TEHO TEARDO e MICHELE RIONDINO AL VERDI DI PN IL 03.07.21

«Mi sembrava un racconto ideale da affrontare in questo periodo perché, come fa il protagonista tornando in Libia, tra intrecci famigliari, sociali, politici di un libro bellissimo, anche noi cerchiamo di scoprire cosa è rimasto del mondo di prima della pandemia»: Teho Teardo racconta l’evento di sabato, alle 20.45, al Teatro Verdi di Pordenone. «È una lettura scenica in forma di concerto – prosegue il musicista e compositore pordenonese – in cui l’attore Michele Riondino legge il testo di Hisham Matar “Il ritorno. Padri, figli e la terra fra di loro” (Premio Pulitzer 2017), una storia di connessione tra figlio e padre che era stato rinchiuso in un carcere libico durante il regime. Una prima assoluta che ci ha commissionato Dedica: doveva tenersi a marzo 2020, saltato per il covid». Al violoncello ci sono Laura Bisceglia e Giovanna Famulari, i biglietti sono disponibili sul sito del Dedica Festival e alla biglietteria del teatro.

Teardo, vive da molti anni a Roma. Contento di tornare a casa?

«Mi fa sempre un certo effetto suonare dove sono nato. Ma la città dei miei sogni è Trieste, letteralmente: quando dormo sogno spesso la Costiera, per esempio. Vorrei un giorno riuscire a comprarmi una casetta qui».

Conosceva già Michele Riondino?

«Sì, abbiamo lavorato assieme ad alcuni film, c’è una forte empatia, siamo legati. In questi giorni sono impegnato con “Fedeltà”, una serie Netflix di Andrea Molaioli in cui lui è protagonista e quindi vedo la sua faccia ogni giorno nel mio monitor. E poi spesso mi compare anche dal vivo, per le prove dello spettacolo».

La musica come si sposa alla lettura scenica?

«Deve nascere dentro il testo, saltar fuori dal suo suono, non va “appiccicata”. Sono molto soddisfatto del risultato».

Cos’altro sta musicando?

«Ho un’estate impegnativa, tra film e serie tv. Avevo un progetto importante in Inghilterra, il nuovo spettacolo in teatro di Enda Walsh, ma la situazione del covid sta drammaticamente complicando tutto, difficile andare a Londra per le prove. Sto lavorando a un film molto bello “Delta” di Michele Vannucci, con Luigi Lo Cascio e Alessandro Borghi, due attori strepitosi».

Sarà invidiato per la vicinanza con questi attori…

«Sorrido e vi racconto un aneddoto. L’altro giorno stavo sfogliando D di Repubblica, che amo leggere, e c’era un articolo su Cillian Murphy (star del cinema e protagonista della serie di culto “Peaky Blinders”) con cui ho lavorato a teatro negli spettacoli di Enda Walsh e siamo diventati amici. Be’ proprio in quel momento mi è arrivato un suo sms (perché noi comunichiamo così, come due anziane signore, lui non usa social), tanto che gli ho detto “Ma mi stai controllando? Stavo leggendo di te…”. Le nostre conversazioni sono soprattutto su musica e dischi da ascoltare, spesso ce li spediamo».

È sua la sigla di “Un giorno in pretura”, così come la colonna sonora del film sul caso Orlandi. Le interessa il genere?

«Da quando vivo a Roma ho cominciato a cercare i luoghi in cui sono accaduti i fatti di cronaca nera. Per esempio Via Fani. Purtroppo la città è costellata di posti dove è successo qualcosa di tragico».

“Felice di essere vaccinato”, ha scritto sui social.

«Ma certamente, non vedo l’ora di fare la seconda. Quali alternative? È anche una questione civile».

Qualcuno ha ancora timore di tornare al chiuso in teatro.

«Mi fa più paura la stupidità, l’ignoranza. In questo momento di atroci oscurantismi che arrivano da secoli lontani c’è questa battaglia contro i vaccini che è patetica».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 2 Luglio 2021

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