THE NIRO al Mast di Trieste il 02.02.18

Venerdì alle 21.30 il cantautore e polistrumentista romano The Niro è in concerto al Mast di Via San Nicolò 3b, ad accompagnarlo Mattia Boschi (Marta sui Tubi, Marina Rei) al violoncello.

Davide Combusti esordisce col progetto The Niro più di dieci anni fa, quando apre i concerti di artisti come Amy Winehouse e i Deep Purple ed entra nella scuderia Universal; all’attivo un ep e tre album in inglese «The Niro» del 2008, «Best Wishes» del 2010, «The Ship» del 2012. Nel 2014 partecipa a Sanremo e per la prima volta realizza un disco in italiano, «1969».

A Trieste suonò al Tetris nel 2007 poco prima dell’uscita del cd di debutto: «Ricordo ancora che al primo pezzo mi si ruppe una corda e feci tutto il concerto con la chitarra a 5 corde», commenta The Niro. «In generale ho dei ricordi bellissimi di Trieste e anche di Capodistria». L’artista si esibì poi nel 2008 in Piazza Sant’Antonio per l’Opening Band e nel 2009, dopo una session “In Orbita” a radio-tv Capodistria, di nuovo al Tetris.

Ritorna, quindi, dopo nove anni. Cosa propone al Mast?

«“Nowhere”, ovvero la colonna sonora di un film in inglese che avevo scritto qualche anno fa. Ho cominciato a portarlo dal vivo, assieme a Mattia Boschi, senza promozione e ufficio stampa con l’intenzione di fare una manciata di date di “allenamento”: ad ottobre, dopo due soli concerti, KeepOn ci ha eletti “performance del mese”, il Mei ci ha citati tra i migliori live, insomma è piaciuto così tanto che mi sono ritrovato con più di quaranta date in Italia e ora anche in Svizzera e Slovenia… Negli ultimi dodici giorni ho suonato dieci volte. Devo cercare di essere salutista per sopravvivere».

“Nowhere” è la colonna sonora di un film che ancora non c’è.

«Una regista sta lavorando all’adattamento teatrale che sarà propedeutico per il film. E a questo punto “Nowhere” diventerà anche un cd, con otto inediti e dieci brani dal mio secondo album. Canzoni che raccontano la storia di Andy, un giovane mod e attore teatrale che manca all’appuntamento con la sua morte perché arriva in ritardo, il suo mentore lo sostituisce e mentre veste i panni del protagonista il sipario gli cade in testa e muore. Da quel momento Andy, pur essendo sopravvissuto, è costretto a stare da solo perché tutto quello che tocca muore. È un incrocio tra “Tommy” e “Quadrophenia”».

Come mai passò all’italiano qualche anno fa?

«Agli esordi mi chiedevano spesso di cantare in italiano ma non ne volevo sapere. Ad un certo punto hanno smesso di chiedermelo e proprio in quel momento mi è venuta voglia di farlo. Ho cominciato a sperimentare scrivendo per altri, ad esempio il brano “Medusa” per Malika Ayane. Mi sono sentito pronto, ho scritto un album in italiano, alla Universal l’hanno sentito e hanno chiamato il presidente a Los Angeles che per lanciare quel lavoro mi propose di provare con Sanremo. E così abbiamo fatto».

L’esperienza al Festival?

«Mi ricordo i titoli dei giornali “un alieno sbarca a Sanremo”. Nonostante qualche timore, i fan abituati all’inglese non mi hanno voltato le spalle e Sanremo non mi ha cambiato la vita. Sono felice di aver portato un pezzo non sanremese e da lì ho proseguito il mio percorso: a primavera uscirà il nuovo disco, di nuovo in italiano».

Seguirà Sanremo?

«Conosco un po’ tutti quelli in gara. Farò il tifo per il mio amico Diodato. Ma anche per Barbarossa: il mio bassista storico, Maurizio Mariani, ne ha prodotto il disco, ho sentito il brano che è in romanesco (ma molto contemporaneo) e mi è piaciuto molto».

Altri progetti?

«Vorrei organizzare “Miniere Festival” a Montieri, bellissimo paese in provincia di Grosseto, famoso un tempo per le miniere e poi spopolato (tanto che il sindaco per ripopolare il borgo ha proposto di vendere le case al prezzo di un euro). Magari con la musica possiamo dare il nostro contributo».

Elisa Russo, Il Piccolo 2 febbraio 2018

The Niro

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