacrificato a favore di quelli più popolari. Ci sarà spazio anche per un inedito, forse due».
“Self Control”, “Ti pretendo”, “Cosa resterà degli anni ‘80”, “Il Battito animale”, “Sei la più bella del mondo”, “Infinito” non possono mancare. Che rapporto ha con le sue hit?
«Per chi scrive non c’è grande differenza tra quelli che ti hanno portato al successo e i “lati b”, per me altrettanto importanti, e infatti non vedo l’ora di proporli, anche il pubblico vuole riascoltarli».
Il tour precedente l’ha condiviso con Tozzi. Si sentirà solo?
«Quando è finito abbiamo provato entrambi una sensazione di tristezza, ci eravamo abituati ad essere una coppia, è stato divertente. Siamo molto amici e c’è grande rispetto reciproco, che va al di là anche della musica, non ci sono mai stati screzi (le popstar sono un po’ prime donne e può succedere, ma così non è stato), solo energie positive».
La scorsa estate è tornato in classifica con il singolo “Cherie” dal sapore disco funky. L’album andrà in quella direzione?
«Anche, ma non solo. “Cherie” si presta al ballo ma all’interno non mancano i contenuti perché già nella prima strofa si parla del problema delle fake news, affronto certe problematiche sociali senza diventare pesante. Ci saranno poi delle canzoni sullo stile di “Infinito”, “In tutti i miei giorni” “Dimentica”».
Ha riletto “Ti pretendo (xxx)” con Guè Pequeno e Bassi Maestro. Ci sarà anche il rap nel disco?
«La mia curiosità mi ha portato già in tempi insospettabili vicino all’hip hop, quando negli ‘80 avevo conosciuto dei graffitisti a New York e mi ero cimentato in una versione di “Self Control” con alcune frasi rappate, ma anche l’inizio di “Battito” o tutta la strofa di “Infinito” sono molto vicine al rap».
Si è definito un “topo da studio”, cosa intende?
«La gente non sa che io non sono il cantante che arriva in studio e trova tutto apparecchiato. Ho curato tutte le mie produzioni da sempre, sin dagli inizi, con ore e ore di sperimentazioni, a partire da come nasce la canzone ma anche poi come viene prodotta, tutti i suoni… passo davvero tante ore della mia giornata a produrre musica in studio».
Elisa Russo, Il Messaggero Veneto 19 Aprile 2023
Il Piccolo 23 Aprile 2023

