È una delle figure chiave della musica in città, per talento, gusto, competenze. Alessandro Giorgiutti, spesso in punta di piedi, come produttore – ama definirsi “finalizzatore di canzoni altrui” – in studio ha messo il suo tocco su almeno 70 dischi (Limes, Irene Brigitte, Narciso Yepess, Toni Bruna, The Charlestons, Matteo Bognolo, Cortellino…). Come fonico live ha girato il mondo con i Mellow Mood «Ma Trieste, città splendida – puntualizza – è la casa-base, mi rallenta i pensieri, mi aiuta a rielaborare quello che vivo in giro. In viaggio non ho la lucidità di mettere a fuoco. Trieste è il parco giochi per sviluppare certe idee». Parallelamente al lavoro sulla musica altrui, c’è la sua carriera di cantautore, partita negli anni 2000 con il nome d’arte AbbaZabba con cui ha pubblicato diversi lavori, tra folk e rock. Poi ha cominciato a percorrere la strada del cantautorato, lasciando l’inglese e prendendo sempre più padronanza della lingua madre. Il percorso continua ora con un cambio di nome: non più AbbaZabba, è pronto a lanciare il suo nuovo progetto, Sesto, con l’ausilio della Waves Music Agency. Un po’ nasce da un’esigenza burocratica (un omonimo che ha causato problemi di condivisione su Spotify) ma in fondo «Non ho mai avuto paura dei cambiamenti – dice – e una ripartenza mi fa sempre bene». Sesto, dunque. Sceglie questo pseudonimo perché, in questa corsa disperata a chi arriva primo, lui preferisce «camminare, senza guardare a classifiche, a graduatorie, senza voler neanche salire su un podio. Nel basket, il sesto uomo è l’outsider, pur ricoprendo un ruolo importantissimo per la squadra senza esserne la stella. Sesto è anche quel senso in più, che non tutti hanno, l’intuito, l’istinto». Il 2 novembre esce il primo singolo di questa sua nuova incarnazione, e funziona come ogni cosa da lui toccata. S’intitola “Sbalzi” «Di umore, di vita. Sono le montagne russe, gli alti e bassi che tutti viviamo». Un brano autobiografico: tutto nasce da un sogno in cui l’autore ha visto sé stesso camminare in un pioppeto, reso perfettamente geometrico dalla mano dell’uomo, il viaggio prosegue poi sotto terra, quasi una discesa agli inferi, in un posto dove isolarsi per non sentire dolore ma da cui fuggire per poter tornare a “sognare di giorno e la notte dormire”. Il video è stato girato sul Carso triestino (la cava a Zolla) e nelle campagne friulane, in inverno, sotto la regia di Francesca Centonze e Giulio C. Ladini. Il brano anticipa l’album “Pianosequenza” in uscita all’inizio del 2021, ha coinvolto vari talenti della musica regionale: Paolo Baldini (Mellow Mood, Tre Allegri Ragazzi Morti, Jovanotti), The Sleeping Tree, il basso di Franz Candura (Stop the Wheel, Jennifer Gentle), la voce di Chiara Vidonis in un pezzo, la chitarra classica di Matteo Bognolo, la batteria di Moreno Buttinar e special guest alla batteria, e non solo, Toni Bruna. Nell’album ci sarà anche una cover di “Cosa sarà” di Lucio Dalla (scritta con Ron e poi duettata da Dalla e De Gregori): «Ho provato a proporre una versione più contemporanea ed elettronica – conclude Sesto -. Lucio Dalla mi torna sempre come metro di misura sulla musica italiana (l’asticella da superare), in totale libertà è riuscito a vendere come pop canzoni spesso senza ritornello, con una voce fantastica, testi iper psichedelici e bellissime musiche. Dei contemporanei? Riccardo Sinigallia lo ascolto e lo studio, per la sua sincerità, scrittura e capacità di mettere gli accenti su certe parole».
Elisa Russo, Il Piccolo 2 Novembre 2020