Giovedì alle 21 i triestini Soundrise presentano il loro nuovo album «Timelapse» al Macaki di Viale XX Settembre. La serata è organizzata da Trieste is Rock e prevede anche l’esibizione dei Freedom Slaves di Udine.
Il primo nucleo dei Soundrise, band che miscela hard e progressive rock, nasce nel 2002 con Walter Bosello (voce) e Dario Calandra (chitarra) a cui si è aggiunto più tardi Massimo Malabotta (batteria) e di recente Stefano Alessandrini (già tastierista dei Fist of Rage); per coprire il ruolo di bassista, ad oggi vacante, si avvalgono di Christian Zacchigna, che ha partecipato anche alle registrazioni dell’album.
«Timelapse» raccoglie una selezione di brani scritti tra il 2004 ed il 2010. «Il titolo, letteralmente “lasso di tempo”, vuole rappresentare il fatto che in esso è presente una buona fetta della storia e dell’evoluzione stilistica della band», spiega Calandra.
Siete partiti come cover band per passare poi alla scrittura di materiale vostro, cosa ha comportato questa scelta?
«Quando proponevamo cover suonavamo spesso ed in svariate situazioni: pub, bar, ristoranti, sagre. Quasi sempre però la location non era predisposta (acustica, impianto, luci) e di ciò ne risentiva la resa dello spettacolo. Oggi, facendo musica nostra, suoniamo sicuramente più di rado ma lo show è decisamente di più alta qualità: i locali ed i club, le piazze, che danno spazio alle original band sono quasi sempre meglio attrezzati e un minimo predisposti per ospitare eventi live. Se da una parte quindi si suona meno, dall’altra si ha la possibilità di proporre uno spettacolo migliore. E poi, la soddisfazione che si ha nel suonare la propria musica è impareggiabile».
Quali sono i vostri modelli musicali di riferimento?
«Yes, Queen, Genesis, Nine Inch Nails, Dream Theater, HTP, Aerosmith, Deep Purple, Toto… Il bello della nostra musica è che ognuno porta le proprie influenze nei brani che scriviamo, dando così un sound particolare e variopinto. Solitamente partiamo da un’idea di brano piuttosto chiara portata dal nostro cantante, Walter (a cui dobbiamo la maggior parte dei nostri brani). Poi ognuno di noi prende la sua parte e la riarrangia secondo il proprio stile, proponendola poi agli altri e rielaborandola, quando necessario, fino a renderla armoniosa col resto. In questo modo raggiungiamo una buona sintesi dei nostri gusti. Accade comunque anche che scriviamo dei pezzi direttamente in sala prove. In quel caso proponiamo, disfiamo, ricostruiamo, fondiamo idee d’ogni tipo fino ad arrivare a qualcosa che soddisfi tutti».
Che ne pensa della scena musicale triestina?
«Parlando di band, la scena è ricchissima. Penso ci siano moltissimi gruppi validi pieni di buone idee e ottimi prodotti. Purtroppo, ad oggi, la città non riesce a valorizzare questo enorme potenziale. Mancano le strutture, i locali sono pochissimi e le manifestazioni scarseggiano, ma soprattutto manca la giusta mentalità. Oramai si va a sentire solo l’amico o il parente e sono in pochi quelli che vanno ad un concerto di band emergenti semplicemente per ascoltare della musica dal vivo. È davvero un peccato perchè questa città avrebbe veramente tanto da dire».
Che tipo di concerto proporrete al Macaki?
«Proporremo uno spettacolo di circa un’ora imperniato soprattutto sui brani dell’album ma anche con alcuni inediti ed un nostro vecchio pezzo risalente agli esordi a cui siamo molto affezionati».
Come è nata la collaborazione con Trieste is Rock?
«Abbiamo incontrato Trieste is Rock nell’ottobre 2010, quando ci hanno contattati per suonare al primo Trieste is Rock Party all’Ausonia. Da allora abbiamo mantenuto ottimi rapporti e, a livello di singoli, alcuni di noi hanno iniziato a partecipare attivamente alla vita dell’associazione. Nel momento in cui abbiamo finalmente finito l’album, Trieste is Rock si è dimostrata disponibilissima e prontissima ad organizzare un evento per ospitarne il lancio. Non possiamo che ringraziare queste persone che con passione e fervore si fanno in quattro per promuovere eventi live a Trieste».
Elisa Russo, Il Piccolo 18 Ottobre 2012