Tonky de la Peña, il leggendario chitarrista, cantante e leader della Tonky Blues Band, sarà in Italia per alcuni concerti, grazie ad una collaborazione con il musicista triestino Manlio Milazzi (Tillamook, Mike Sponza’s European Blues Convention e vincitore italiano International Blues Challenge 2008). Ad accompagnare de la Peña, oltre al cantante e armonicista Milazzi, ci saranno altri due triestini: il batterista Andrea D’Ostuni ed il bassista e chitarrista Luca Demicheli. Il mini tour parte giovedì alle 22 da Trieste, al Round Midnight di Via Ginnastica; il concerto prevede diversi ospiti tra cui Franco Toro e il sassofonista Angelo Chiocca. Venerdì, tappa a Treviso (Jam Blues Point), sabato a Garda (Cane e Gatto) e domenica a Verona (Hotel Gran Can). Tonky de la Peña è stato punto di riferimento per blues star americane come Carey Bell, Louisiana Red, Charlie Musselwhite e Albert Collins, che lo vollero come chitarrista nei tour europei; nel 1990 Tonky si unì a Jerry Lee Lewis per girare la Spagna e poco più tardi anche Mick Taylor lo volle al suo fianco durante il tour spagnolo e i suoi successivi viaggi in Europa (da questa collaborazione è nato il terzo disco della Tonky Blues Band: “Rolling Stone”). Buddy Miles l’ha voluto al suo fianco per ben 5 anni di seguito, dal 2000 al 2005. Tonky dal vivo offre uno show denso ed energico di blues contemporaneo che pesca a piene mani dal blues elettrico degli anni settanta, mischiato sapientemente con soul e Rhythm & Blues. Una voce avvolgente e la chitarra decisa e carica di feeling lo rendono uno degli interpreti più autorevoli della scena blues europea di oggi. «Io e Tonky ci siamo conosciuti lo scorso anno al Pordenone Blues Festival» spiega Milazzi «dove abbiamo suonato in duo. Poi lui mi ha invitato a Madrid dove è il padrone di casa, purtroppo ero impegnato e così ho rilanciato trovandogli quattro date qui da noi. Inoltre, abbiamo suonato entrambi nell’ultimo cd del progetto europeo di Sponza, quindi è una cosa in famiglia, in un certo senso».
Che concerto proporrete?
«Blues contemporaneo. Tonky si è formato a Chicago primi anni 80 e ha girato parecchio con Buddy Miles e questo incide anche nella scelta delle cover: si va dai soliti riferimenti tipo Muddy Waters, Elmore James, Little Walter, Willie Dixon (repertorio classico Chess Records per intenderci) ad Albert King, Freddie King, Bill Withers, Bobby Hebb».
Che tipo è Tonky?
«È un personaggio fantastico. Eccentrico, lunatico ma anche molto umano. Suonare con lui è come tornare a scuola: uno si siede, ascolta, prende appunti e poi fa quello che gli viene detto di fare… le cose poi girano da sole. Tonky è un veterano e un maestro: sono quelle situazioni in cui prendi l’ego, lo metti in tasca e ti godi lo spettacolo. Venivo fuori da un periodo di studio intenso e avevo la testa piena di teoria ed esercizi, lui mi ha riportato con i piedi per terra: suonare semplice, suonare quello che serve ed essere al servizio della musica, poi le cose vanno a posto da sole. È uno che adora suonare con gli armonicisti (cosa rara, in genere i chitarristi segretamente ci odiano) e nella sua carriera ne ha avuti a tonnellate e molti anche eccezionalmente bravi. Al Pordenone Blues Festival, lo scorso anno, ci siamo incontrati un’ora prima dello show che dovevamo fare insieme, mi ha chiesto quali sono i miei riferimenti musicali, abbiamo scambiato qualche chiacchiera generica sul festival e poi siamo andati a suonare, semplice no? Io sudavo freddo eppure alla fine abbiamo fatto tre ore di show».
Elisa Russo, Il Piccolo 15 Novembre 2012