«Non fai musica per te stesso, anche se deve soddisfare te per primo»: parole di Teho Teardo, musicista e sound designer pordenonese, compositore del cinema (Salvatores, Sorrentino, Cupellini) e tv (sua anche la nuova sigla di “Un giorno in pretura”) apprezzato a livello mondiale. Da molti anni vive a Roma, ma rimane legato alla sua terra d’origine, dove torna spesso anche con degli spettacoli: lunedì sarà al CSS di Udine con un nuovo progetto che si intitola “Dark Room”: «Una passeggiata avventurosa da fermi – spiega Teardo – nel buio totale. Il buio è un concetto elusivo. A muoversi saranno i nostri sensi, chissà chi incontreranno al buio nel suono della musica. Il pubblico sarà disteso a terra e suonerò degli strumenti senza poterli vedere bene quindi sarà una sorta di salto al buio anche per me. Il perno è nella musica e in ciò che può far scaturire negli ascoltatori, magari nello stimolo a cercare nuove prospettive per osservare il mondo. La direzione artistica del CSS ha la necessaria apertura mentale e culturale per affrontare un progetto così».
Visto che qui ha le radici, che cosa si è portato dentro di queste terre andando in giro per il mondo?
«Siamo mutevoli e fragili, la materia di cui siamo fatti muta in continuazione nel rapporto con il presente. Del Friuli ho sempre percepito la forza misteriosa della natura, dei suoi fiumi e monti, dei cieli altissimi e bui nell’inverno gelido. Un peccato che il governo regionale non colga l’opportunità che il fiume Tagliamento presenta. Capirne le dinamiche sarebbe un viatico per il futuro. Speriamo che la tutela Unesco salvi il fiume dalla furia distruttrice dell’uomo».
Il suo rapporto con il capoluogo?
«Devo molto a Trieste, a 19 anni, in un momento di acuta crisi esistenziale dissi ai miei genitori che avrei voluto frequentare la facoltà di medicina. In realtà mi presi un anno sabbatico, randagio, trascorso cercando di capire cosa fare nella vita e cosa evitare. Dormivo a casa di amici, dove potevo, ero sempre per strada. È stato lì che ho deciso che la musica sarebbe stata la mia vita e che avrei studiato anche storia dell’arte».
Cos’è per lei il confine?
«Rappresenta una ricchezza, la possibilità di sapere come vivono gli altri. Imparare la loro lingua e quindi il loro sistema di pensiero e diffonderlo».
Ieri a Roma ha portato uno spettacolo che parla di immigrazione.
«Per questioni di provenienza geografica il confine a est e le rotte balcaniche hanno sempre suscitato il mio interesse. “Illegal Helpers” è un testo di Maxi Obexer sulle nostre responsabilità di fronte a un crimine contro l’umanità perché tra non molti anni quello che stiamo facendo ai profughi sarà riconosciuto come tale. Cosa diremo ai nostri figli quando la questione arriverà alla Corte per i diritti dell’uomo? Come giustificheremo la nostra viltà? La regista Paola Rota e l’attrice Simonetta Solder mi hanno coinvolto in questo progetto che proprio l’11 settembre ha debuttato a Short Theatre a Roma. Rispondo al mondo con la musica, in questo caso anche al triste primato della mia città, Pordenone, quando su ordinanza del municipio i vigili tolsero le coperte ai rifugiati costringendo famiglie di disperati a dormire al gelo».
L’enciclopedia di Diderot e D’Alembert, “Viaggio al termine della notte” di Céline (da cui ha in piedi uno spettacolo con Elio Germano) per citarne solo due… Oltre che con il cinema, ha lavorato spesso con i libri. Qual è il rapporto tra letteratura e musica per lei?
«Lavoro da anni sulla potenziale trans disciplinarietà della musica perché incontri altri linguaggi espressivi. Ho iniziato anche perché i miei esordi musicali sono stati difficili, le reazioni ai miei primi concerti erano violente, le persone si irritavano, tiravano sassi, cercavano di picchiarmi. Ho pensato ci dovessero esser altri luoghi per la mia musica, non credo di aver finito questa ricerca che attraversa cinema, teatro, fotografia e letteratura».
