Due dei nomi più apprezzati del cantautorato nostrano, entrambi con lunghe carriere alle spalle, Bobo Rondelli da Livorno e Marco Iacampo da Mestre, saranno i protagonisti di un doppio concerto venerdì all’Hangar Teatri. In apertura alle 20.30 anche un breve set di Romastino con le sue ballate intrise da deviazioni e libertà dialettali e temi politico-satirico-amorosi bagnati da una punta di cinismo e ispirati da due mondi e modi di vivere, Roma e Trieste, città in cui vive e compone. «Siamo lieti di collaborare con alcune delle realtà più brillanti della regione e oltre – commenta Marco Valvassori, direttore artistico di Yeah, che organizza la serata –. Con i ragazzi dell’Hangar godiamo di stima reciproca. Sognavo da tempo di vedere sullo stesso palco Rondelli e Iacampo, finalmente ci siamo riusciti: si prospetta una serata che resterà a lungo nel cuore».
«Trieste come spirito mi sembra così vicina alla mia Livorno – afferma Rondelli – anzi diciamo che Livorno è la Trieste povera». Sarà il suo primo vero e proprio concerto in città, aveva fatto tappa al Caffè San Marco ma per un incontro legato al cinema e al Light of Day a Muggia nel 2016 per il benefit capitanato da Joe D’Urso. Bobo debutta nei ’90 con gli Ottavo Padiglione, il singolo “Ho picchiato la testa” prodotto da Pirelli (Litfiba) impazza nelle radio. Dai 2000 intraprende la carriera solista e realizza sei album di inediti (l’ultimo “Anime Storte” nel 2017), colleziona collaborazioni celebri come quella con Stefano Bollani, vince il Premio Ciampi (e realizza il cd “Bobo Rondelli canta Piero Ciampi”), il premio Tenco. Poetico e irriverente, dal vivo alterna momenti di alto pathos a siparietti comici, senza che i due estremi stridano. Abile anche come imitatore (tra le tante voci, quella di Mastroianni), l’amico regista Paolo Virzì lo prende a cuore e realizza su di lui uno splendido film documentario «L’uomo che aveva picchiato la testa» del 2009 (proiettato lunedì all’Hangar); Rondelli compare poi in cameo nei successivi film del suo concittadino “La prima cosa bella” e “La pazza gioia”.
«All’Hangar condivideremo il palco per la prima volta – dice Iacampo –. Sarà bello perché apprezzo davvero il suo modo di fare, Rondelli porta musica, poesia, voce, è molto attento e rigoroso; riesce a prendersi in giro senza perdere la sacralità performativa».
Anche Iacampo come Rondelli debutta nei ’90 con alcuni gruppi, per dedicarsi poi alla carriera solista dal 2000. «Ho sempre scritto canzoni in solitaria – racconta – anche quando stavo nelle band. Dico spesso che io e le canzoni abbiamo una relazione aperta. Ormai la canzone è lì e non mi preoccupo se non arriva subito». Con “Fructus” del 2018 ha completato una trilogia cominciata nel 2012 con “Valetudo” e proseguita nel 2015 con “Floris”: «Dal vivo proporrò un viaggio tra questi tre lavori». Il tour è partito da Oslo e ha toccato Parigi, Bruxelles, Zurigo… «Molti anni fa avevo un progetto in inglese, GoodMorningBoy, e il desiderio di portare la mia musica all’estero è rimasto. Penso ci sia grande attenzione alla melodia e alla poesia (unione tra parola e armonia musicale) e sono cose che arrivano al di là della comprensione razionale di un testo. Vedo che all’estero il tipo di musica che faccio è apprezzato, ho trovato un pubblico norvegese o francese molto attento… E ad aprile sarò in Brasile (è la prima volta che lo dico!), anche lì ascoltano in modo musicale, oltre al testo». In città ha suonato nel 2015 al Lunatico e nel 2016 al Round Midnight: «Non conosco così bene Trieste, ricordo il lungomare, il castello, il parco dell’ex manicomio…». Dopo aver vissuto a Milano è tornato in Veneto da circa sette anni «Mio padre è di Campobasso – conclude – quindi mi ha passato un po’ la sua interpretazione del Nord Est, non sempre felice però mi sento fortunato ad avere questa doppia visione. Si riconosce a questa zona la dedizione al lavoro, cosa che può essere positiva o negativa. Vivo quotidianamente delle relazioni in cui il lavoro diventa un problema, perché assorbe troppo la vita delle persone. E allora c’è bisogno di scambi culturali, anche a livello di nozioni su come si può vivere il tempo, la ricchezza, il guadagno».
Elisa Russo, Il Piccolo 15 Febbraio 2019