TONI BRUNA: ESCE IL VIDEOCLIP “FORMIGOLE” intervista al regista Fabio Capalbo

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In occasione dell’uscita del videoclip di Toni Bruna “Formigole” ho fatto qualche domanda a Fabio Capalbo, talentuoso regista di Vigevano e titolare dell’etichetta Niegazowana (assieme a Massimo Necchi ed Andrea Piccolini). Questa è l’intervista integrale, da cui ho tratto una versione più breve uscita sul quotidiano Il Piccolo di oggi.

 

Raccontami come hai scoperto Toni Bruna e l’impressione che ti ha fatto la prima volta che l’hai sentito (se ricordo bene era dal video di «Iazo»). Che cosa hai visto in lui di speciale, cosa ti ha colpito e incuriosito?

 

«Ho scoperto Toni Bruna tramite te, Elisa. Se non ricordo male, tu lo hai fatto ascoltare a Walter (Somà) e lui subito dopo me lo ha girato. Il brano era “Iazo”. Mi ha colpito la sua purezza, e la sensazione che lui e la sua musica fossero in forte sintonia tra di loro. Ho trovato il dialetto triestino una gran bella idea, così musicale e poetico. Oltre a portare avanti una tradizione linguistica importante, il suono di quel dialetto ha un sapore internazionale, quasi come la lingua inglese. Anche se non si colgono tutte le parole, ci si fa trasportare dalla sonorità e quello che non si capisce lo si interpreta. È così che parte una suggestione più profonda».

 

Due parole sull’etichetta Niegazowana, su come scegliete gli artisti e cosa vi ha spinto a far entrare nella vostra scuderia Toni Bruna. So che è presto per fare bilanci, ma avete già qualche feedback (recensioni, vendite, commenti) dell’appena uscito «Formigole»?

 

«Niegazowana è nata circa 6 anni fa. Questa bizzarra parola polacca significa “naturale”. Cerchiamo gli artisti con questa caratteristica, cioè che sappiano comunicare se stessi attraverso la musica con meno filtri possibili. Edda ne è un grandissimo esempio, ma anche Gionata Mirai con il suo folle disco a 12 corde, e la visionaria elettronica dei Lorre. Lo stesso ci è successo ascoltando Toni Bruna. Ritengo che il motivo per il quale non abbiamo più gli artisti e le canzoni di una volta, quelle che poi sono rimaste nel tempo, sia in relazione proprio con la naturalezza dell’espressione. Sia i discografici che gli artisti stessi sono più concentrati a realizzare musica che “funzioni”, che rimandi ad altri immaginari, di solito seguendo mode anglosassoni. È talmente tanta la paura di sbagliare e di fare dei flop, che pian piano negli anni abbiamo smaterializzato la nostra forte identità. È un peccato. Nel nostro piccolo con Niegazowana proviamo a promuovere la musica che ci sembra vera e che possa dare un contributo onesto a chi sceglie di ascoltarla. È positivo e paradossale allo stesso tempo che i nostri dischi più puri e spesso più difficili, siano quelli che riscuotono più successo di vendite e pubblico, oltre che di critica. “Formigole” ne è un’ulteriore conferma. Il disco sta avendo ottimi riscontri, le recensioni delle principali testate ne parlano molto bene. Pochi giorni fa Toni ha presentato il disco in diretta live a Radio Popolare a Milano e il pubblico presente in sala è rimasto estasiato».

 

Parlami della tua attività di regista di videoclip musicali, quando hai iniziato e quali sono i tuoi lavori che ricordi con più piacere. (Due parole anche per ricordare il recente video di Capossela).

 

«Mi occupo di regia da circa 5 anni. Aver aperto un’etichetta mi ha permesso di fare esperienza direttamente su alcuni dei nostri artisti, tra cui Edda, Lorre e Lombroso. Poi sono cominciate ad arrivare offerte esterne, tra cui i Verdena, ai quali ho girato “Miglioramento”, un clip psichedelico con una libertà creativa che pochi musicisti hanno il coraggio di concedere ai registi. I Verdena mi hanno lasciato carta bianca chiedendomi di spingere il più possibile per realizzare qualcosa di diverso e visionario. Per questo spirito e per la qualità della loro musica, per me ad oggi sono la più interessante band italiana. Ultimamente ho girato un video per Vinicio Capossela, intitolato “Zarafa Giraffa”. È la canzone che promuove un film di animazione francese intitolato “Le avventure di Zarafa”. L’immaginario di Vinicio e quelli del cartone erano così caratterizzati che mi è sembrato più adeguato non caricare ulteriormente il clip di altri linguaggi. Ho raccontato quei mondi attraverso giochi di proiezione. Infatti il playback è alternato a diversi dettagli di oggetti sui quali viene impresso il cartone animato. Il video al quale sono più legato in assoluto è “Odio i vivi” di Edda. Seguendo la sregolatezza del brano, ho deciso di provare ad osare anch’io, mescolando il linguaggio del videoclip a quello documentaristico, l’audio della canzone con l’audio ambiente delle riprese, dialoghi compresi, il testo controverso del brano con la figura e le parole di un personaggio estremo come quello della pornostar La Venere Bianca. Raccontare la vita quotidiana di una porno attrice, fatta di commissioni, cucina, palestra mi sembrava potesse creare una suggestione interessante, una piccola riflessione sulle nostre più intime contraddizioni».

