ROY PACI A CAPODISTRIA IL 23.07.22

«Sono contentissimo di suonare per la prima volta a Capodistria. Ci sono passato tanti anni fa ma non ci ho mai suonato e sono felice che gli amici del Folkest rimangano tali a distanza di anni perché per me è indimenticabile il concerto che feci per loro con la Banda Ionica e l’amicizia nata all’epoca. Si rinnova questa grande stima reciproca». Roy Paci, trombettista, cantante, compositore e produttore siciliano sarà protagonista con gli Aretuska di un concerto sotto le storiche arcate della Taverna in piazza Carpaccio, l’antico magazzino del sale veneziano, sabato alle 21. Folkest a Capodistria nasce grazie a una collaborazione nata nel 1992 tra l’Associazione Culturale Folkgiornale e il Comitato Organizzatore della CAN di Capodistria che alla fine degli anni Novanta ha dato vita all’AIAS, che ha portato nel tempo artisti come Joan Baez, Branduardi, Joe Cocker, Bregović, Ron, Vecchioni, PFM, Shel Shapiro, rendendo le notti capodistriane un caposaldo delle calde estati di Folkest.

Paci, a Capodistria, nonostante l’annunciato scioglimento, si esibirà dunque con gli Aretuska?

«Siccome siamo gente allegra abbiamo deciso di chiudere questo progetto che misi su 25 anni fa, gli Aretuska, con un tour simpatico. Per l’occasione ho remixato tutti i brani che ho scelto dagli otto album fatti, in maniera elettronica e innovativa tanto che le piazze e i festival si trasformano in un vero e proprio dancehall, vogliamo creare quasi il clima di una discoteca con i nostri pezzi da ballare. È un passaggio che mi permetterà di arrivare al nuovo progetto discografico che è in cantiere in cui ci sarà più elettronica e sto cercando di accompagnare per mano tutta la fanbase che mi supporta per far capire la direzione in cui sto andando».

Intanto è uscito un singolo. E l’album?

«Arriverà a inizio 2023. Il brano pubblicato, “Happy Times”, è il primo mattoncino di questa casa che sto costruendo con nuovi musicisti, è un restart dopo quello che è accaduto a tutti noi in questi anni, entrando in riflessione con me stesso, ho sentito una grande necessità di ripartire con un progetto completamente nuovo, non mi andava di restaurare qualcosa di vecchio, volevo proprio ricominciare da capo».

Com’è stato accolto “Happy Times”?

«I numeri sono altissimi, un milione su TikTok e Instagram, YouTube e Spotify anche bene, le grosse radio lo trasmettono, il singolo sta spaccando pure dall’altra parte dell’oceano e mi interessava che potesse preparare il terreno anche per i prossimi tour in Sud America e all’estero in generale».

Che estate sta passando?

«Piena di cose belle, anche di produzioni e direzioni artistiche, tra le ultime il Carnevale più antico d’Europa a Putignano in Puglia, ho organizzato una mega parata in cinque punti della città che poi si sono riunite tutte insieme. La gente ha bisogno di concerti, la musica è la migliore medicina per tante cose e ce ne stiamo rendendo conto tutti, è un rituale talmente ancestrale che non si può non pensare che abbia un valore alto».

E all’Eurovision com’è andata?

«C’erano 12 mila persone per noi dentro più altre cinquemila fuori, era una delle prime date che facevo dopo il ritorno alla musica ed è stato molto emozionante. È arrivata subito dopo il primo maggio di Taranto, dove io sono direttore artistico da dieci anni ed è stato un enorme abbraccio di 150 mila persone, io e Antonio (Diodato) abbiamo deciso per la prima volta di esibirci (oltre che organizzare). Quest’anno è partito davvero alla grande e mi auguro che continui». 

Elisa Russo, Il Piccolo 19 Luglio 2022  

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