STEFANO EDDA RAMPOLDI INTERVISTA WALTER SOMA’

Stefano Edda Rampoldi: «Ciao Walter come spieghi la tua dipendenza dal fumo tu che per lavoro aiuti gli altri a risolvere problemi di dipendenza?».

Walter Somà: «Pensa che la droga uccide meno del fumo.
È che non ho trovato nessuno che aiuta me a smettere con le sigarette…
Tu ci provi sempre e mi fai sentire in colpa.
E quando mi sento in colpa mi viene voglia di fumare.
Quindi fumo anche per colpa tua.
In effetti è proprio una cosa stupida quella delle sigarette.
Se penso a quante volte ho rischiato la vita per cose più serie e ora mi sto mettendo nelle condizioni di morire per delle sigarette, mi viene da ridere.
Che ridere eh?».

Stefano Edda Rampoldi: «“Hey suorina” è un capolavoro di canzone, come hai fatto?» .

Walter Somà: «Ho notato che cerchi sempre di prendere le distanze da quella canzone non assumendotene la responsabilità. E dandola a me.
Penso sia una specie di vendetta nei miei confronti per quella questione della suora e delle seghe…
La verità è che la canzone l’abbiamo scritta assieme ed era molto bella.
Poi ti ho lasciato da solo per qualche giorno e l’hai trasformata, riempendola di oscenità e di enfasi eccessiva.
Sei un po’ il mio Mario Merola.
Andresti moderato, a costo di usare la forza.
Comunque, in effetti quella canzone mi piace molto.
Forse è quella che preferisco di tutto il disco.
Se fossi un regista, la metterei sicuramente dentro ad un mio film.
Anche se sono contrario alla musica nei film.
Mi piacerebbe fare colonne sonore».

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Stefano Edda Rampoldi: «Stai per fare un nuovo disco con me, cosa è cambiato?».

Walter Somà: «La chitarra che uso, intanto, è sempre la stessa. Non tiene più. Hai notato con che facilità si scorda?
Poi è cambiato che io e te abbiamo imparato a non trovarci più la domenica, per scrivere.
In linea di massima.
Dopo “Semper Biot” tu hai ricominciato a fare concerti e questo per me è stato un bel regalo.
E io ho capito che non ho molta voglia di suonare in giro ma che preferisco scrivere. Però un po’ ci sto ripensando, ultimamente. Rispetto al suonare in giro.
Mettere al mondo un disco come quello, credo sia stato un gesto importante per entrambi.
Come fare un esorcismo o mettere in scena il nostro psicodramma e bla bla bla.
Quando abbiamo scritto “Semper Biot”, non sapevamo ancora che sarebbe diventato un disco e ho sempre pensato che questa cosa ci avesse fatto guadagnare molta verità dal punto di vista artistico.
Ora sappiamo che io e te stiamo scrivendo per incidere il nostro secondo lavoro insieme, ma sono contento di aver ritrovato immutata, l’urgenza espressiva e l’attitudine con cui lo facciamo.
Per il resto, non è cambiato molto, per me.
Continuo a fare canzoni per lo stesso motivo di prima.
Non conosco la musica e neanche la scena musicale.
La scena musicale non conosce me e tu sei il primo che mi intervista.
Come è giusto che sia.
Penso tu sia molto bravo a porre domande e anche a rispondere».

Stefano Edda Rampoldi: «Hai una voce simile a quella di Pino Daniele e Alan Sorrenti, perchè non canti?».

Walter Somà: «In realtà canto tutti i giorni. Scrivo e registro canzoni di continuo. Ma non sono un cantante vero. Però cantare mi serve per scrivere e perché non ho trovato uno strumento con cui riesco ad esprimermi completamente come con la voce. Mi piace molto farlo.
Poi per me le parole, nelle canzoni che scrivo, sono fondamentali.
Quindi ho bisogno di cantare.
Quando trovo qualcuno che le canta bene, le cedo volentieri».

