TONI BRUNA AL REVOLTELLA L’11.08.22

«Sonerò le solite canzoni, bone per butarse in tera e spetar qualcossa, sula teraza fumante del Revoltella.Ghe tegno a dirve che la teraza xe opera de Carlo Scarpa, uno dei più grandi architeti taliani, che giustamente no iera laureado in architetura»: Toni Bruna torna dal vivo a Trieste e lo annuncia nel suo inconfondibile stile. Appuntamento nell’ambito di “Revoltella Estate” a cura di Mimì&Cocotte, sulla terrazza del Museo Revoltella in Via Diaz 27, giovedì alle 20: l’ingresso è libero, la capienza è limitata e le prenotazioni non sono previste quindi, come già successo in occasione del concerto del 2019 nella stessa location, è facile prevedere un sold out lampo e una fila di gente all’entrata del museo che aspetta l’eventuale liberarsi di qualche posto. Andare a un concerto di Toni Bruna non è mai un’esperienza come le altre: è capitato sulle vecchie rotaie di un treno, sul tram di Opicina (quando ancora era in funzione), nella tromba delle scale del Gopcevich, dietro al banco di un bar, nel suo laboratorio di falegname, nella basilica di San Silvestro, perfino in mezzo a un bosco o in una grotta e non stupirebbe vederlo suonare sopra a un albero, su cui ama arrampicarsi. Tra il Carso e i contesti periferici più improbabili, come il piazzale davanti alla Ferriera, o l’orto urbano di Ponziana in cui si è esibito di recente: un binomio che rappresenta bene le sue canzoni. «Credo la più bella e inusuale – racconta il cantautore triestino – sia stata la volta della galleria del treno, nel 2011 ormai. Insieme ai musicisti che costituivano la famiglia Toni Bruna di allora, costruimmo un palco mobile che poteva scorrere lungo i binari del treno, la gente stava all’imbocco della galleria e noi cominciavamo a suonare dalla parte opposta mentre il palco veniva spinto verso il pubblico». Sta raccogliendo bene il secondo prezioso album di Toni Bruna, “Fogo Nero”, uscito a dicembre, a dieci anni dal fortunato esordio “Formigole”, con cui aveva dimostrato come si potesse unire il dialetto alla musica e risultare credibile anche al di fuori dei confini cittadini (arrivando live in Spagna, in Belgio o negli Usa). «In “Fogo Nero” – conclude Toni Bruna – c’è sicuramente molto Carso e dintorni, il disco è maturato in questi posti durante un inverno durato dieci anni. E poi ci sono i brani dedicati alle periferie, che per me sono il nuovo centro. In entrambi i casi sono luoghi che hanno una loro onestà intrinseca, qualità che il centro della città oggi ormai ha perduto». 

Elisa Russo, Il Piccolo 8 Agosto 2022 

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