RUBRICA DISCHI: DR JOHN “LOCKED DOWN”; RUFUS WAINWRIGHT “OUT OF THE GAME”

 

ARTISTA: Rufus Wainwright

TITOLO: «Out of the Game»

ETICHETTA: Decca/ Universal

 

 

Il cantautore statunitense Rufus Wainwright giunge al suo settimo album in studio accompagnato dal produttore Mark Ronson (noto per aver prodotto, tra gli altri, “Back to Black” di Amy Winehouse). Tantissimi gli ospiti che hanno portato il oro contributo: dalla sorella Martha Wainwright (anche lei figlia d’arte e musicista), Nels Cline dei Wilco, The Dap-Kings, Sean Lennon, Andrew Wyatt e Nick Zinner degli Yeah Yeah Yeahs. Le influenze dichiarate sono quelle dei giganti Elton John (palese in un brano come “Jericho”), David Bowie, Harry Nilsson e Steely Dan; soprattutto dei loro lavori usciti negli anni 70: «Siamo nati in quel decennio e quella è la prima musica che abbiamo sentito in vita nostra» spiegano Ronson e Wainwright, che in studio hanno subito trovato la giusta sintonia e hanno confezionato 12 tracce di raffinatissimo pop. Una semplicità sorprendente, per un artista con una formazione classica ed una grande attitudine alla sperimentazione che ha deciso di mettere da parte, per questa volta, un certo manierismo vocale in cui aveva indugiato all’eccesso nei precedenti episodi.

 

Elisa Russo

 

 

 

 

ARTISTA: Dr. John

TITOLO «Locked Down»

ETICHETTA: Nonesuch

 

Malcolm John “Mac” Rebennack, in arte Dr. John, cantautore, pianista e chitarrista statunitense, compirà 72 anni a novembre. Nel suo curriculum annovera collaborazioni, come session man, nei dischi di Sonny & Cher, Van Morrison, Aretha Franklin, Rolling Stones… Nella sua carriera solista ha dato vita ad una personalissima miscela di funk, rhythm and blues, rock psichedelico e un pizzico di misticismo vudù. Ha realizzato i suoi dischi più significativi tra gli anni 60 e 70: avrebbe potuto vivere di rendita, e rimanere una leggenda del r&b di New Orleans, senza nulla aggiungere; proporre semplicemente un nuovo album classico, senza grosse sorprese. Ed invece, l’uscita del suo nuovo lavoro «Locked Down» (Nonesuch) ha stupito ed entusiasmato. Il segreto di questo successo è presto svelato: si tratta dello zampino di Dan Auerbach produttore nonché cantante e chitarrista di una delle più acclamate blues/rock band degli ultimi anni: Dan Auerbach. Auerbach si è sempre dichiarato fan di Dr. John, quindi è giunto il momento di ripagare il suo maestro. Come molti hanno sottolineato, Auerbach è stato per Dr. John ciò che Rick Rubin è stato per Johnny Cash. Rubin aiutò semplicemente Cash a riscoprire se stesso, a tirar fuori ciò che era sempre stato, dando vita ad una vera e propria rinascita con le American Recordings. Auerbach vola a New Orleans con lo stesso intento, quello di tirar fuori il vero Dr. John, anzi il vero Mac Rebennack come ama precisare, con una certezza sul metodo da utilizzare: «volevo circondarlo di musicisti giovani e metterlo alla prova». Dr. John si mette nelle sue mani e si fa guidare nella composizione di un disco molto vero, molto introspettivo: la vita dell’artista viene ripercorsa sin dal titolo «Locked Down» (letteralmente “imprigionato”, nulla di metaforico ma un reale riferimento ad una sua esperienza di incarcerazione), riferimenti espliciti agli anni di dipendenza dalla droga, fino ad un finale in cui cerca di riconciliarsi con i suoi figli, «My Children, My Angels». Un viaggio che non manca nessuna delle tappe più dolorose della sua vita, insomma. Auerbach ritiene che Dr. John non abbia mai scritto nulla di così personale: «so di averlo spinto fortemente in quella direzione». Anziché il pianoforte, dominano le tastiere funky suonate da Dr. John: Hammond B3, Fender Rhodes, Farfisa. E poi chitarre distorte, il sax baritono, ed i fiati in generale sempre in primo piano. Con l’influenza di vecchi 45 giri di funk etiope (Dr. John esegue un assolo di Farfisa in perfetto stile egiziano), rock primordiale e blues elettrico. Un album nato e scritto durante le jam in studio, a partire dalle parti musicali per finire poi con testi e parti vocali. «Questo è un album che resterà nel tempo, perché parla con il cuore», promette Auerbach.

 

Elisa Russo

 

 

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