STEFANO BOLLANI A UDINE E TRIESTE, 09 E 10.06.23

Una doppia data esclusiva, venerdì al Teatro Nuovo Giovanni da Udine e sabato al Politeama Rossetti di Trieste, alle 20.45, per Stefano Bollani con l’Orchestra giovanile Filarmonici Friulani diretta dal Maestro Ferdinando Sulla, con il percussionista Bernardo Guerra e cinquanta strumentisti under 35. «Suoniamo il mio “Concerto azzurro” – spiega Bollani, apprezzato pianista jazz, compositore e showman – e poi due capolavori di George Gershwin, “Un americano a Parigi” e “Rapsodia in blu”: mettiamo insieme il blu e l’azzurro. Sono entusiasta di suonare con questi giovani».

Come è nata la collaborazione?

«Me l’hanno proposto, li ho sentiti suonare (a distanza, non ancora dal vivo), ho trovato che avessero una bella energia e ho detto di sì». 

Si fermerà qualche giorno in regione?

«Sì perché dobbiamo provare. I musicisti sono sempre di passaggio, ma ho già avuto la fortuna di stare qualche giorno a Trieste quando avevo tenuto una masterclass al conservatorio Tartini, una bellissima esperienza; la città mi era piaciuta davvero, mi ci perdo volentieri girando a piedi».

Una zona che ha dato i natali ad artisti a lei cari come Enrico Rava, Segio Endrigo, Lelio Luttazzi…

«Vero. Su Luttazzi è uscito adesso un bel documentario a cui ho partecipato, è un grande riferimento per me. Quando anni fa per la prima volta mi hanno chiesto di fare tv ho pensato subito a lui, per grazia e stile».

Ad aprile è uscito il suo nuovo album “Blooming” come sta andando?

«Molto bene, ne sono contento. Lo trovo bello anche come oggetto, con un progetto grafico curato da mia moglie Valentina Cenni, i disegni di Laura D’Amico. Valentina mi ha stimolato a immaginare una fioritura e da qui il titolo: è uscito nel periodo giusto, a primavera».

C’è un brano che si chiama “Quando c’è silenzio”. Che ruolo ha il silenzio in una vita piena di musica e parole?

«È una condizione grazie alla quale la musica diventa sempre più interessante».

Dovrebbe essere il suo cinquantatreesimo album, senza contare le collaborazioni. Come fa a essere così prolifico?

«Non ho mai avuto un’organizzazione o una routine perché la vita del musicista è sempre un giorno qui e uno lì. Purtroppo, suono uno strumento con cui non posso esercitarmi quando sono in viaggio, per questo scrivo o faccio atre cose quando non ho il pianoforte sotto le dita».

Preferisce il lavoro in studio o live?

«Entrambi. Ma ora, non avendo suonato dal vivo per scelta da un anno e mezzo, ne ho molta voglia».   

In questi giorni è in replica su Rai3 “Via dei matti n°0”, un piccolo miracolo per la tv. 

«Siamo contentissimi, la nostra soddisfazione più grande è quando a fine puntata arriva un bambino che dice ai genitori “voglio suonare il clarinetto” perché l’ha visto da noi».    

La vostra cifra è sempre la leggerezza?

«Io e Valentina parliamo della musica, e della vita, in questo modo che portiamo in scena».  

Senza confini di genere?

«Se la musica mi piace, mi piace. Non influisce come qualcuno l’ha definita. Posso ascoltare anche rap, ho scritto un bel brano con Anastasio, “Tubature”, mi sono divertito». 

Da intervistatore le capita di improvvisare?

«Abbiamo uno schema, poi ascoltiamo l’ospite e vediamo dove ci porta. È un po’ quello che accade nel jazz». 

Ci sarà una nuova edizione?

«Noi siamo pronti e disponibili, ne stiamo parlando con la Rai». 

Elisa Russo, Il Messaggero Veneto 05 Giugno 2023 

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