Sulla sua pagina facebook ha scritto una cosa molto bella e vera: “Un giorno forse finirà l’abitudine di pensare che la musica accompagni qualcosa o qualcuno e si capirà che è un elemento in grado di narrare. Bisognerà attendere secoli, i mari del tempo, ma intanto la musica dice, racconta, manifesta, evoca…”
«È anche una questione di linguaggio, se finalmente cominciamo a pensare che non sia più sufficiente per descrivere le variabili del nostro essere in relazione al corpo, per quanto riguarda la musica siamo ancora lontani dall’abbandonare modi di pensare che appartengono a secoli ormai lontani».
Se dovesse scegliere un disco del cuore?
«Mi sono reso conto che il disco che ho ascoltato di più nella mia vita è “The Pearl” di Harold Budd e Brian Eno, non so se sia l’album che più ami, ma è entrato nel mio sistema: quando rientro di notte e mi faccio la doccia lo ascolto a volume bassissimo in bagno per non disturbare i miei figli che dormono. Mi basta qualche nota per sentirlo crescere tutto nella memoria, come se lo ascoltassi a volume alto».
E le letture?
«”Viaggio al termine della notte” di Céline è uno dei libri che ho nel cuore da tanto. Quest’anno ho letto dei libri che ritengo significativi: “La vita delle piante, metafisica della mescolanza” di Emanuele Coccia, “Passare a ogni costo” di Didi-Huberman, “Walkscapes” di Francesco Careri».
TEARDO BIOGRAFIA
Compositore, musicista e sound designer, Teho Teardo è uno dei più originali ed eclettici artisti nel panorama musicale europeo. Esploratore sonoro curioso e sempre attento agli stimoli che vengono da altre forme artistiche, si dedica all’attività concertistica e discografica pubblicando diversi album che indagano il rapporto tra musica elettronica e strumenti tradizionali. A marzo ha pubblicato l’album “Ellipses dans l’harmonie”, ispirato alla musica contenuta nelle pagine dell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, la cui copia originale è custodita nell’archivio della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, che ha prodotto e commissionato l’album.
Con Blixa Bargeld (Einstürzende Neubauten, Nick Cave) ha realizzato due album e due ep. Nel 2012, con il fotografo francese Charles Fréger, ha allestito un progetto live poi pubblicato col nome “Music for Wilder Mann”. Nel 2014 ha scritto le colonne sonore per tre film di Man Ray, che saranno poi pubblicate nell’album “Le retour à la raison”.
TEARDO CINEMA E TEATRO
Ha composto le colonne sonore di “Denti” di Gabriele Salvatores, “Lavorare con lentezza” di Guido Chiesa, “L’Amico di famiglia” e “Il Divo” di Paolo Sorrentino, “La ragazza del lago” e “Il Gioiellino” di Andrea Molaioli, “Una Vita Tranquilla” di Claudio Cupellini, “Il Passato è una terra straniera”, “Diaz. Don’t Clean Up This Blood” e “La Nave Dolce” di Daniele Vicari, “Quo Vadis Baby” (serie tv), “Gorbaciof” di Stefano Incerti, “Triangle” di Costanza Quatriglio e “La verità sta in cielo” di Roberto Faenza. Nel corso della sua carriera ha vinto un David di Donatello, il Nastro d’Argento, il Ciak d’Oro e il Premio Ennio Morricone.
Con la compagnia teatrale Socìetas Raffaello Sanzio realizza lo spettacolo “Ingiuria” in cui partecipano anche il violinista Alexander Balanescu e Blixa Bargeld; da anni collabora con il drammaturgo irlandese Enda Walsh. Con l’attore Elio Germano porta in scena lo spettacolo “Viaggio al termine della notte” (dal capolavoro di Céline) che riscuote un grosso successo.
Elisa Russo, Il Piccolo Libri 12 Settembre 2020