SABATO 13 MARZO STEFANO EDDA RAMPOLDI (EX RITMO TRIBALE) PRESENTA IL SUO CAPOLAVORO “SEMPER BIOT” AL TETRIS DI VIA DELLA ROTONDA A TRIESTE
Sabato alle 22, Stefano Edda Rampoldi è in concerto al Tetris di Trieste. Il cantante milanese è stato uno dei protagonisti del rock italiano anni 90: con i Ritmo Tribale, incise 5 album e un ep. Suonarono ovunque: dai centri sociali come il Leonkavallo, ai club e teatri, fino ad arrivare al New Music Seminar di New York. Al Miela di Trieste fecero un incendiario concerto nel 1991, la sera dopo che in città si erano esibiti i Nirvana di Kurt Cobain (al Verdi di Muggia). Nel 1996, dopo una crisi personale, Edda sparì dalle scene. È tornato dopo 13 anni di silenzio musicale (fatti di tossicodipendenza, un percorso di recupero in comunità e una nuova vita come operaio sui ponteggi di Milano) con un disco, «Semper Biot» che molti hanno considerato tra i più belli del 2009. Tra i supporter: Vinicio Capossela, Mauro Pagani (che nel disco di Edda ha voluto suonare il violino), Manuel Agnelli (che gli ha fatto aprire alcuni concerti degli Afterhours), Daria Bignardi (che l’ha voluto come protagonista, assieme allo scrittore De Carlo, di una puntata dell’Era Glaciale). Al Tetris Edda sarà accompagnato dal chitarrista Andrea Rabuffetti e dal percussionista Sebastiano De Gennaro (ha collaborato con Pacifico, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Luca Gemma, Fabio Volo, Andrea Viti e tantissimi altri).
Edda, la musica è stata un amore totalizzante che ha riempito la prima parte della tua vita. Poi la rottura. Ora avete fatto pace?
«Solo in parte. Faccio l’artista part-time, i ponteggi full-time: un lavoro molto duro. Ma ho ascoltato talmente tanta musica dai 10 ai 33 anni, non facevo altro…».
Ci sono delle persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nel tuo ritorno musicale. Per esempio l’autore e musicista Walter Somà.
«Walter è il coautore di “Semper Biot”. Se non ci fosse stato lui sicuramente non sarei tornato a fare musica. Passavamo le domeniche a suonare insieme, mi sono innamorato dei suoi pezzi e abbiamo cominciato a lavorarci a quattro mani. Poi abbiamo conosciuto Andrea che ora mi accompagna nei live, e si è fatta avanti l’etichetta Niegazowana, dopo aver visto dei nostri video su YouTube».
Nei live si è poi aggiunto un percussionista.
«Sebastiano De Gennaro in questo momento ha un ruolo molto importante, sta arrangiando i pezzi per un futuro e ipotetico nuovo disco, mi piace molto quello che sta facendo».
L’ultima volta che hai suonato a Trieste era il 1991.
«Sarà un po’ emozionante tornare a Trieste. Ho fatto un po’ di concerti nella mia vita, e non me li ricordo tutti. Ma quello di Trieste lo ricordo bene. Per me sarà un concerto speciale per tanti motivi».
Nei live fate anche qualche pezzo dei Ritmo Tribale.
E delle cover come “Suprema” di Moltheni e “Stai fermo lì” di Giusy Ferreri.
«Io e lei abbiamo un passato comune: entrambi abbiamo lavorato in un supermercato!».
All’inizio parlava quasi di un commiato, però adesso stai pensando ad un secondo album.
«Questo primo disco non lo so giudicare. Quando l’ho sentito la prima volta mi ha emozionato tantissimo. Ci sono altri pezzi rimasti fuori e mi dispiacerebbe proprio buttarli via. Poi l’atmosfera che c’è ai concerti è diversa e allora mi piacerebbe provare a ricrearla su disco. “Semper Biot” è molto scarno anche perché non volevo avere musicisti attorno, non volevo fare le prove, avevo ancora la nausea di quello che è fare la musica. Volevo una cosa molto semplice e adesso un po’ me ne pento, nel senso che lo farei suonare a dei musicisti professionisti, persone di cui ho stima che sicuramente me lo impacchetterebbero benissimo».
Oltre che con la musica hai litigato anche con la religione?
«Infatti, non è che io non ho fatto pace con la musica. Io non ho fatto pace con la vita. Ci sono dei momenti in cui veramente ho proprio dei problemi di comprensione. Sono alla ricerca di una verità, di una risposta, di un modo che mi permetta di vivere che, nonostante sia arrivato quasi a 50 anni vedo che non c’è e questa cosa a volte mi crea veramente dei problemi».
Elisa Russo, Il Piccolo 12 Marzo 2010