Questa sera dalle 22, all’Etnoblog di Via Traiana si esibiranno i triestini The Secret ed in apertura i Grime.
Annullata invece la presenza di Stephen O’Malley, una delle figure più importanti della musica estrema contemporanea, fondatore di band di culto come Burning Witch, Khanate e Sunn O))): doveva essere l’unica data italiana per O’Malley ma ieri l’artista ha annunciato che, a causa di problemi di salute di una persona a lui vicina, è costretto a cancellare lo show. Le altre due band suoneranno come previsto.
I triestini Grime hanno all’attivo un EP omonimo uscito sull’etichetta britannica Mordgrimm ed un LP, «Deteriorate», mixato e masterizzato da Billy Anderson (Neurosis, Sleep, Eyehategod) uscito per Forcefield Records.
The Secret sono ormai un nome di culto a livello internazionale, sono stati la prima band italiana approdata all’etichetta americana Southern Lord. «Solve et Coagula», li ha resi una delle band più importanti nel loro genere; hanno calcato i palchi di tutto il pianeta al fianco di Converge, Sunn O))), Kvelertak e Toxic Holocaust e hanno suonato a festival come Roadburn e Hellfest. Il loro quarto album (secondo per Southern Lord) «Agnus Dei», fonde atmosfere black metal e un’immediatezza che proviene dalle radici hardcore/grind della band.
La data di oggi potrebbe essere l’ultima esibizione a Trieste per un bel po’, come spiega Marco Coslovich (voce dei The Secret):
«Il nostro chitarrista, Mike, dopo pochi giorni dal concerto all’Etnoblog si trasferirà ad Amsterdam. Da qui in poi sarà più problematico organizzare una data se non rientra in un tour, quindi è un’occasione per suonare a Trieste (poi è probabile che non ricapiti molto presto, sarà più complicato) e volevamo creare un evento. Avevamo coinvolto O’Malley per questa unica data: lo conosciamo e siamo in contatto perché abbiamo suonato con i Sunn O))) in Italia e anche in Olanda. Greg Anderson, suo partner nei Sunn, è anche il boss della nostra etichetta, la Southern Lord (con cui siamo sotto contratto anche per il prossimo album). O’Malley è attivissimo, sempre in giro con vari progetti. Purtroppo all’ultimo la sua presenza è stata cancellata per motivi di salute (di una persona a lui vicina). Noi suoneremo comunque come previsto. L’ultimo disco è uscito a novembre quindi faremo prevalentemente pezzi da «Agnus Dei», qualcosa dal precedente… abbiamo costruito una scaletta ad hoc».
Siete in pista da molti anni, cos’è cambiato tra le nuove leve?
«Bazzico in questo ambiente da almeno 15 anni e mi ricordo che 13 anni fa organizzavamo concerti in un centro sociale ed era diverso. C’erano magari sempre le stesse facce, era una nicchia però era una scena. Adesso mi sembra tutto un po’ disunito, spezzettato anche per il discorso dei generi, si sono creati mille sottogeneri. I gruppi nuovi più giovani hanno già come obiettivo principale fare successo, diventare un gruppo grosso, puntano in alto. Io penso che se suoni devi farlo perché ti piace. Se è in un club ben venga ma se è in garage va bene uguale. Proprio per il fatto che ti piace farlo, lo farai con la stessa intensità e la stessa passione in un club, davanti a mille persone o davanti ad una persona sola in cantina di tua nonna. Quindi mi sembra che ci sia il tentativo di essere iper professionali ma il succo del discorso, che è la musica, resta un po’ in secondo piano. Per me così non ha senso: un quadro è bello perché è bello il dipinto, non perché è bella la cornice».
Difficoltà e soddisfazioni di questi anni?
«Più cresci più diventa tutto complicato. Suonare con altre tre persone significa aver a che fare con tre teste che lavorano. E poi stai via mesi in tour e hai delle persone a casa che ti aspettano, non è semplice. Però le soddisfazioni sono state tantissime in 10 anni. Il mio sogno quando ho cominciato era fare un cd. Ne abbiamo fatti 4! Abbiamo partecipato a tour, festival che ci sognavamo da ragazzini. È stata un’esperienza bellissima e se dovesse finire oggi stesso io sarei più che contento di tutto quello che abbiamo fatto. Ma credo che possiamo ancora continuare e dire qualcosa. Ci sono stati momenti difficili in cui pensavamo di essere arrivati al capolinea. Ma perché buttare via tutto? Meglio stringere i denti nei momenti difficili. A giugno abbiamo suonato in Francia all’Hellfest, in cartellone c’erano nomi come i Kiss, Def Leppard, Europe, Korn… 15 anni fa mi sarei sognato di suonare in un contesto del genere. C’era anche uno dei miei miti, Phil Anselmo (ex Pantera) con i Down. Noi eravamo entusiasti come bambini nel paese dei balocchi ma hai trent’anni e devi mantenere un certo aplomb, non puoi tornare adolescente! Un po’ mi vergognavo ma non sono riuscito a trattenermi e gli ho chiesto di fare la foto assieme. È una persona molto alla mano. I Down hanno suonato davanti a 100 mila persone e noi eravamo lì sul palco. Una di quelle storie che racconterò ai nipoti».
Come avete fatto a conquistare critica e pubblico internazionali?
«Non me lo so spiegare. Forse colpisce il fatto che siamo in giro da tanto ed in dieci anni ci siamo fatti le spalle larghe. Facciamo un genere ostico, che piace a pochi. Noi abbiamo sempre cercato di curare anche i dettagli, è tutto pensato: nei testi, negli artwork, deve esserci un filo conduttore, niente deve essere lasciato al caso, bisogna fare bene tutto, veniamo dalla vecchia scuola (dagli ultimi strascichi) siamo venuti su dal punk, dall’hardcore, dal do it yourself. È meglio fare le tue cose da solo che darle in mano a qualcun altro. Le soddisfazioni poi arrivano».
Prossimi live?
«Un festival in Olanda ad ottobre ed in novembre un tour in Giappone».
Elisa Russo (in parte su Il Piccolo 20 Settembre 2013)