Tutto esaurito per Marky Ramone e i suoi Blitzkrieg al Teatro Miela. Già alle 19, gli ultimi biglietti rimasti erano stati venduti. L’Associazione Trieste is Rock (in collaborazione con Bonawentura) è riuscita a portare in città una leggenda del punk rock (cosa che accade molto più spesso nel resto della regione, dove quest’estate sono passati tutti i paladini del rock più duro, da Iggy Pop agli AC/DC, Alice Cooper, Iron Maiden, Motörhead…). Il pubblico triestino è ormai rassegnato a macinare chilometri per vedere musica dal vivo di un certo tipo. Ciò ha reso ancora più speciale e unico un evento come quello di giovedì sera, che ha catalizzato un folto pubblico. Un concerto incentrato sui cavalli di battaglia dei Ramones e in pieno stile Ramones: pezzi veloci, brevi, fulminanti, inanellati con estrema energia senza pause e parole tra un brano e l’altro. “1-2-3-4”: si parte con “Rockaway Beach”, attorno alle 22.30, per riscaldare subito la sala del Miela che brucerà di caldo e di musica per un’ora abbondante. Nell’aria si respira aria di Giovinezza, in senso lato. Perché anagraficamente il pubblico è assolutamente vario: papà e figli assieme, per intenderci. Però la musica dei Ramones è eternamente giovane. “Forse la gioventù è questo perenne amare i sensi e non pentirsi”, come scrisse il poeta Sandro Penna. “Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane”, per citare invece Italo Calvino. E le canzoni dei Ramones racchiudono tutta l’urgenza e l’incompletezza della gioventù. I Blitzkrieg non sono i Ramones, certo. Sono una cover, o tribute band. Ma in formazione hanno Marky Ramone che è stato il batterista dei Ramones dal 1978 al 1996. Chi più di lui, unico superstite, ha più diritto di suonare quelle canzoni? È un’eredità che gli appartiene. È bene tenerlo presente per mettere a tacere quelli che lo criticano perché lucrerebbe sui fasti di un passato altrui. Ebbene, quel passato è anche suo. C’è molto rispetto e fedeltà, tanto che sembra di sentire la presenza spirituale e l’approvazione di Joey, Dee Dee e Johnny mentre i quattro sul palco ripercorrono il repertorio dei finti fratellini Ramones: “Sheena is a punk Rocker”, “Chinese Rock”, “I Believe in Miracles”, “Pet Sematary”, “I wanna be sedated”, “The KKK Took My Baby Away”, “Beat on the Brat”, “Do you rember Rock’n’roll radio”, “Rock’n’Roll High School”… solo per citare qualcuna di quelle presenti in una scaletta ricchissima di titoli, vista la brevità dei pezzi dei Ramones. Il pensiero a Joey va ancora più forte con l’esecuzione della cover di Louis Armstrong “What a Wonderful World”, verso il finale. Joey ne inserì una versione nel suo album solista “Don’t worry about me”, ma morì prima di vederne l’uscita. Un inno alla vita uscito postumo, un testamento di eterna giovinezza: consolazione su cui artisti e fan possono sempre contare.
“Hey oh” è l’urlo del pubblico per riavere la band sul palco per i bis. Marky ed i Blitzkrieg non possono che tornare in scena e rispondere: “Let’s Go!”.
Elisa Russo, Il Piccolo 11 Settembre 2010