«Dico sempre che non ho scelto io, è la composizione che ha scelto me. Sento il bisogno, la necessità di scrivere, non potrei farne a meno. La musica ti rappresenta, è schietta, senza travestimenti». Ha le idee chiare Silvio Bartoli. Nato a Monfalcone nel 1989, ha vissuto qualche anno a Trieste: al conservatorio Tartini si è laureato in pianoforte nel 2015 (con 100/110) e questo mese in composizione (con 110 e lode), vincendo anche il riconoscimento come “miglior laureato in composizione 2018”. E ora arriva un’importante conferma a livello nazionale: la tredicesima edizione del “Premio Nazionale della Arti”, promosso dal Miur e rivolto agli studenti dell’Alta Formazione Artistica e Musicale è stato assegnato, per la sezione “composizione per orchestra”, al suo “Glitches”, un omaggio a Claude Debussy e Gioacchino Rossini. «Oltre che una somma in denaro – spiega Bartoli –, il premio prevede l’esecuzione da parte dell’orchestra nazionale dei conservatori italiani all’Auditorium Parco della Musica di Roma a dicembre».

«Ho iniziato a otto anni con chitarra e tastiere, genere pop e rock – ricorda Bartoli –. Ho cominciato presto a scrivere musica mia e a studiare più seriamente il pianoforte pop/jazz con Francesco Contadini e Giorgio Pacorig per poi proseguire con quello classico. Da piccolo Rick Wakeman, che faceva parte degli ascolti “rockettari” di mio papà, mi ha ispirato, è stato emozionante vederlo quest’estate in concerto a San Giusto. Ho passato 12 anni della mia vita al Tartini, quest’anno ho anche lavorato come arrangiatore per la Civica Orchestra di Fiati di Trieste. Il conservatorio mi ha aperto tante possibilità, come quella di comporre per il Festival del cinema muto di Pordenone. Il mio filone è la contemporanea classica, il mio riferimento Stravinsky».

Nel 2016 vince un concorso di composizione a Trieste con borsa di studio e stage formativo all’Università di Toronto. I suoi brani sono eseguiti in Italia, Canada e Paesi Bassi. Fa domanda di ammissione a tre scuole diverse, “Trinity Laban” (Londra), Royal Conservatoire (Anversa) e “Codarts Università delle Arti” (Rotterdam): ha risposta positiva da tutte e tre e sceglie di frequentare la scuola olandese attraverso il progetto “Erasmus Plus”.

«A Rotterdam – spiega Bartoli – ho conosciuto musicisti da tutto il mondo. Toronto è stata una bella esperienza, mi piacerebbe tornare là: il mio obiettivo è trasferirmi all’estero. A settembre sarò in Cile: ho vinto un concorso indetto dal maestro Emmanuele Baldini, direttore artistico dell’Orchestra da Camera di Valdivia e spalla dell’Orchestra Sinfonica di San Paolo; consisteva nel comporre un movimento (il quarto) della “Suite Verdi”».

«”Quando scrivi – conclude – è come partorire un figlio” mi diceva il mio maestro Stefano Bellon, lo vuoi cullare, proteggere, però non puoi fare qualcosa che snaturi il bambino, sarebbe come ucciderlo, devi rispettare le sue caratteristiche cioè essere intellettualmente onesto. Oggi la fruizione della musica è diversa, più superficiale. La leggera può essere un sottofondo, un riempitivo, ma non potrei mai ascoltare Brahms in macchina perché andrei fuori strada! Al di là dalla classica? Apprezzo Bruno Mars, ha molto gusto».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 28 Ottobre 2018

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