Si è conclusa ieri, con White Lies e Baustelle, la Fiera della Musica di Azzano Decimo, iniziata giovedì con il concerto di Marc Almond. La serata di punta, per affluenza e prestigio del protagonista, è stata quella di venerdì: tutto esaurito per il leggendario Iggy Pop ed i suoi Stooges. In apertura di serata, i Gang Of Four. Almeno 4500 presenze: molti hanno macinato chilometri per essere presenti a quella che era l’unica data italiana dell’Iguana. Nel caldo torrido e tra fiumi di sudore, il quesito più diffuso tra il pubblico sembrava essere: “Iggy è immortale?”. Di certo lo sono le sue canzoni. Questo tour è incentrato sui pezzi di «Raw Power». Dichiara Iggy: «Mi è sempre piaciuto tanto “Raw Power”. Sapevo che non sarebbe piaciuto a molti, quando uscì. Ma che ci potevo fare? Oggi sono soddisfatto di vederlo ristampato e noi Stooges siamo pronti a riportarlo dal vivo in questo 2010». In scaletta dall’album, originariamente uscito nel 1973 (remixato da Iggy stesso nel 1997 e recentemente ristampato in una versione deluxe), alcuni classici come l’impetuosa «Search and Destroy», la scura «Gimme Danger», le violente «Your Pretty Face is Going to Hell» e «Death Trip».
Ad accompagnare Iggy è ritornato nella band il chitarrista James Williamson, uno dei membri fondatori degli Stooges. E poi Scott Asheton alla batteria, Mike Watt (una figura mitica della scena rock americana anni 90) al basso e Steve MacKay al sax. E ovviamente lo spirito dello storico chitarrista Ron Asheton (fratello di Scott), scomparso l’anno scorso.
James Newell Osterberg, anche a 63 anni entra nella parte de “l’Iguana dagli ipnotici occhi azzurri, il padrino del punk, una macchina da sesso ambulante che prospera nell’anarchia totale”. Fisico asciutto, capelli lunghi, pantaloni attillati: look immutato per l’icona del punk, del rock e del glam, “ghepardo metropolitano col cuore pieno di napalm”, come recita la sua biografia. Con un’energia e vitalità che non fanno rimpiangere (troppo) i fasti di gioventù. I segni del tempo e degli eccessi ci sono (visibilmente peggiorati i problemi alla schiena e all’anca), ma incidono davvero poco sulla performance di questo ragazzino di 63 anni. Non si risparmia, si muove come un ossesso da inizio a fine concerto e sembra particolarmente in forma anche con la voce. Il rapporto con i fan è caloroso e ricco di scambi; come sempre invita sul palco un gruppetto dalle prime file, a ballare e sudare assieme a lui per un brano almeno.
Immancabili arrivano: «1969», «I Wanna Be Your Dog» con Iggy che deambula a quattro zampe, «No Fun» ed una lunga ed intensa «Open Up and Bleed».
In chiusura Iggy dice: «Lasciatemi raccontare una piccola storia: abbiamo realizzato questo album quando eravamo giovani e tutti ci dicevano che non valevamo niente. Ora siamo vecchi e stiamo tutti per morire, ma prima di morire siamo venuti qui e vi abbiamo suonato questo dannato album!». Un finale in pieno Iggy-style, per dimostrare quanto la sua fiamma avvampi ancora. Si spera a lungo.
Elisa Russo, Il Piccolo 18 Luglio 2010