freak«Non ho parole. Non ho parole. Non ho… (lunga pausa) parole». Un sospiro, un’altra pausa lunghissima e poi concludeva il monologo con un netto: «Ma in certi casi… è meglio non averne». Lascia così, senza parole anche la sua morte. Roberto “Freak” Antoni, avrebbe compiuto sessant’anni il 16 aprile. Si è spento ieri mattina nella sua Bologna, all’ospedale di Bentivoglio: era malato da tempo e aveva subito diversi interventi a seguito di un tumore. L’ultima volta che si è esibito in concerto è stato il 29 dicembre scorso, in provincia di Ascoli Piceno.

Scrittore, musicista, performer, cabarettista e tanto altro. Il leader degli Skiantos è considerato uno degli autori più stimolanti nell’ambito del movimento artistico-culturale post ’77, nonché l’ideatore riconosciuto del genere demenziale (rock improvvisato e poesia surreale). Il punk rock alla Skiantos è stato un prodotto originale, condito da un’ironia caustica, molto diretta, apparentemente volgare ma in realtà con un background di spessore. Perché Freak Antoni era un intellettuale punk. Per capirlo basta sfogliare i suoi libri (tra i più noti “Stagioni del rock demenziale” e “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”), sempre ricchi di citazioni coltissime.

 

A Trieste e dintorni era passato spesso. Negli anni Ottanta si era esibito con gli Skiantos in Piazza a San Giacomo. Avevano poi suonato a San Giusto, il 28 agosto 1991 in una calda stagione di concerti che avrebbe portato il 16 novembre i Nirvana al Teatro Verdi di Muggia. Al Teatro Miela, Antoni aveva portato anche uno spettacolo incentrato sulla sua tesi di laurea sui Beatles. Ed era stato narratore nello spettacolo di Davide Casali “Perché proprio noi?” andato in scena al Miela nel 1998.

E poi nel 2006 alle scuole medie di Staranzano, accompagnato dalla pianista Alessandra Mostacci e dal flautista Marco Coppi con “Ironikontemporaneo”: una serie di poesie demenzial-surreali recitate sopra composizioni di musica contemporanea. Nei testi poetici, ritornavano i temi fondamentali della carriera dell’agitatore bolognese: l’attacco obliquo alla società, echi di dadaismo, l’uso dell’ironia e del nonsense, l’ombra della stagione del ’77. Sempre a Staranzano aveva presentato il recital “Mozart/Satie”. Ultimo passaggio a Trieste, nel 2012 per il Trieste Film Festival in occasione della presentazione di “Freakbeat” del torinese Luca Pastore, un road movie in cui Antoni compiva un tour psichedelico e demenziale attraverso la campagna emiliana, tra rosette alla mortadella e cascinali perduti nella nebbia.

 

«Con le loro intuizioni gli Skiantos hanno aperto una porta attraverso la quale anch’io sono passato» ha affermato Vasco Rossi, mentre lo scrittore Enrico Brizzi ha detto: «Mi piace pensare che Freak Antoni, oltre a essere stato una persona irriducibilmente buona, sia una specie di eroe moderno, se non altro perché ha vissuto, standosene in piedi sul palco, i sogni più belli e i più clamorosi malintesi degli ultimi decenni…».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 13 Febbraio 2014

Il_Piccolo_Trieste_-_13.02.2014k

 

 

 

 

Articoli consigliati