«Ci sono io chitarra e voce, il mio direttore musicale Gerry Leonard anche lui alla chitarra ma ha un po’ il ruolo di una band intera, il risultato a volte è molto folk e acustico e altre volte invece è più rock’n’roll, eseguiamo soprattutto canzoni vecchie (non possono mancare le hit che tutti conoscono come “Luka” e “Tom’s diner”), ma ce ne sono anche alcune nuove, un paio di canzoni dall’ultimo “New York songs and stories”, insomma una gamma piuttosto vasta». “An evening with Suzanne Vega” è uno degli appuntamenti di punta di Trieste Estate al Castello di San Giusto con l’organizzazione Miela/Bonawentura, domenica 17 alle 21. Una delle voci più importanti e raffinate della musica pop, una vera antidiva, l’americana Vega ha sempre privilegiato stile, qualità, contenuti e amore per la musica fin dal debutto discografico nel 1985. «Amo davvero l’Italia – prosegue Suzanne –, cibo, arte, cultura, architettura, storia, penso sia stata la prima nazione in cui sono stata passata quando ho iniziato ad andare in tour negli anni ’80».
Partiamo dai suoi grandi successi. “Luka” ha assunto nuovi significati negli anni?
«Rimane ancora attuale, parlava allora di violenza sui minori che purtroppo esiste sempre; nel tempo ha significato molto per un pubblico vasto e sempre in crescita, mi sono arrivati dei feedback da persone di tutti i tipi, che hanno voluto scrivermi condividendo le loro esperienze a riguardo».
E “Tom’s diner”?
«Era nata come una canzone sulle persone che mangiano in un diner, tipico ristorante americano, ma poi è diventata una hit da far suonare alle feste o nei night club e così molti hanno ricordi felici degli anni ’90 associati al brano. Quindi se “Luka” è rimasta la stessa, “Tom’s diner” ha aggiunto nuovi e gioiosi risvolti e ora sta coinvolgendo i giovani perché viene utilizzata su TikTok, dove ho visto una band tedesca che ne ha fatto una cover che è diventata molto popolare».
Utilizza TikTok?
«Beh adesso sì! È un mondo strano».
Le sue canzoni sono molto legate a New York. Ha scritto addirittura “New York is a woman”. È una donna di cui innamorarsi?
«Esattamente. Quando gli stranieri vengono a New York, se ne innamorano. È una donna complicata, che in passato ne ha viste di tutti i colori ma ora è molto gentile. Quella con New York è una relazione amorosa a tutti gli effetti».
New York ha una mentalità diversa dal resto dell’America, pensiamo a quanto sta succedendo in tema di aborto. Che ne pensa?
«Risvolti tragici per le donne, non puoi controllare il sesso ed è terribile se pensiamo a vittime di violenza, di incesto… è un giorno triste, un passo indietro».
Lei è stata un esempio per le donne cantautrici. Sente mai la sua influenza su quelle arrivate dopo?
«C’è un po’ questa tendenza a pensare che ogni donna influenza quelle che arrivano dopo. Per esempio Adele ha dichiarato di essere stata influenzata dalla mia musica, ma io non riesco a vedere la mia influenza nella sua musica, mi sembra molto diversa da me. La adoro e apprezzo la sua generosità nell’aver lodato il mio lavoro. Ma insomma, le donne sono una diversa dall’altra, e mi piace che sia così».
Ha un ricordo di Lou Reed da condividere?
«È la prima volta che lo racconto. Un giorno lo incontrai a un party molto affollato e stavo cercando di andarmene con mio marito che era riuscito ad avanzare, mentre io ero incastrata tra la gente. Ho alzato lo sguardo e mi sono trovata davanti Lou Reed, mi ha carezzato il volto e mi ha detto “sei molto bella”, ero imbarazzata, non sapevo che dire se non “grazie” e sono stata catapultata all’ascensore dove c’era mio marito. È stato un momento magico, poetico, intenso non dimenticherò quell’attimo in cui ci siamo guardati. Quando ci siamo rivisti, è stato come se non fosse mai successo ed era sempre così, ogni volta si azzerava tutto con lui, era un nuovo inizio, non c’era storia pregressa».
Le prossime?
«Voglio finire molte cose iniziate durante la pandemia, canzoni nuove, da far uscire l’anno prossimo e ho fatto anche un film».
Elisa Russo, Il Piccolo 12 Luglio 2022
