«Alcune canzoni sono nate vent’anni fa, altre sono più recenti, ma tutte sono il frutto di un arrangiamento che ricerca una sonorità elettronica usando solo voce e strumenti a corda. Taut rappresenta una duplice ricerca: da un lato è un lavoro compositivo e lirico sulla forma canzone italiana, dall’altro il tentativo di produrre musica totalmente suonata che restituisca un sapore elettronico»: preceduto dai singoli “Trieste”, “A colazione”, “I.Q.M.”, “Lulù”, usciti da febbraio a maggio, ogni 22 del mese, il percorso si completa il 22 giugno con la pubblicazione del debutto discografico omonimo dei triestini Taut, composto da nove canzoni, di cui una strumentale (“Interludio”).
Si tratta di un gruppo formato da Fabio Santarossa (beatbox, chitarra, loop, voce, testi), che ha fatto già parte di alcuni progetti di matrice rock-blues pordenonesi tra fine ‘90 e 2000, con Alice Micol Moro (loop, violoncello, voce) e Valentina Soligo (violino). Queste ultime provengono da un contesto accademico, si sono conosciute a prove d’orchestra e da quel momento hanno iniziato a collaborare, inizialmente in formazioni classiche, successivamente hanno virato completamente mondo, iniziando a lavorare singolarmente o in coppia con band e artisti della scena rock e cantautorale (Sick Tamburo, Baustelle, Nonvogliocheclara, Chiara Vidonis, Riccardo e Lorenzo Gileno, All my Faith Lost) e da diversi anni si esibiscono in duo violino-violoncello con il nome di Zilansky, dove propongono arrangiamenti originali di pezzi che spaziano dal grunge alla musica pop. Taut, in onore dell’architetto berlinese del primo novecento Bruno Taut, coinvolge tre musicisti che a Trieste sono arrivati proprio per la musica, per frequentare il conservatorio, e poi hanno scelto di rimanere. I brani, composti e arrangiati da Moro e Santarossa, parlano «dell’hic et nunc (qui e ora): il tempo che scorre inesorabile e la morte. Tutte le canzoni hanno un carattere cinematico, quasi a voler musicare le storie che si susseguono lungo i vari pezzi. Protagoniste sono sempre persone, inquadrate ad affrontare momenti diversi delle rispettive vite, spesso con uno sguardo che le osserva dall’esterno. Trip hop, electro, techno e indie rock: nonostante la loro diversità, tutti i generi toccati sono accomunati dalla ricerca sul suono, soprattutto vocale, con cui tutti i beat sono costruiti». Il primo singolo “Trieste”, è stato ripreso da Michael Petronio e Antonio Cecco al Jambo Gabri di Trieste (esiste anche un videoclip diretto da Giulio Martinelli), tutto il resto dell’album è stato poi registrato e mixato al Mushroom studio di Frisanco da Enrico Berto e masterizzato da Francesco Marzona, Mirko Fort ha curato l’artwork, Elisa Caldana le foto. «Ci piaceva l’idea di essere “autarchici” anche nel nostro progetto musicale, cercando di ottenere con la voce e gli strumenti un sound elettronico. La musica dei Taut è un ibrido delle nostre diverse culture musicali, che a volte coincidono ma che sono anche eterogenee. I nostri ascolti spaziano dai Boards of Canada a Leadbelly, passando per Šostakóvič, quindi crediamo che inevitabilmente il nostro suono sia permeato di diverse sfumature, anche contraddittorie».
Elisa Russo, Il Piccolo 27 Giugno 2022
