«Triestini e romani condividono una pigrizia di fondo che cela comunque buon animo. Il triestino non rinuncerebbe a uno spritz barcolano, il romano a un calicetto di rosso, possibilmente bevuto a fine giornata tra una sponda e l’altra del Tevere». Parole di Romastino, cantautore il cui nome d’arte fonde le sue città d’origine: «Nato a Trieste, da madre triestina e padre alto-laziale vissuto a Roma», in concerto all’Hangar Teatri venerdì, preceduto alle 20.30 da Andrej Marao in una serata in collaborazione con Yeah. «Sono cresciuto in una sorta di bipolarità anche lessicale – continua Romastino – forse acuita dal fatto che i miei sono professori di lettere, mi sono sempre trovato a metà del guado. Questa idea della bi-cittadinanza sanguigna la posso dipingere così: mi sento molto romano quando ho a che fare col prossimo, quando scherzo, quando vedo la Roma in televisione con il mio babbo. Mi sento molto triestino quando difendo la mia città, Trieste, a spada tratta, e quando la descrivo ad amici e conoscenti non triestini. Amo Trieste smisuratamente, mi piacerebbe un giorno buttare giù una sorta di “lista dei luoghi” a me più cari e regalarla a tutti i foresti».
All’Hangar presenta in anteprima il suo primo album «Nonrichiestour», che prende il nome da un progetto di tour “non richiesto da nessuno”, che lo ha visto suonare nelle piazze di Padova, Bologna, Ferrara, Arezzo e Firenze. «C’è da aspettarsi ironia – riprende – e perché no, anche un po’ di filosofia di vita spicciola, specie quella anti-social. E tanta ironia della sorte, perché è sempre meglio essere autoironici sul proprio destino e la propria fine, bevendoci sopra un bicchiere, dando un calcio al pallone e cantando canzoni che inneggiano alla vita, con sempre un velo di malinconia sotto. Un po’ cinici, un po’ felici: le due cose non viaggiano così separate. Il tutto espresso in chiave acustica con chitarra, accompagnata dal cajon del mio amico percussionista Simone Ebbasta». Influenzato da Brunori Sas, Dalla, Battisti, Pino Daniele, Guccini, del cantautorato locale dice: «A Trieste c’è tanta gente che suona e canta divinamente, sicuramente molto meglio di me! C’è The Leading Guy che ha oramai spiccato il volo con la sua chitarra un po’ country e la voce graffiante, c’è Cortellino che stimo per irriverenza dei testi e groove blues, Riccardo Gileno che ha una voce spaziale».
Elisa Russo, Il Piccolo 3 Maggio 2019