THE HUNTING DOGS “Synchronizing Cravings” singolo e videoclip

«Il nome “Hunting Dogs” incarna alla perfezione la nostra visione: cani da caccia e il desiderio feroce (come lo chiama Keith Jarrett) di esplorare, quindi una ricerca del suono che si basa sulle conoscenze ma si lascia poi guidare dal fiuto musicale, e oltre a questo aspetto molto terreno, abbiamo scoperto che è anche il nome di una costellazione formata da due cani che inseguono l’Orsa Maggiore, mettendo in moto tutti gli astri e nel nostro suono c’è questo sovrapporsi di linee taglienti di basso e atmosfere sospese e quasi astrali, oniriche».

Gli Hunting Dogs si incontrano a Trieste, dove vivono negli anni di studio al Conservatorio Tartini, Marco Germini di Gorizia e Alba Nacinovich di Fiume. «Non frequentavamo lo stesso anno – ricorda Alba – però nelle ore di pausa ci siamo trovati a fare musica insieme e abbiamo fiutato la stessa propensione anche ad altri generi fuori dal jazz tradizionale; poi ci siamo trovati a far prove tra i vigneti di Marco a Gorizia ed è stato da subito un approccio nuovo, quasi magico, mistico perché i brani emergevano da sé, testo, musica e struttura, nascevano suonando». Sono passati diversi anni, alle spalle hanno già un ep, importanti esperienze live, riconoscimenti come il Porin (“Grammy” croato) e Premio ASCAP Johnny Mandel, selezione David di Donatello, collaborazioni con artisti come Glauco Venier e Scott Kinsey. Oggi annunciano il primo album vero e proprio, in uscita in primavera e anticipato ora dal singolo “Synchronizing Cravings”. L’irrefrenabile rincorrersi di sguardi viene tradotto nelle immagini del videoclip studiate dal regista goriziano Cristian Natoli, i cui recenti lavori sono stati in concorso al David di Donatello e finalisti al Warsaw International Film Festival. Il video vede protagoniste le sincronette della A.S. Gorizia Nuoto, nella cui coreografia collettiva si nasconde un segreto passo a due. «Definiamo la nostra musica – prosegue Alba – “electro-shocked pop”, canzoni pop che però facciamo detonare qua e là. Al centro c’è la melodia da tradizione italiana ma lasciamo sempre aperta una porta anche all’improvvisazione, dal jazz prendiamo la libertà di approccio, di giocare con i suoni, con la forma canzone: ci piace smontarla e ricostruirla a modo nostro». Un contributo ricevuto grazie alla vittoria di Arezzo Wave 2019 ha permesso agli Hunting Dogs di organizzare un tour appena conclusosi: «Il riscontro del pubblico è stato molto positivo. Siamo un po’ ai margini geografici, però girando l’Italia abbiamo realizzato che godiamo di un buono status, ci hanno detto “dal Nord Est esce poca roba, ma quando esce spacca”».

In preparazione, oltre che il nuovo disco, il live set in trio con il batterista Marco D’Orlando. «La nostra è una caccia all’elettronica organica, come ci piace definirla. Pur apprezzando e seguendo la scena elettronica da sempre, quando andavo a sentire i concerti restavo un po’ delusa rispetto alle band tradizionali perché non mi dava la sensazione di musica davvero suonata. A parte il cantante, chi è dietro al computer non sai mai cosa fa di preciso, potrebbe anche far partire con il play una base. Negli anni, abbiamo aggiunto sempre più strumentazione acustica, suoniamo chitarra, sassofono, percussioni, fino a oggetti di uso comune come pentole, e usiamo il live looping – tutte le sovraincisioni vengono fatte dal vivo, anche i pochi sample che già portiamo pronti vengono poi rielaborati, ci teniamo che sia una musica viva anche se si tratta di suoni sintetici».

Elisa Russo, Il Piccolo 2 Gennaio 2021

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