Il 15 maggio del 1974 al Parco di San Giovanni arrivava Ornette Coleman. Per la prima volta il grande parco ospitava un concerto, per la prima volta più di un migliaio di persone s’incontravano con quelli che vivevano nella “città dei matti”.
Un fatto destinato ad entrare nella storia di Trieste e della rivoluzione basagliana.
Sono trascorsi 41 anni da allora e Ornette Coleman è recentemente scomparso (l’11 giugno). Radio Fragola e Inglobante Universale hanno deciso di festeggiarlo con un tributo, una sorta di ringraziamento collettivo per aver inventato un linguaggio musicale nuovo in cui l’apertura poetica si libera dal vincolo del legame tonale e dalle regole armoniche rigide. All’interno del Lunatico Festival, in Via de Pastrovich 4 nel Parco di San Giovanni, la giornata di Ferragosto sarà dedicata a Coleman.
L’evento prevede anche una master class sull’improvvisazione “In all languages” gratuita, sabato alle 17, aperta a tutti (chi vorrà potrà portare lo strumento), che sarà tenuta dai musicisti Giorgio Pacorig, Bruno Romani ed Emanuel Donadelli. Alle 21 ci sarà una breve presentazione con reading tratto da “Non ho l’arma che uccide il leone” di Peppe Dell’Acqua (a cura di Inglobante Universale con Lara Baracetti). A seguire il concerto “Dancing In Your Head – Tributo a Ornette Coleman” improvvisazione collettiva con Bruno Romani (sax alto e flauto), Giorgio Pacorig (piano elettrico), Emanuel Donadelli (batteria + elettronica), Riccardo Morpurgo (piano elettrico), Flavio Davanzo (tromba) e Clarissa Durizzotto (sax alto e clarinetto).
Il polistrumentista friulano (toscano d’adozione) Bruno Romani (Detonazione, NoGuru, Lain, Star Pillow, Evolution Reloaded e tanti altri…) spiega:
«Saremo in sei ma ci esibiremo anche divisi in duo e poi faremo un’improvvisazione collettiva tutti insieme. Verranno proposti pezzi di Coleman».
Dello storico concerto ricorda:
«Io nel ’74 ero un ragazzino di 13 anni, non c’ero, ma ovviamente ne ho sentito parlare… è nella storia, in tutto il mondo ne sanno. È stato un evento epocale, c’era l’apertura dei manicomi, la fine di trattamenti come l’elettroshock… è stato un concerto che ha avuto delle valenze politiche, sociali e artistiche. Basaglia ha liberato la psichiatria e Coleman ha liberato la musica. Ha rotto il ghiaccio, ha aperto il manicomio alla città, un’ondata libertaria fortissima in campo della psichiatria e dell’arte.
Sono onorato di essere stato invitato e contento che la città ricordi e celebri questa giornata: nel mondo del jazz moderno se dici “Trieste” la prima cosa che viene in mente è quel concerto all’OPP».
Conclude sulla master class:
«Donadelli parlerà dell’aspetto ritmico, io e Pacorig dell’aspetto storico, analisi degli approcci compositivi e improvvisativi di Coleman, faremo un po’ di divulgazione. Poi saremo aperti alle domande».
Elisa Russo, Il Piccolo 13 Agosto 2015