Viene presentata come “un’edizione da record” per il numero di eventi, oltre 230 dal 3 giugno a settembre: la quantità di soggetti coinvolti nell’organizzazione la si può misurare anche dalla partecipazione alla conferenza stampa di ieri in Porto Vecchio «Siamo sempre più numerosi – esordisce l’assessore Giorgio Rossi – in questa straordinaria Sala Luttazzi». Più che puntare sul clamore dei singoli nomi (per quello ci sono i grandi eventi a luglio di cui tanto si è parlato, in Piazza Unità con Zucchero il 4 e 5, Biagio Antonacci il 15 e i Måneskin allo stadio Nereo Rocco il 16), è da sottolineare la varietà sia di generi che di location. «Cerchiamo di stare al passo con i tempi – puntualizza Francesca Locci -. E quello che spendiamo torna al territorio, a sostegno dell’economia locale». «La stagione turistica è in crescita continua, i flussi sono cospicui – aggiunge il presidente di Federalberghi Guerrino Lanci -. È fondamentale implementare l’animazione, i turisti si aspettano l’intrattenimento e anche qualcosa che li spinga a tornare. Ma la città deve rimanere sostenibile». La novità più curiosa è forse la sezione “Fuoricentro” un progetto a cura del Teatro degli Sterpi/ Hangar Teatri, con un palinsesto che animerà Servola, Valmaura, Altura, Borgo San Sergio, San Giovanni, San Giacomo, Melara, Opicina, Prosecco, Barcola, Gretta, Roiano e Barriera vecchia, dal 13 giugno al 19 agosto: 90 appuntamenti tra laboratori, performance circensi, musica, teatro, cabaret (Los Ekekos, Irene Brigitte, Frank Sinutre, Trust The Mask, Jamaican Music Book, Samsation, Buss, Keope, Maxino&Furian…). Altra novità: un ritorno, dopo gli anni bui della pandemia, alla centrale Piazza Verdi che ospiterà molte serate del TriesteLovesJazz festival e tanti altri concerti (Omaggio a Ezio Bosso, Movimento Cumbiero, Wooden Legs, Sinheresy…). Il castello di San Giusto diventa un “teatro estivo” con le proposte di Vigna Pr e Good Vibrations, Teatro Verdi, Miela, Festival dell’Operetta; tra gli spettacoli (perlopiù a luglio): la brass band newyorchese Lucky Chops, la cubana Omara Portuondo (Buena Vista Social Club), Alice canta Battiato, il trombettista vincitore di Grammy Arturo Sandoval, Teenage Dream, Stefano Massini e Luca Barbarossa, 40 Fingers, Ray Gelato, i Carmina Burana. Ulteriori ‘’sfondi’’ saranno il Giardino del Museo Sartorio con appuntamenti prevalentemente ma non solo di natura teatrale, il Giardino del Museo J.J.Winckelmann, che ospiterà gli eventi culturali e musicali della rassegna “Archeologia di sera”, il Giardino Pubblico Muzio de Tommasini con il cinema all’aperto che proporrà i consolidati Festival ShorTS e #cinemanordest, il Molo Audace con il concerto all’alba, e ancora le Biblioteche Civiche, i Ricreatori comunali, i Circoli Sloveni, le Microaree. Relativamente al teatro saranno 37 le serate dedicate alla prosa, quasi tutte nel giardino del Sartorio. Inizierà la stagione estiva la rassegna “Let’s play – tre teatri al Sartorio” organizzata dal Teatro Stabile Sloveno, La Contrada e Miela. L’8 giugno si terrà il primo evento di prosa, “Premejevaje – Sconfinarrando” di Miran Košuta, prodotto dai tre teatri, con la partecipazione di Ariella Reggio. Da segnalare anche gli spettacoli dialettali de L’Armonia, il Festival della poesia d’improvvisazione Poetry Slam, la compagnia Petit Soleil, il Festival Approdi.
Gabriele Centis, direttore artistico di Trieste Estate per gli eventi musicali, musicista e direttore della Casa della Musica/ Scuola 55 di Via dei Capitelli definisce Trieste Estate “un sistema”, con un coordinamento delle forze migliori tra le attività culturali cittadine, ma anche un respiro sempre più internazionale per una rassegna che si rivolge al turismo culturale, di cui la città è protagonista.
Una novità di quest’anno?
