Sabato alle 20 il songwriter triestino Riccardo Gileno presenta il suo ep di debutto «The Curse» all’Hangar Teatri di Via Pecenco 10; in apertura la cantautrice Fiore.
Riccardo Gileno, classe ‘91, dopo alcune esperienze nei Groove O’Matic, Free Strangers’ Society, Family Affair (con il fratello Lorenzo), fa ora parte della band The Topix. Parallelamente, dal 2013 ha intrapreso un percorso solista, racconta: «”The Curse” nasce dalla necessità che ho sentito di trasformare gli sforzi compositivi e le performance live di questi ultimi cinque anni in qualcosa di concreto. Ho quindi deciso di prendere quattro dei brani che ho scritto e registrarli ai Magic Cut Studios di Opicina assieme a Matteo Brenci, che conosco oramai da anni e con cui ho partecipato (e tuttora partecipo) a molti progetti musicali. È stato un lavoro molto rapido, molto semplice ed eseguito a quattro mani da me e Matteo: io ci ho messo la voce e la mia chitarra acustica, lui invece si è occupato delle piccole addizioni come chitarre elettriche e percussioni e della parte tecnica della realizzazione del disco».
Il titolo che cosa racchiude?
«Il concetto principe del mio lavoro è la fine di un amore e con essa i passaggi emotivi che ogni individuo vive, anche inconsciamente, dalla disillusione dell’addio alla sua accettazione. Però l’amore secondo me va accolto, va lasciato agire e a volte addirittura ricercato, perché credo sia la cosa più bella che ci possa capitare. Per questo parlo di “Curse”, di maledizione, perché qualunque cosa bella se vissuta all’estremo o coltivata nella maniera sbagliata, può diventare la propria maledizione: un buon bicchiere di vino è uno dei piaceri della vita ma, se si esagera, ci si può trovare a dover affrontare un demone insidioso».
Il concerto?
«Per la prima volta sarò accompagnato da una band, dato che di solito mi esibisco sempre solo in compagnia della mia chitarra acustica, quindi sono allo stesso tempo spaventato e molto emozionato. Mi accompagnano Matteo Brenci, Francesco Cainero e Marco Vattovani e di questo sono felice, perché sono grandissimi musicisti, ma sono soprattutto grandi amici e credo che l’amalgama e l’atmosfera sul palco ne guadagnino. In più, avrò anche il piacere di avere al mio fianco la bravissima Irene Dose, che si occuperà del live painting durante la serata, e la giovanissima Fiore, che probabilmente è la mia cantautrice preferita per quanto riguarda il panorama musicale triestino e aprirà l’esibizione».
“The curse” ha già ricevuto ottime recensioni.
«Sono molto colpito anch’io dal successo che sta riscuotendo l’ep e i commenti positivi che ha ricevuto sono una spinta e uno stimolo per continuare su questo percorso che ho iniziato. Numerose realtà musicali su radio e web stanno passando i miei brani e recensendo positivamente “The Curse” e non posso dire di preferirne qualcuno agli altri, fanno tutti molto piacere. Devo dire però che i complimenti sinceri di persone che incontro o che mi contattano sui social, che mi conoscono poco e quindi non sono influenzati, sono quelli che mi danno più soddisfazione».
Ascolti e influenze?
«È una domanda veramente difficile a cui rispondere. I miei ascolti sono molto vari, forse a volte anche troppo, e di conseguenza lo sono anche gli artisti che mi influenzano. Dovendo limitare la cerchia alla creazione di “The Curse”, potrei nominare Bon Iver, Ryan Adams e Damien Rice, anche se l’influenza più grande è Jeff Buckley. Ovviamente, dico questo con la massima umiltà: se riuscissi ad esprimere a chi mi ascolta anche solo un millesimo di ciò che questi artisti riescono a darmi con la loro musica, sarei veramente un uomo felice.
Di veramente mio c’è tutto ciò che c’è nelle mie canzoni. Non parlo di originalità, quanto di sincerità: i brani sono una riproposizione di situazioni reali in cui mi trovo e in cui mi sono trovato e di sentimenti ed emozioni che ho vissuto, e quindi musiche e testi riproducono completamente ciò che ho dentro al momento della composizione. Non è ricerca di autenticità, è il bisogno di doverla esternare. “The Curse” contiene determinate sonorità e parole, magari il mio prossimo lavoro sarà completamente diverso, solo il tempo ce lo dirà».
Trieste entra nelle canzoni?
«Relativamente, ma mi piacerebbe fosse più presente. Credo di essere in quella fase un po’ arrogante della vita in cui ti sembra di aver già scoperto e capito tutto del posto in cui vivi. Aspetto con ansia la fase successiva, cioè quella in cui veramente capisci dove vivi e cerchi di scoprirne anche i più piccoli dettagli. Se c’è però una cosa che ho notato è che i periodi in cui Trieste si veste di una bellezza malinconica, sono quelli in cui scrivo di più. Quando sarò in grado di comporre in modo soddisfacente quando mostra il lato più luminoso e sgargiante di sé, sarà per me una conquista».
La situazione live in città?
«La situazione musicale cittadina purtroppo rispecchia quella del nostro paese e credo sia una conseguenza del cambio di mentalità da parte del pubblico. Sarà anche un’idea semplicistica, ma credo che se c’è domanda, c’è offerta. Si è un po’ perso il gusto di uscire e andare a vedere un concerto dal vivo, soprattutto di artisti emergenti che propongono materiale inedito/originale, anche perché da casa grazie al web hai tutto alla portata di un click, quindi l’offerta musicale si sta notevolmente diradando. Tetris ha chiuso da poco, Etnoblog già da qualche anno ed erano i capisaldi della città dal punto di vista musicale, soprattutto perché offrivano momenti di qualità e per i più diversi tipi di pubblico. Ben vengano nuove realtà come Serra Hub prima e Loft poi e Hangar Teatri e vecchi baluardi come il Round Midnight, dove si dà di nuovo importanza all’ascolto di ciò che viene proposto. Certo, a me piacerebbe che ce ne fossero infiniti di spazi di questo genere, ma mi sa che ci dobbiamo accontentare».
Esiste una scena cantautorale triestina?
«Secondo me sì, ci sono molti cantautori tutti differenti fra loro e tutti con molte cose valide da dire: c’è Fiore, c’è Matteo E. Basta, c’è Cortex, c’è Irene Brigitte, c’è Galeb and the Sea, ci sono i Burnite, c’è mio fratello Lorenzo, c’è Matteo Brenci che tra poco farà uscire il suo disco solista, c’è Chiara Vidonis e, anche se è triestino d’adozione, c’è pure The Leading Guy. In più ci sono un sacco di band molto interessanti, come i Rêver, e molti giovani che cercano di uscire dal guscio e far sentire la propria voce».
I prossimi mesi?
«Sul fronte The Topix siamo impegnati nella scrittura dei brani per il secondo disco. Su quello personale, i prossimi mesi saranno conditi dall’uscita del video del singolo “Days” tratto dall’ep. Si tratterà di un lyric video animato, creato da quel geniaccio di Irene Dose: il risultato è veramente spettacolare secondo me, quindi aspetto con felicità la sua pubblicazione. In più sto continuando a scrivere e arrangiare brani nuovi che formeranno un lp che ho intenzione di cominciare a registrare quest’anno e far uscire nel 2019. Nell’immediato, invece, mi piacerebbe portare il mio progetto in giro, anche con un breve ma intenso tour italiano: ho già in previsione un paio di date in Piemonte a marzo e spero di dare continuità alle mie esibizioni».
Elisa Russo, Il Piccolo 20 Gennaio 2018