THE YELLOWJACKETS A TRIESTELOVESJAZZ IL 20.07.23

«A Trieste proponiamo sia l’ultimo album “Parallel Motion” che canzoni tratte dal nostro repertorio fatto di 43 anni di storia e centinaia di composizioni. Ogni volta è una scaletta diversa, quindi una sorpresa». La più longeva e creativa fusion band della storia (in pista dal 1977), gli americani Yellowjackets, con più di venti album alle spalle, oltre un milione di copie vendute, centinaia di concerti in tutto il mondo, arrivano in Piazza Verdi per TriesteLovesJazz giovedì alle 21 a ingresso libero. In formazione: Russell Ferrante alle tastiere, Bob Mintzer al sax, Dane Alderson al basso, William Kennedy alla batteria. «L’Italia è uno dei posti preferiti – dicono – siamo contenti di riuscire a suonarci ogni anno. C’è una grande tradizione jazz, ottimi musicisti, fan appassionati, persone amichevoli, cibo fuori dal mondo».

“Parallel Motion” ha ricevuto una nomination ai Grammy e un ottimo riscontro.

«Siamo veramente contenti dell’accoglienza. All’interno ci sono composizioni di tutti e quattro i membri e credo dimostri come il nostro suono continui a evolversi e a prendere ancor più profondità con l’arrivo di Alderson al basso. Ogni disco è una fotografia del momento che stiamo vivendo, degli ascolti del periodo. La nostra traiettoria ci porta sempre avanti». 

Una traccia ha un titolo italiano, “Il mio amico”. Da cosa deriva?

«È ispirata al recente acquisto di un grand piano Fazioli, uno strumento che ha ispirato profondamente. Lo abbiamo portato in sala registrazione e ha guidato le armonie della canzone». In studio pensate alla resa che avranno poi le canzoni dal vivo?

«Vogliamo che quello che registriamo sia riproducibile dal vivo. Quindi cerchiamo di limitare le sovraincisioni e catturare un’atmosfera da live anche in studio. Ma soprattutto cerchiamo di incidere un disco che racconti una storia, che funzioni come un tutt’uno».

Siete definiti i paladini del jazz fusion. Cos’è di preciso?

«Il termine fusion si è diffuso negli anni ’70 per indicare una combinazione di diversi stili musicali e una miscela di strumenti elettrici e acustici. Ci avviciniamo più a band come Steps Ahead e Weather Report che a Return to Forever o Mahavishnu Orchestra. Ma i musicisti non sono portati a etichettare i generi, gli Yellowjackets suonano la musica degli Yellowjackets. Come Miles Davis, John Coltrane, Thelonious Monk suonavano la loro».

Qual è il segreto della longevità del progetto?

«Più che un segreto, diversi fattori. Famiglie che ci supportano, fan devoti, ognuno di noi è alla pari, amiamo suonare assieme e fare squadra, siamo davvero amici, tutti impegnati ad essere i migliori musicisti che possiamo essere. Aggiungiamo la fortuna di lavorare con splendide etichette, manager, agenzie. Suonare assieme è un’esperienza spirituale, ci mettiamo molto rispetto. L’insieme è più importante del singolo per noi».

Nelle foto siete sempre sorridenti, anche questo aiuta?

«Siamo persone ottimiste, grate di fare ciò che amiamo. Nel mondo ci sono tanti motivi di stress, la musica non deve esserlo, ha il potere di elevarci. Un’attitudine positiva è fondamentale. Essere in tour può essere estenuante, devi restare focalizzato sul “premio”: suonare splendida musica». 

Elisa Russo, Il Piccolo 19 Luglio 2023 

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