Il tempo guarisce? Aiuta a lenire il dolore, a superare le difficoltà o viceversa peggiora le cose? Si pone questa domanda il cantautore triestino Riccardo Gileno nel nuovo singolo «FriendEnemy»: «Da sempre mi affascinano i binomi. Ho riflettuto sulla funzione del tempo, che può essere il miglior amico o il peggior nemico: è in grado di rimarginare le ferite o, piuttosto, sono le ferite stesse a diventare qualcosa di utile e costruttivo per un noi migliore?». Se, analizzando il testo della canzone, sembra esserci una possibilità, nel videoclip girato da Pietro Bettini (gli interni in una casa disabitata e gli esterni in Carso, a Gropada), invece, non c’è scampo: «Il fallimento, il dolore, la rabbia, permangono e portano alla follia. Il tempo allarga i lembi delle ferite fino a renderle un’ossessione, un pensiero fisso che porta a commettere di nuovo gli stessi errori». Per il protagonista del video, interpretato dall’attore Omar Giorgio Makhloufi, il passato diventa «un assillo che si trasforma in perversione, squilibrio, insanità, fino alla completa pazzia». Il brano è stato prodotto da Gileno (voce e chitarra, con Francesco Cainero al basso e Cristiano Norbedo al piano) in collaborazione con Matteo Brenci (40 Fingers, Jack Savoretti, Elisa, Jake Barker), Marco Vattovani (Canto Libero, Les Babettes) e Giuliano Dottori (Amor Fou). Il mixing è di Riccardo Parravicini (Niccolò Fabi, Daniele Silvestri, Max Gazzè) al Rima Maja Studio mentre il mastering è stato affidato a Giovanni Versari de La Maestà Studio (Capossela, Levante, Ghemon). Il tutto sotto l’ala della triestina Waves Music Agency e la distribuzione di Artist First. La stessa squadra è al lavoro sull’album di nove pezzi che s’intitolerà “In Tune” e uscirà a primavera. «Visto lo stop dei live – commenta l’artista – ho preso la palla al balzo per concentrarmi sulla chiusura del disco. Manca però la prospettiva di promuoverlo e portarlo in giro. Si va avanti speranzosi. Ci si illude, forse. È un momento storico di attesa e incertezza».
Riccardo Gileno, classe ‘91, dopo alcune esperienze nei Groove O’Matic, Free Strangers’ Society, Family Affair (con il fratello Lorenzo), ha fatto parte della band di south european soul The Topix. Parallelamente, dal 2013, ha intrapreso un percorso solista, la prima uscita discografica a suo nome è l’ep del 2017 “The Curse” con cui nel 2018 ha vinto il Premio “MEI Superstage”, contest dedicato ai migliori artisti indipendenti italiani. «Nei brani di Gileno – scrive Waves Agency – si avverte sempre una sottile malinconia di fondo, ma con una spinta ascensionale, come a voler sintetizzare pillole musicali di speranza». Il songwriter cita tra le sue principali influenze Jeff Buckley, un artista che fa parte “del suo subconscio musicale”; Bon Iver e Ben Howard, per le “sonorità eteree caratterizzate da chitarre riverberate larghe ed avvolgenti”; Damian Rice, Meadows (al quale ha aperto un concerto) e Niccolò Fabi per “le sonorità più acustiche e per la semplicità delle strutture dei loro brani”; Ryan Lerman, per “il suono delle chitarre e la capacità di aver creato attorno al suo progetto un intero gruppo di musicisti”, stesso obiettivo che si pone Gileno.
Elisa Russo, Il Piccolo 23 Febbraio 2021