«Non vedo l’ora di suonare a Trieste, proporrò le hit delle band in cui ho militato (Whitesnake, Dokken, Winger…), un tuffo negli anni ’80 e non solo, accompagnato da alcuni dei migliori musicisti con cui abbia mai lavorato. Sarà davvero divertente, prometto di non deludervi. Il tour sta avendo un successo enorme e ogni sera sono felice di vedere il pubblico che sa le canzoni a memoria e le canta con noi»: il chitarrista americano Reb Beach arriva per la prima volta a Trieste, al Kulturni Dom di Prosecco, giovedì alle 20 (organizza Rock Out Project e Rock On). Reb, classe ’63, ha una carriera stellare nel mondo dell’hard rock, in formazioni come Whitesnake e Winger (con cui suona tutt’ora) e collaborazioni con Alice Cooper, Bob Dylan, Roger Daltrey e tanti altri. A Trieste si esibisce con i Bad Boys, che comprendono un altro membro dei Whitesnake, il tastierista Michele Luppi.
«Ero in tour in Italia – racconta Reb Beach – e Luppi, venuto a un mio show, mi invitò a una jam con il suo gruppo, che suonava quella sera, rimasi davvero colpito. Il vostro paese è il mio preferito. Mio fratello e mia sorella parlano italiano fluentemente e anch’io sto lentamente imparando, un giorno mi piacerebbe davvero trasferirmi qui».
Che effetto fa essere in una band di successo come i Whitesnake?
«Il prossimo mese saranno vent’anni che sono con loro, e mi sento davvero fortunato di aver avuto l’opportunità di suonare nelle arene di tutto il mondo, con un cantante leggendario come David Coverdale, mi viene ancora la pelle d’oca quando, accanto a me, raggiunge “quella” nota in “Still of the night”».
E gli Winger?
«Il leader, Kip Winger, è un genio, oltre che il mio miglior amico. È il mio retaggio, e sono orgoglioso delle canzoni che abbiamo scritto, lavorare con lui è stato sempre un bel modo di mettersi alla prova».
Alice Cooper che tipo è?
«La persona più bella che ho mai conosciuto. Stava sempre con noi musicisti sul tour bus, di notte giocavamo a poker e lui raccontava come niente fosse di quando faceva festa con i Beatles o si ubriacava con Groucho Marx. Non ho incontrato nessuno più grande di lui, e suonare i suoi classici è gioia pura».
La musica in streaming ha tolto l’antica magia?
«Sto male a pensarci. Mi ricordo quando nel 1976 uscì “Rocks” degli Aerosmith: l’ho comprato il giorno che è uscito, che emozione avere il vinile tra le mani, con un poster pazzesco incluso all’interno. Ho ascoltato tre volte la prima traccia prima di passare alla seconda, non dimenticherò mai l’eccitazione. Non esiste più nulla di simile. Ora quando esce un album pigi un bottone online per ascoltarlo, ed è gratuito: gli artisti sono fregati, terribile».
Cosa consiglia ai giovani che vogliono seguire le sue orme?
«Imparate a scrivere una buona canzone. Lì fuori è pieno di eccellenti chitarristi di cui il mondo non sa niente, e sai perché? Le loro canzoni non valgono nulla».
Prossime uscite?
«Kip sta mixando il nuovo disco degli Winger che sarà fuori in primavera per partire poi col tour estivo. Sto scrivendo per due nuovi album, dei Black Swan e un mio disco solista che darà il seguito a “Masquerade”, dove canto alcune canzoni, mentre altre sono cantate da degli ospiti».
Elisa Russo, Il Piccolo 14 Dicembre 2022
