SIMON REYNOLDS «Polvere di stelle – il glam rock dalle origini ai giorni nostri»

polvere-di-stelle-cover«Piuttosto che aggrapparmi alle definizioni, ho preferito interpretare il termine “glam” nel senso più ampio e inclusivo della parola, lasciandomiMARC BOLAN guidare dalla musica, dalle storie e dalle personalità» così, nell’introduzione di «Polvere di stelle – il glam rock dalle origini ai giorni nostri» (Minimum Fax, pagg 689, € 28), spiega Simon Reynolds, uno dei più importanti critici musicali contemporanei (collabora con Melody Maker, The New York Times, Village Voice, The Guardian, Rolling Stone ed è autore di volumi come «Retromania»). “Glam” (in Usa anche “glitter”) identifica una sensibilità, uno spirito emerso intorno agli anni Settanta, prima del punk. È possibile, tuttavia, vedere il fenomeno come un continuum: dal boogie di Marc Bolan che sprizzava charme da tutti i pori ad Alice Cooper con il suo shock rock che sperimentava travestimento e scandalo, da Gary Glitter a Lou Reed e i suoi Velvet Underground (considerati progenitori del glam rock), dal retrofuturismo visionario dei Roxy Music agli anarchici New York Dolls (definiti “tutto ciò che i Rolling Stones fingevano di essere ma non erano mai DAVID BOWIE Striped-bodysuit-for-Aladdin-Sane-tour-1973stati”), da Wayne County agli insospettabili Queen, dagli Ultravox ai Kraftwerk, dal Rocky Horror Picture Show (forse il capolinea del glam: il pubblico che fa la parodia di qualcosa che è già una parodia) a “L’uomo che cadde sulla Terra”. Fino a un’esauriente panoramica sugli strascichi del fenomeno: Johnny Rotten, Kate Bush, Grace Jones, Prince, Madonna, Marilyn Manson, Lady Gaga e Kanye West, per fare solo alcuni nomi. Protagonista assoluto è però David Bowie. Concepito e scritto quasi interamente prima del 2016, «Polvere di stelle» è stato rivisto e arricchito in seguito alla scomparsa del Duca. Reynolds ne ripercorre la storia, tra Inghilterra e Stati Uniti – non a caso i due paesi d’origine del glam rock – con la passione di un fan sconvolto dalla sua morte a cui si può trovare consolazione pensando che «la Terra ha oltre quattro miliardi di anni e abbiamo la fortuna di aver vissuto contemporaneamente a David Bowie».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 16 Novembre 2017

glam

 

Articoli consigliati