RIBALTAVAPORI “RIFIUTI SPECIALI”

«Mi sono trasferito a Trieste nel 2017, ma la corteggiavo da tempo. È stato un colpo di fulmine, di quelli che però si rivelano amori stabili man mano che si approfondisce la conoscenza. Trieste è libertà e respiro. Sarà il mare, il confine, le persone che puoi incontrare e le esperienze che puoi vivere. Qui mi è tornata la voglia di riprendere in mano la chitarra, dopo un periodo buio in cui avevo deciso di non suonare più. Mi ha ridato l’energia per riprovarci ancora. E non è poco. La musica per me è vita». Antonio Uras, in arte Ribaltavapori (espressione dialettale per i pesci latterini), classe 1989, metà sardo, metà catalano, pordenonese di nascita ma triestino d’adozione, dopo l’ep di esordio “Est-Nord-Est” nel 2020 e alcuni singoli, pubblica in questi giorni l’album di debutto “Rifiuti Speciali”, un lavoro di pop cantautorale con riferimenti come i classici De André, Battisti, Dalla, Rino Gaetano e i più recenti Giorgio Poi, Brunori Sas e Andrea Laszlo De Simone. Hanno collaborato al disco dei fuoriclasse della musica triestina: alla produzione artistica Alessandro Giorgiutti (AbbaZabba/ Sesto), al basso Francesco Candura (ex Jennifer Gentle, Stop the Wheel), Toni Bruna è alla batteria e il mastering è a cura di Ricky Carioti (storico collaboratore di Elisa). «Sono molto grato di aver conosciuto musicisti così professionali e di talento. Con sensibilità e pazienza – racconta Uras – mi hanno aiutato a far diventare realtà la musica che da un bel po’ mi portavo dentro. Ci siamo divertiti, sono persone fantastiche, che stimo molto».

Perché “Rifiuti Speciali”?

«Il rifiuto per definizione è qualcosa di cui ci si vuole sbarazzare, che percepiamo come inutile. Ma viviamo nell’era del riciclo e del riuso, dobbiamo imparare a trasformare/ rielaborare. Trovo che sia una logica da applicare anche alla vita. Dai grandi cambiamenti (scelti o capitati) alle piccole cose che diamo per scontate, dovremmo dare la giusta importanza a tutto, perché tutto ha un senso anche se al momento non lo cogliamo». 

Pordenone l’ha influenzata musicalmente?

«Ho fatto il liceo artistico, quindi ho avuto modo di convivere con il punk e con chi lo suonava. Ho suonato nella band The Oracles e per un periodo eravamo seguiti dalla Virus concerti. Però sono nato troppo tardi per vivere il Great Complotto nei suoi anni migliori». 

Le prossime mosse? 

«A breve uscirà il video di una live session in studio, che vede protagonisti anche i talenti locali prima citati. Tra giugno e luglio verrà pubblicato un singolo dal sapore più estivo, accompagnato da un videoclip». 

Il brano di chiusura s’intitola “Ingenui”. Chi sono, che ruolo hanno nella nostra società?

«Sono le persone che non si lasciano contaminare lo sguardo dal cinismo imperante. Hanno ancora voglia di guardare il bicchiere mezzo pieno, di cercare il buono in chi ci circonda. Decidono di fidarsi degli altri, con il rischio di prendersi delle grandi batoste. C’è chi li definisce ingenui nella sua accezione negativa, in realtà forse avremmo bisogno di essere tutti un po’ più così, puri e semplici».

Elisa Russo, Il Piccolo 22 Maggio 2023 

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