SYNNE SANDEN TEATRO MIELA 18.11.23

«Adesso stavo guardando delle foto di Trieste, sembra stupenda»: la cantautrice norvegese Synne Sanden, raggiunta su Zoom, non nasconde la curiosità nei confronti della città che l’ospiterà per la prima volta, domenica alle 20 al Teatro Miela, per l’avvio della stagione Miela Music-Live. 

«Adoro suonare in Italia – aggiunge – io e la mia band ci sentiamo sempre a casa. Trovo un pubblico molto sensibile, l’ideale per le mie canzoni emotivamente cariche. Mi sbilancio e dico che è il paese in cui più mi piace venire. Ho partecipato due volte al festival sardo “Isole che parlano” dove ho conosciuto il musicista Paolo Angeli, abbiamo anche l’idea di collaborare».  

Al Miela cosa propone?

«Sarò con la band al completo, usiamo tanta elettronica, una fisarmonica, un piano, sintetizzatori e anche uno strumento che si chiama moon drum. La voce è centrale, i testi per me sono fondamentali, il nocciolo delle mie canzoni. Anche gli strumenti sono molto importanti, li ho scelti perché amo proprio quei suoni, un mix tra mondo acustico e elettronico che mi piace definire pop sperimentale. Un pop che si mescola con indie e alternative». 

L’apertura spetta a Wow Sailor (Kim Uglum Reenskaug), che è nella sua band giusto?

«È un musicista del mio gruppo e anche il mio ragazzo. Batterista e co-produttore dell’album. Ha un progetto solista di musica ambient fatta in maniera molto personale, meditativa e paesaggistica, con sintetizzatori e campionamenti, che proporrà appunto a inizio serata».  

Presenta “Unfold”, uscito a febbraio. Come si colloca nella sua discografia?

«È il mio quinto album, ho realizzato anche due ep in precedenza. Ogni lavoro si focalizza su un tema, di solito un periodo della mia vita. Questa volta indago la sessualità, l’intimità e la vulnerabilità. È un album personale ma anche politico. Ha un concept diverso, differenti suoni e produzione, ma rimane comunque un legame tra ciascuno dei miei dischi». 

A volte la paragonano a Björk (condividete anche la collaborazione con Carina Shoshtary, creatrice di maschere che sono veri e propri gioielli). Si sente affine a lei?

«Björk e Thom Yorke dei Radiohead sono i miei preferiti e mi hanno influenzato. Se mi paragonano a lei non mi offendo di certo, anzi. Mi ha ispirato, la sua voce quanto il suo immaginario, ma quello che facciamo è molto diverso». 

È nata in Norvegia. Dove di preciso?

«In un centro così piccolo che non è neanche una città, conta 900 abitanti. Poi sono cresciuta a Oslo. Anche se Oslo non è Roma, a volte la trovavo stressante o dispersiva. E adesso mi sono spostata di nuovo in mezzo alla natura. Viviamo in una grande casa, con lo studio in giardino, anzi io e Kim abbiamo uno studio a testa. Mi sento molto ispirata, qui. Ho il mio spazio per scrivere nella quiete».

Paesaggi che entrano nelle sue canzoni? 

«Sono sempre stata circondata da tante montagne, molto freddo, spazi aperti, acqua, natura ovunque… di certo mi ha influenzata. Un senso di calma, equilibrio. Un pizzico di malinconia, forse perché i contatti con gli altri sono più sporadici. Il fatto che non succedesse granché attorno a me mi ha dato tanto tempo, spazio e pace per dedicarmi alla mia musica. Per creare devo prendere le distanze dal mondo (e dal telefono), crearmi la mia bolla».

Solo tour o anche nuovi brani all’orizzonte?

«Sicuramente i live mi assorbono, ma sto già pensando al prossimo album, sto componendo e a Trieste proporrò in anteprima tre brani che finiranno nel nuovo disco, in arrivo l’anno prossimo».    

Elisa Russo, Il Piccolo 18 Novembre 2023 

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