La seconda giornata del festival Trieste Calling The Boss comincia già nel pomeriggio: alle 17.30 da Eataly ci sarà un concerto con i torinesi Renato Tammi e Diego Alloj, voce e sax di The SpringStreet Band, in un omaggio allo spettacolo che Springsteen ha tenuto per oltre un anno a Broadway. Dalle 20.30 il Calling si sposta al Loft e lo stile musicale vira dal folk e irish a ritmi più blues e rock’n’roll. Si parte con personali versioni delle canzoni del Boss a cura di musicisti locali come J Tommasini con Manlio Milazzi, Mike Sponza, Eliana Cargnelutti; si passerà poi a quella che è la peculiarità di questa edizione: la sezione dedicata al cantautorato e il protagonista sarà il norvegese Terje Nordgarden. La chiusura sarà a cura di una band rock’n’roll/rockabilly, i milanesi Barbablues capitanati da Carlo Ozzella.
Considerato dalla stampa del suo paese “Il miglior nuovo cantautore norvegese” Nordgarden ha all’attivo sette album, l’ultimo dei quali “Changes” pubblicato nel 2017. Artista proveniente dal songwriting classico della vecchia scuola americana, con radici ben piantate nel folk, nel blues, nel gospel e nel rock, la ricerca di questo talentuoso musicista scandinavo è orientata verso belle canzoni melodicamente ispirate e che abbiano una storia da raccontare, che vengono eseguite dal vivo con una forte dose di coraggio e passione bruciante, nel solco della tradizione di figure imprescindibili come Bob Dylan, Bruce Springsteen e Neil Young, fino ad autori più recenti come Elliott Smith, Ryan Adams e Rufus Wainwright. È innamorato dell’Italia e ha vissuto qui diversi anni, proprio il cantautore Paolo Benvegnù lo notò e produsse nel 2003 il suo disco di debutto. Dieci anni dopo, sotto la supervisione di Cesare Basile, Terje ha dato vita a «Dieci», un disco di cover di cantautori italiani che ha amato (da Paolo Benvegnù a Iacampo, dai Marta sui Tubi a Marco Parente, da Cristina Donà a Grazia Di Michele).
Elisa Russo, Il Piccolo 25 Aprile 2019