Nuova uscita (ottavo disco ufficiale) per i Rhapsody Of Fire, la band dei triestini LucaTurilli (chitarra) e Alex Staropoli (tastiere). Hanno inventato un genere, il “Film Score Metal” e hanno girato il mondo, vendendo oltre un milione e mezzo di copie. «The Frozen Tears of Angels» (Nuclear Blast) è il terzo capitolo di «The Dark Secret Saga» ed è un capolavoro di power/speed/symphonic metal.
«Siamo una piccola perla dell’Adriatico alla conquista del mondo!» scherza Turilli, fondatore, compositore e chitarrista del gruppo.
Siete famosi in tutto il mondo ma con radici ben piantate a Trieste.
«Assolutamente, non potrei abitare da nessun’altra parte».
I tramonti del Carso la ispirano ancora?
«Certo. L’amore per Madre Natura è presente in ogni album, è un tema centrale».
Da quanti anni siete in pista?
«L’idea della band è nata attorno al 1993. All’epoca c’era in formazione anche il triestino Roberto De Micheli (oggi chitarrista nei Sinestesia) che era stato mio compagno di classe e di banco. Ho incontrato Alex ad un corso di dinamica mentale. Poi c’erano i triestini Daniele Carbonera e Alessandro Lotta. Amavamo film come “Conan The Barbarian”, “The Neverending Story” e abbiamo voluto tradurre questa passione in musica. Nei primi 90 abbiamo realizzato un demo di 4 pezzi (con il nome Thundercross) e l’abbiamo inviato in tutto il continente. Ci rispose il manager degli Helloween che all’epoca vendevano un milione di copie».
Nel frattempo voi ne avete vendute anche di più.
«Adesso saremo circa ad un milione e mezzo».
Un successo planetario…
«In Canada, di supporto ai Manowar ci hanno trattato come headliner. Negli Usa abbiamo riscosso grande successo di pubblico e ne siamo davvero orgogliosi. Il nuovo disco è già in classifica (generale) in Germania».
E il sodalizio con l’attore Christopher Lee?
«L’influenza del cinema (quello zeppo di effetti speciali) è fondamentale. Lavorare con Christopher Lee è stato il momento più suggestivo della nostra carriera. Incredibile poterlo avere come “Padrino”. Adesso sta lavorando ad un disco metal su Carlo Magno, influenzato dai Rhapsody! Per noi è un grande onore. Di solito faceva il narratore, poi si è presentata l’occasione e visto che ama l’opera ha voluto provare anche a cantare».
Di cosa parla questo terzo capitolo della saga? 
«Si basa sul viaggio di cinque valorosi verso le gelide terre del Nord alla scoperta del “Dark Secret” che minaccia tutto il mondo, per trovare un modo di fermare l’incombente oscura profezia. Erano passati 4 anni dalla precedente uscita e avevamo del materiale “avanzato”, ma abbiamo deciso di buttare tutto nel cestino e ricominciare da zero».
Nel nuovo disco c’è molta chitarra.
«Finora l’impronta era data da tastiera e orchestra. Invece sta volta l’impatto è più chitarristico, più aggressivo rispetto alla precedente produzione».
Il vostro è un messaggio positivo, all’opposto di certo metal satanista.
«Per noi è la cosa principale. Il messaggio è il 90% di quello che dobbiamo dare al pubblico. Il metal negativo mi da fastidio, anche se conoscendo le persone ho capito che c’è tanta immagine e poca sostanza. Ci sentiamo unici, i guerrieri della Luce! Il nostro messaggio è incentrato sull’amore per la natura, il rispetto, la speranza, il cambio di mentalità per salvaguardare quello che c’è di buono sul nostro pianeta. L’epicità tipica delle colonne sonore ci permette di raggiungere livelli dell’anima che altrimenti vengono difficilmente sondati».
Quanto conta la determinazione? 
«Molto. Il mio consiglio è di coltivare il sogno. Che non significa sognare e non fare nulla di concreto. Vuol dire mettersi a lavorare con determinazione 14/16 ore, notti insonni comprese. Poi il risultato arriva».

Elisa Russo Il Piccolo, 9 maggio 2010

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