SERGIO GIANGASPERO “Maelstrom”

“Maelstrom” è un vortice spaventoso, un gorgo causato dalle correnti di marea tipico della Norvegia, da sempre fonte di suggestioni letterarie (Edgar Allan Poe, Jules Verne, Emilio Salgari): è sembrato allora particolarmente efficace come titolo per Sergio Giangaspero, che dopo tanti anni a suonare nei dischi altrui, si è trovato a firmare il suo primo album solista: «Un termine – spiega il chitarrista e compositore triestino – reso noto da una novella di Poe, qualcosa di molto forte e violento, inimmaginabile nel nostro Adriatico, un nome pensato anche in concomitanza con la scoperta di una malattia di cui a lungo non sapevo come sarebbe andata, con la conseguente inquietudine». Una raccolta di undici pezzi scritti nell’arco di più di trent’anni, dal 1985 (“Evanescence” e “Choro pra mim”) al 2019 (“Maelstrom” e “Piccolo cielo”), alcuni originariamente per chitarra sola, poi riadattati per un trio che si fa chiamare Mappachecanta (insieme alla chitarra di Giangaspero ci sono Sebastiano Crepaldi al flauto e Luca Demicheli al basso acustico); Andrej Pirjevec (batterista e bassista sloveno) si è poi occupato del mastering in studio. «Sono sempre stato impegnato a suonare musica di altri, più “illustri” di me. Ora mi sono deciso a pubblicare il mio materiale perché negli ultimi anni ho scritto alcuni brani che mi piacevano particolarmente e allora ho pensato fosse il momento giusto per metterli fuori assieme ad altri più vecchi». Musica popolare, folk, world music… come definirla? «Vorrei essere poliglotta – risponde – cerco di cimentarmi con stili diversi, mi piace spaziare».

Giangaspero ha sin da giovanissimo una grande passione per la musica brasiliana: si specializza, dunque, sulla letteratura musicale popolare e d’autore del Brasile. Milita in diverse formazioni (Imagens, Drom Pale Luma, Ponteio…) e accosta al consolidato repertorio brasiliano le musiche tradizionali e caratteristiche di altri paesi e culture (dal fado portoghese al tango argentino, alla canzone napoletana alla musica in lingua yiddish). Ha collaborato anche con diverse cantanti triestine: Alessandra Franco, Ornella Serafini, Loretta Cimenti e dal 2015 con la goriziana Paola Rossato «Sono un estimatore della musica d’autore – commenta -, quando ho sentito Rossato mi è subito piaciuto il suo linguaggio, il suo modo di fare musica che è solo apparentemente leggero però estremamente profondo sul piano dei contenuti e musicalmente molto raffinato». Dagli anni ’90 Giangaspero svolge attività didattica, dal 2002 alla Scuola di Musica 55 «La Casa della Musica si è fermata solo nei mesi del lockdown, ora sono sospesi i corsi collettivi e attivi quelli individuali. È un punto di riferimento, una realtà importantissima, sopravvissuta a tutto. Certo l’emergenza ha bastonato quelli che erano già deboli prima, ma non mi sento di lamentarmi». Con il trio Mappachecanta ha progettato le registrazioni, a distanza, di un disco di inediti per inizio 2021, con la consapevolezza che lontano dai palchi «Si vive con un vuoto pazzesco, non è solo il fatto di viaggiare e suonare in pubblico, ma tutto ciò che contorna il live e la sua organizzazione, le prove per affinare l’intesa mancano tantissimo».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 18 Novembre 2020


Articoli consigliati