«Il ritorno in piazza Verdi, un vero teatro all’aperto, funzionale all’attenzione come in un ambiente teatrale ma con il vantaggio di essere in una piazza del centro città, con la possibilità di incontrare molto pubblico e i turisti sempre più numerosi. Altra importante location sarà il Sartorio, con un nuovo allestimento del giardino e del parco, uno spazio speciale per gli spettacoli che richiedono un ascolto attento, come la musica d’autore, il jazz e la classica».
Sono aumentati gli eventi. Anche gli organizzatori?
«Sì perché oltre ai festival e rassegne ci sono realtà e associazioni che magari organizzano un singolo evento».
La sezione “Fuoricentro”?
«Il programma nelle periferie è molto vario ed eclettico, fatto con conoscenza del territorio e delle modalità con cui relazionarsi a quei luoghi».
Non c’è il rischio di dividere: turisti in centro e triestini in periferia?
«Direi di no, Trieste è una città piccola, i movimenti dal centro alla periferia e viceversa sono semplici e gli spettacoli sono tutti di richiamo».
Durante la conferenza sono stati fatti pochi nomi di artisti e spettacoli, come mai?
«Con la quantità di eventi è quasi impossibile, si rimanda a consultare il programma. Per questo parlo di “sistema”, c’è quasi una mappa da seguire per orientarsi, ognuno può tracciare il suo itinerario in base agli interessi. Penso che ciascuno possa trovare qualcosa in cui identificarsi in base ai propri gusti».
Da direttore del TriesteLovesJazz quali concerti in particolare segnala?
«È un’edizione davvero trasversale, quindi abbiamo degli eventi tradizionali come un omaggio a Benny Goodman fino ad arrivare a cose molto contemporanee come Next Movement, un power trio che mescola il jazz a tendenze più moderne. Dal mainstream all’avanguardia: quest’anno più che mai spaziamo molto. Cito gli Yellow Jackets, gruppo storico con ottimi musicisti e la serata per il centenario di Luttazzi con una grandissima orchestra».
È un’edizione da record anche secondo Lino Marrazzo, direttore artistico di Trieste Estate per gli spettacoli teatrali, regista e direttore artistico della Sala Luttazzi. «Quest’anno segna il passaggio a una nuova era per Trieste Estate. Come si può vedere, un programma ricco e per tutte le tipologie di pubblico, reso possibile dall’esperienza maturata in tutti questi anni, dall’intero Assessorato alla Cultura, e dalla volontà di portare in quel piccolo scrigno che è il Museo Sartorio, una rassegna estiva a beneficio non solo del pubblico cittadino ma rivolto anche ai numerosi turisti che vorranno rilassarsi e godersi gli spettacoli scelti per la collettività intera».
Nella grandissima varietà, c’è un filo che lega la programmazione teatrale estiva?
«Non si può dire ci sia, non ragioniamo con la logica di un singolo teatro. I teatri hanno un’altra concezione, anche noi negli anni precedenti abbiamo provato a proporre spettacoli con nomi più di richiamo per quanto riguarda la prosa ma i risultati erano scarsi, perché si andava a portare personaggi che avevano un costo elevato (e noi maneggiamo soldi pubblici, perciò dobbiamo stare molto attenti a quello che facciamo, per rispetto verso il contribuente) e c’era il rischio che quello che si finiva per spendere in cachet di un attore famoso di uno spettacolo di qualità non veniva poi ripagato in termini di pubblico».
Quindi?
«Ho cambiato completamente concezione, concentrandomi sempre sulla qualità degli spettacoli ma ampliando molto l’offerta, senza fissarmi sul nome altisonante».
È stato complicato coordinare così tante realtà?
«La parte difficile è la scrematura, il filtro delle proposte che sono tantissime e inarrestabili, sto già raccogliendo idee per la prossima edizione».
A quali fasce d’età vi rivolgete?
«A tutti, senza limiti, dai giovani a quelli più in là con l’età. E poi c’è il nuovo Festival Internazionale del Teatro Ragazzi, alla seconda edizione, che ho fortemente voluto. Vedrà sul palco compagnie provenienti da Francia, Slovenia, Croazia, Italia e culminerà con l’assegnazione del premio Corrado Premuda. La mia speranza è che in futuro possa diventare quello che era il festival per i ragazzi che si teneva a Muggia, un gioiello che è andato perduto».
Elisa Russo, Il Piccolo 26 Maggio 2023
