«Dal vivo ci mettiamo molta energia, con una scaletta, ovviamente, super funky e le migliori canzoni del nostro repertorio. Cerchiamo di combinare la preparazione tecnica con l’intrattenimento esplosivo. Ci piace interagire tra noi e anche con il pubblico, rendendo ogni concerto un’esperienza unica».
Il trio svizzero The Next Movement, che fonde funk, neo-soul e r’n’b con una nonchalance musicale che ricorda Prince, Miles Davis, D’Angelo e Jimi Hendrix, è in concerto venerdì alle 21 in Piazza Verdi per TriesteLovesJazz, a ingresso libero. Il batterista J.J. Flueck si occupa anche delle voci principali e dei campionamenti, mentre Sam Siegenthaler alla chitarra e Pascal “π” Kaeser al basso, suonano anche i sintetizzatori, cantano i cori, e usano il vocoder.Negli ultimi vent’anni hanno suonato assieme per più di 1500 date finché cinque anni fa hanno deciso di mettere su questo nuovo progetto di musica originale, incidendo finora due album.
«Abbiamo già suonato in Italia – raccontano – con le band precedenti ma è la prima volta con The Next Movement. Siamo convinti di trovare un pubblico pronto ad accoglierci, gli italiani amano la musica funky e groovy. Conosciamo la vostra musica, sia quella storica che quella attuale: per esempio sui social abbiamo scoperto il funk di Giacomo Turra».
In Piazza Verdi sarete in trio o ci sono ospiti?
«Siamo in tre ma ciascuno svolge molteplici ruoli tanto che la gente dopo i concerti ci dice sempre che suoniamo come se fossimo in 5 o 6 sul palco».
Sono usciti due singoli “Never Coming Down” e “Funky Lollipop”: è in arrivo il terzo album?
«Lo stiamo finalizzando in questi giorni. Siamo convinti sarà il nostro miglior lavoro finora. Uscirà in autunno, anticipato da altri singoli».
Le vostre influenze?
«Ne combiniamo diverse per creare il nostro sound unico. In primo luogo, tutti abbiamo studiato jazz, ci siamo immersi nel funk degli anni tra la fine dei ’60 e i primi ’70 (a nostro giudizio l’epoca migliore); poi Prince e il movimento neo-soul con artisti come D’Angelo. Da tutti loro c’è molto da imparare in fatto di musica, arrangiamenti, performance».
Cos’è per voi il funk?
«Domanda difficile. È per noi un sentimento e un’attitudine. Il nostro motto/credo è portare il funk nel futuro. E crediamo che certi elementi del funk siano presenti in ogni tipo di musica moderna. Costruiamo sulle fondamenta dei pionieri: James Brown, Sly Stone, George Clinton, Ohio Players, e poi Prince, che è il maestro del genere da diversi punti di vista. A volte nelle nostre influenze cerchiamo la qualità del suono, altre volte l’attitudine del groove. In ogni caso: servono molte prove, suonare tanto assieme per raggiungere qualche risultato. E poi siamo contenti di vedere quante espressioni nuove del genere ci siano, con artisti come Vulfpeck o Cory Wong o i nostri amici della band Lettuce. Il funk è vivo e vegeto e siamo fieri di farne parte».
Siete nati in Svizzera. È stato difficile emergere partendo da lì?
«Passiamo molto tempo a viaggiare e vivere altrove, specialmente negli Usa. La Svizzera è piccola, non di certo la patria del funk e sarebbe un mercato limitato per noi. Per fortuna con il web possiamo raggiungere persone in tutto il mondo».
Elisa Russo, Il Piccolo 14 Luglio 2023
