Toquinho, con la sua voce calda e quel tocco delicato sulla chitarra, insieme alla splendida voce di Camilla Faustino, ripercorre cinquant’anni di successi portando l’espressione più pura e veritiera della forza e della storia musicale del Brasile, sabato alle 21 al Teatro Verdi di Maniago per Vocalia; completano la formazione Dudu Penz al basso e Mauro Martins alla batteria. La saudade di Tom Jobim e del suo grande amico e collaboratore Vinicius de Moraes, di Baden Powell, Carlos Lyra, Chico Buarque, Menescal e tanti altri, si trasforma sul palco in uno spettacolo di grande fascino, con brani che hanno fatto innamorare il pubblico in tutto il mondo come “La voglia e la pazzia, L’incoscienza e l’allegria”, “Senza paura”, “Samba della benedizione”, “Samba per Vinicius”, “Acquarello”, solo per citare alcune delle canzoni legate alla carriera di grandi hit dell’artista. Oltre che le origini (nonni italiani), Toquinho ha un legame con l’Italia che parte a fine anni ’60, con tante collaborazioni: Sergio Bardotti, Sergio Endrigo, Ennio Morricone, Ornella Vanoni, Lucio Dalla, Paola Turci, Maurizio Fabrizio…
Collaborò anche con Ungaretti. Qual è il legame tra musica e poesia?
«Un’unione totale, l’arte comprende tanti misteri e la canzone popolare unisce la poesia cantata assieme alla melodia. Poi non tutte le poesie possono diventare canzoni; Vinicius, per esempio, sapeva scrivere testi poetici, in cui la poesia è totalmente sposata con la melodia».
Cosa accomuna italiani e brasiliani e cosa invece li differenzia?
«Due culture totalmente diverse, soprattutto la tradizione musicale: noi abbiamo avuto il regalo degli africani, della musica nera, che ha generato una canzone molto ritmica. La cosa più vicina al Brasile è Napoli, i musicisti e le canzoni napoletane moderne richiamano lo spirito brasiliano. Però io vedo la musica senza frontiere, universale».
Che spettacolo porta a Maniago?
«Pesco da tutto il mio repertorio, dalla mia vita brasiliana, italiana, dal rapporto con Ornella Vanoni, Maurizio Fabrizio e poi materiale nuovo, con me sul palco Camilla, una delle cantanti più brave che conosco, che canterà anche brani italiani».
L’edizione del festival “Vocalia” è definita “una finestra che si apre sulle lingue del mondo” che ne pensa?
«Un’idea che mi piace da morire, credo proprio che la musica sia una gran finestra che si apre su tutto il mondo, ed è bello che il festival porti avanti questo ideale, che condivido».
“Anche nel rock c’è qualcosa di bossa nova” ha dichiarato. Cosa intende?
«Ho detto che è così in Brasile. È un genere che ha permeato la mia generazione e anche quella nuova, sta dappertutto. Io non faccio bossa nova, sono “figliolo” della bossa nova. È eterna, fa parte di una cultura mondiale, e non morirà mai».
È mai nostalgico del passato?
«Per niente. Non sopporto l’espressione “ai bei tempi”: i bei tempi sono questi, oggi è il momento migliore. Sono un cittadino del presente e sono qui per viverlo».
Che cosa la aspetta nei prossimi mesi?
«Vivere. Tante cose da fare, lavorare, suonare, viaggiare. Spettacoli fino a fine anno, lancio di nuove canzoni (con molti ospiti speciali) e progetti, facendo sempre quello che mi piace».
Elisa Russo, Il Messaggero Veneto 29 Ottobre 2022
