«Non è questione di quanto tempo stai in un luogo, ma di che rapporto instauri, di come ti fa sentire. Io a Trieste mi sento a casa. Dopo ventinove traslochi, quindici città-paesi e otto regioni diverse (un calcolo che ho fatto in lockdown per fare il punto della situazione), Trieste è l’unico posto in cui mi sono trasferita non per necessità, ma per la città stessa. Si è trattato, infatti, di amore a prima vista». Nata a Milano, è dunque triestina d’adozione la cantante e musicista Susanna Romanzi, in arte Sunico che qui ha trovato il terreno fertile per comporre l’album “My Universes” in uscita a dicembre per Collective Records (etichetta del triestino Omar Soffici, autore, produttore e regista, noto anche in campo rap e hip hop), anticipato in questi giorni dal singolo “Vieni con me”: «Il testo tratta della lotta che ognuno di noi vive in modo più o meno intenso e più o meno consapevole – spiega Sunico – tra il pensare, per sua natura sempre nel passato o nel futuro (tra aspettative, rimpianti, programmi, ansie, paure, ricordi…) e il sentire, radicato invece nel presente e nel corpo. È un invito ad ascoltare, a recuperare questa saggezza profonda, decisamente soffocata in questi tempi dominati dalla velocità e dall’iper-stimolazione. È infatti proprio grazie ad essa che possiamo aprirci all’inaspettato, all’inatteso, lasciando cadere schemi obsoleti e preoccupazioni inutili». Del brano esce anche un videoclip girato da Eugenio Spagnol che utilizza alcune riprese di elementi naturali, a cui ha affiancato il corpo nudo della cantante, giocando così sull’affinità tra la saggezza della natura e quella del corpo umano: «Nella fase di pre-montaggio ho mandato il video a mio fratello, per un parere – riprende l’artista -. È stato lui a rivelarci che per non incorrere nella censura avremmo dovuto tagliare una scena in cui si vedeva, sfocato tra l’altro, un mio capezzolo. Io ed Eugenio siamo caduti dal pero: non potevamo credere che sui social dove abbonda ogni genere di volgarità, potesse davvero essere messa in atto una censura del genere. E invece sì. Ci siamo così informati per bene e ci siamo dovuti arrendere a tagliare la scena incriminata. Da lì è nata l’idea di promuovere il singolo con una foto in cui il capezzolo in realtà c’è ma è spostato, frammentato. L’obbiettivo è quello di sensibilizzare riguardo questa vergognosa, assurda censura, che è solo un frammento di un generale atteggiamento discriminatorio nei confronti del genere femminile».
Nell’album “My Universes” confluiranno canzoni che hanno come filo conduttore quello di essere state scritte a Trieste, anche se in momenti diversi. «Sono brani con suoni principalmente elettronici – conclude Sunico – che ho composto interamente con i synth, i loop di LogicPro e il basso, e che poi il mio amico Gabriele Piazza (membro degli Anadarko prima e Maury+Tanja oggi) ha rimaneggiato. Insomma, un ritorno alle origini, dato che è con lui che la mia musica aveva preso la prima forma. Alcuni brani virano sulla dance, “da club berlinese”, ha detto qualcuno che ha avuto modo di sentirli. I testi sono sia in inglese che in italiano. Insomma: ho scritto di pancia, come mi andava, come mi suggerivano, di volta in volta, il mood e il ritmo della canzone. Il titolo rimanda proprio alla complessità del mondo interiore, in questo caso il mio, e all’impossibilità di scegliere un genere musicale o una lingua unici, per lasciarsi, invece, condurre da ciò che, di momento in momento, vuole emergere».
Elisa Russo, Il Piccolo 17 Agosto 2020