Propongono brani originali e cover riarrangiate per chitarra, violino, fisarmonica o pianoforte e tre voci, con influenze musicali che spaziano da Simon & Garfunkel al blues delle origini, passando per Beatles, Stones, Neil Young, Dylan, Crosby Stills and Nash, Jethro Tull, The Band, si chiamano The Winetellers e sono per la prima volta in concerto a Trieste sabato alle 22 al Murphy’s Meeting Point di Galleria Fenice con l’organizzazione di Rocket Panda. Il frontman, Christian Draghi, racconta: «Negli ultimi dieci anni sono stato chitarra e voce del rock trio Doctor Cyclops, con cui ho inciso dischi e girato l’Europa, nel 2016 ho cominciato a scrivere un mio album solista che è uscito l’anno scorso “Black Roses & Hats”, un lavoro molto più melodico, con richiami beatlesiani e mi facevo accompagnare dai Winetellers». Inizialmente erano un duo, con Draghi e Riccardo Maccabruni (tastiera, chitarra acustica, fisarmonica, voce – già visto con i Mandolin’ Brothers), quest’estate si è aggiunta anche Alice Marini al violino e voce: con questa formazione il gruppo di Pavia è un convincente trio acustico dedito al folk con ballate e cori impreziosite con il delicato suono dei loro strumenti come nella migliore tradizione ‘60 – ‘70. «Il nostro repertorio include qualche cover (Beatles, Dylan) – spiega il cantante –, canzoni inedite che stiamo scrivendo come Winetellers, e poi ci sono dei pezzi dal mio disco solista e da quello di Maccabruni, quindi abbiamo un vasto repertorio da cui pescare, abbiamo solo da scegliere in base alla serata. Oltre che in Italia, giriamo spesso in Germania, dove abbiamo un buon seguito. E ora andremo in Slovenia». Pubblicheranno un album? «Forse delle singole canzoni e dei video, i vinili e cd purtroppo non si vendono, il pubblico ascolta su Spotify e YouTube e bisogna adattarsi ai cambiamenti del mercato, anche se mi spiace: noi facciamo musica di un’altra epoca e siamo ancora legati al supporto “fisico”».
Elisa Russo, Il Piccolo 8 Febbraio 2020