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“Formigole”: come è nata l’idea del video, la scelta della location e cosa ricordi di quei freddissimi giorni di riprese a San Pelagio, sul Carso triestino. Tutti i dettagli che ritieni necessari menzionare sul video e la sua realizzazione.

 

74558_10200208520561560_2122619462_n«Ci sono alcuni brani, così puri ed essenziali, che mi rendono difficoltosa un’interpretazione visiva. Quasi che qualsiasi cosa si aggiunga al brano rischi di sovraccaricarlo. Mi successe qualche anno fa con “L’innamorato” di Edda, e ho risentito la stessa sensazione pensando al video di “Formigole” per Toni. Con Edda la risolsi decidendo di riprenderlo da vicino in un ambiente neutro, facendogli interpretare la canzone solo con gesti e sguardi, senza il labiale delle parole; una sorta di playback corporeo. Con Toni volevo fare qualcosa di differente. Chiacchierando insieme, mi diede lui stesso lo spunto, dicendomi che aveva un contatto intimo con la campagna triestina. È solito arrampicarsi sugli alberi, portandosi a volte anche una carrucola con la quale tira su gli strumenti musicali per poi mettersi a suonare appeso tra i rami. Mi è sembrata un’immagine forte e abbiamo deciso di seguirla. Ho pensato che il comune denominatore di questo clip dovesse essere la luce. Ci tenevo che il video iniziasse di giorno, proseguisse al tramonto e si chiudesse con la notte. Insieme a Nicola Cattani, il direttore della fotografia, (in foto assieme a Toni Bruna e Fabio Capalbo) abbiamo riflettuto su come rendere al meglio questa scelta. Abbiamo girato a fine dicembre, periodo in cui le giornate sono molto corte, luce compresa. Durante il tramonto dovevamo girare le scene più complesse, quelle con più azione, quelle dell’arrampicata sull’albero. Avendo a disposizione più o meno 30 minuti di luce-tramonto, e solo 2 giorni disponibili per le riprese siamo riusciti a girare tutto quello che ci serviva in pochissimo tempo. Siamo stati fortunati col tempo, c’era un bel sole che creava degli interessanti giochi di luce. Gran parte delle riprese le abbiamo filmate con anche noi della troupe arrampicati sugli alberi, e per me che non sono esattamente uno sportivo slanciato non è stato semplice. Mi ricordo che abbiamo preso tantissimo freddo. Abbiamo patito, ma ne è valsa la pena».

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Che idea ti sei fatto di Trieste? (E come ti arriva attraverso il dialetto di Toni… e magari anche attraverso Dorina, altra artista triestina con cui collabori).

 

«Trovo Trieste una città misteriosa, difficile da capire senza avere la possibilità di viverla a fondo. Da un punto di vista estetico la trovo tra le più cinematografiche d’Italia. Nel senso che offre più strati di lettura. Quando guardo uno scorcio, una piazza, una stretta viettina ripida, ho sempre la sensazione che oltre a quello che sto guardando stia succedendo dell’altro. E poi mi affascinano le sue tante dualità. L’Italia e l’Istria, il mare e la montagna, la salvaguardia delle tradizioni nonostante le pressioni di globalità a cui ogni città medio-grande è sottoposta. I testi di Toni mi hanno fatto capire tanto di più della città, ma soprattutto delle anime di chi ci abita. Se Trieste è così interessante, è perchè lo sono i triestini. Toni l’ha capito e raccontare i loro umori è, a mio parere, uno degli slanci geniali della sua poetica. Ho conosciuto Trieste anche attraverso le parole scritte e le belle collaborazioni con voi fratelli Russo, che ritengo siate tra le voci più autorevoli e lucide del panorama critico-musicale italiano. Ora sto collaborando con un’altra triestina nota, Dorina, con la quale stiamo pre-producendo il suo disco d’esordio. Lei è un’altra faccia di Trieste, e sono curioso di conoscerla a fondo».

 

http://www.elisarusso.com/toni-bruna-comunicato-stampa/

 

tb

Elisa Russo, Il Piccolo 26 Aprile 2013

Altri video di Fabio Capalbo:

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Lv83GN4VaJ0[/youtube]

 

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=HdCZGo-Vk04[/youtube]

 

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=tDVRpXwqD1o[/youtube]

 

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