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Stefano Edda Rampoldi: «Inventare una canzone è una cosa pesante non sempre si ha la forza di farlo tu invece scrivi molto, come fai?».

Walter Somà: «Dici che inventare una canzone è una cosa pesante, ma a me alleggerisce molto.
Quando lo facciamo insieme, vedo più leggero anche te, per una settimana.
Scrivere per me è una cosa molto spontanea. Ho la chitarra in mano ed alcune immagini in testa.
Spesso mi escono contemporaneamente, musica, melodia vocale e parole.
Difficilmente ci lavoro sopra, dopo.
Lascio quasi sempre tutto, così come mi esce la prima volta.
Un po’ è un limite e un po’ rimane pura, la cosa che mi è uscita.
Non so bene. Ma sento che ci guadagno in verità.
Fare canzoni, per me è anche un’estensione della mia capacità di comunicare.
Spesso vado in chiusura e scrivendo, comunico comunque.
Spesso non ho voglia o non riesco ad avere a che fare con la gente, perché non ho spazio.
In realtà forse ne ho troppo e diventa un abisso.
Ti ci puoi perdere dentro.
Infatti quando ho l’abisso aperto ed attivo, tu mi eviti.
Fai bene.
Io, ho un’ambivalenza molto forte in molte cose e la musica, forse, è l’unica cosa che mi integra.
È come una preghiera e a volte credo».

Stefano Edda Rampoldi: «Hai anche un gruppo tuo, dimmi qualcosa».

Walter Somà: «Dopo che abbiamo fatto uscire “Semper Biot”, avevo voglia e bisogno di aprire anche un progetto diverso.
Mi sono ritrovato con Aldo, un vecchio amico torinese, come me.
Anche lui canta molto bene e vive presente.
Stiamo scrivendo diverse canzoni.
Voglio fare un disco molto forte.
Penso che entro un anno lo facciamo».

Stefano Edda Rampoldi: «Perchè tu e io la domenica soffriamo come bestie?».

Walter Somà: «Almeno un giorno alla settimana bisogna soffrire per bene.
Soffrire negli altri giorni, è un lusso per chi può permettersi di non lavorare.
La domenica abbiamo il tempo per farlo concretamente, senza diminuire la nostra produttività.
In realtà credo che la domenica, finisca l’anestesia.
Devo dire però, che in questo ultimo anno, anche il lunedì non scherza».

Stefano Edda Rampoldi: «Sei diventato vegetariano da ragazzo, come mai riuscivi a rispettare la vita degli altri e al tempo stesso devastavi la tua?».

Walter Somà: «Sembra la domanda che ti ha fatto Daria Bignardi all’Era Glaciale… quella sulla fede hare krisna e la tossicodipendenza.
Gli animali preferisco vederli in foto.
Non mi piace toccarli o mangiarli.
Come dici sempre tu “non mangiare carne, è l’ABC”.
Io aggiungo che imparare a volersi bene forse è dalle parti della Z.
Un giro lungo.
almeno per me.
Tu lo sai e lo so io.
Usare eroina è stato come mangiare carne. La mia stessa.
Faccio citazione colta:
Leonardo da Vinci diceva “Verrà il tempo in cui l’uccisione di un animale sarà considerata alla stessa stregua dell’uccisione di un uomo”.
Lui era uno intelligente».

Stefano Edda Rampoldi: «In cosa siamo diversi?»

Walter Somà: «Tutto e niente.
Nella sovrastruttura parecchio.
Nel nucleo simili».

Stefano Edda Rampoldi: «Ti ho sempre offerto le mie fidanzate su un piatto d’argento, perchè non fai altrettanto con me?».

Walter Somà: «Sostanzialmente per non farti fare brutta figura.
E comunque ho visto solo piatti…».

Stefano Edda Rampoldi: «Tu temi Rabuffetti?». 

Walter Somà: «Io no e tu?».

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